“Applicatevi con impegno alla lettura della Sacra Scrittura, non solamente quando vi riunite qui, ma anche quando siete in casa. Prendete tra le mani i libri divini e sforzatevi di cogliere tutti i frutti che vi trovate: essi sono là per voi. Tale lettura offre preziosi vantaggi: innanzitutto la lettura scioglie la lingua; inoltre l’anima si eleva alla luce del Sole di giustizia, si illumina, si libera dalle seduzioni di un pensiero impuro e gioisce della pienezza del riposo e della tranquillità. Il cibo materiale aumenta le forze del corpo; la lettura aumenta le forze dell’anima; è un alimento spirituale che dà energia alla ragione, vigore all’anima, le comunica la costanza della sapienza, non le permette di divenire preda delle passioni insensate, la rende leggera, le mette le ali, la trasporta, per così dire, in cielo” (Giovanni Crisostomo, Sulla Genesi, Omelia 29,2). … “Nessuno deve esimersi da questo dovere: “Non sono religioso né monaco, si dice, ho moglie e figli, e la responsabilità di una casa. Ecco la grande piaga del nostro tempo: credere che la lettura della Scrittura sia buona solo per i religiosi, mentre i secolari ne hanno maggior bisogno. Infatti quelli che si trovano nel vivo del combattimento e ricevono ogni giorno nuove ferite hanno maggior necessità di rimedi che non gli altri. Il non leggere i libri che contengono la parola di Dio è un gran male, ma c’è un male anche peggiore, ed è quello di persuadersi che questa lettura è inutile” (Giovanni Crisostomo, Su Matteo, Omelia 2,5-6).
Nel Vangelo troviamo: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4), per questo, una volta che l’assemblea si è preparata attraverso i riti iniziali – ha preso coscienza di essere uscita dallo spazio profano e di essere entrata alla presenza della Trinità e, s’è purificata dai propri peccati -, si appresta ad accogliere la parola di Dio, come cibo indispensabile per la vita (ricordo che si parla di “mensa” della parola). San Cromazio di Aquilea si esprimeva in questi termini: “Quando si legge il Vangelo, si mangia il Vangelo – legitur Evangelium, manducatur Evangelium”.
Nel passato i moralisti dicevano che per adempiere il precetto domenicale senza incorrere in una colpa grave, bastava arrivare alla celebrazione, al Credo o all’Offertorio. Chiaramente si affermava, anche se indirettamente che, la prima parte della celebrazione era meno importante del resto, e quindi si poteva più facilmente evitarla.
Il Concilio Vaticano II ha cercato di porre un rimedio a questa aberrazione, affermando: “
Per queste ragioni i nostri vescovi hanno stabilito che: “Affinché la mensa della parola di Dio sia preparata ai fedeli con maggiore abbondanza, vengano aperti più largamente i tesori della Bibbia, in modo che, in un determinato numero di anni, si legga al popolo la maggior parte della Sacra Scrittura” (SC 51).
In concreto, per adempiere al mandato del Concilio, è stato stabilito che nelle domeniche e nelle feste, la liturgia della parola sia costituita da tre letture, mentre nella feria sono due:
Domenica e feste:
- la prima è un brano dell’AT, seguita da un Salmo;
- la seconda è un estratto degli scritti apostolici del NT (At, Lettere di Paolo o degli altri Apostoli, Ap);
- la terza è una pericope dal Vangelo.
Tale disposizione permette di cogliere la dimensione continuativa della storia della salvezza. Tra I lettura, Salmo ed Evangelo vi è una concordanza tematica, cioè gli insegnamenti e i fatti riferiti nei testi del NT hanno una relazione più o meno esplicita con i fatti e gli insegnamenti dell’AT. Le Scritture si richiamano e s’illuminano a vicenda. “L'economia dell’Antico Testamento era soprattutto ordinata a preparare, ad annunziare profeticamente e a significare con diverse figure l'avvento di Cristo redentore dell'universo e del regno messianico. I libri poi dell’Antico Testamento, tenuto conto della condizione del genere umano prima dei tempi della salvezza instaurata da Cristo, manifestano a tutti chi è Dio e chi è l'uomo e il modo con cui Dio giusto e misericordioso agisce con gli uomini. Questi libri, sebbene contengano cose imperfette e caduche, dimostrano tuttavia una vera pedagogia divina. Quindi i cristiani devono ricevere con devozione questi libri: in essi si esprime un vivo senso di Dio; in essi sono racchiusi sublimi insegnamenti su Dio, una sapienza salutare per la vita dell'uomo e mirabili tesori di preghiere; in essi infine è nascosto il mistero della nostra salvezza. Dio dunque, il quale ha ispirato i libri dell'uno e dell'altro Testamento e ne è l'autore, ha sapientemente disposto che il Nuovo fosse nascosto nel Vecchio e il Vecchio fosse svelato nel Nuovo. Poiché, anche se Cristo ha fondato
Nelle domeniche del T.O. poi si segue altresì il principio della lettura semicontinua.
Feria:
- la prima lettura dall’AT o dal NT con il Salmo;
- Evangelo
Nelle domeniche viene seguito un ciclo triennale per l’ascolto dei Vangeli:
- anno A (Matteo)
- anno B (Marco)
- anno C (Luca)
- Giovanni viene letto ogni anno nei tempi forti di Avvento e Quaresima.
Si tratta di una lettura continuata per tutto il tempo ordinario; l’interruzione si ha nei tempi forti o nelle solennità, perché si utilizzano i testi più adatti al tempo specifico. La prima lettura è scelta invece in base alla concordanza tematica col Vangelo.
Per le ferie delle XXXIV settimane del Tempo Ordinario, le letture del Vangelo sono disposte in un ciclo unico, che viene ripreso ogni anno. La prima lettura invece è in due cicli (anno pari e anno dispari).
Per le ferie di Quaresima le letture sono proprie e tengono conto delle caratteristiche proprie del tempo.
Per le ferie di Avvento, di Natale e Pasqua le letture sono caratteristiche e il ciclo è unico.
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