Credo che il pregiudizio sia un fatto terribile, perché consente di rinunciare a pensare, nella convinzione di avere capito tutto.
So che mettere da parte del tutto il pregiudizio non è facile per nessuno - nemmeno per me -, però non dimentichiamo che esso è sintomo di scarsa onestà intellettuale, per non dire di scarsa intelligenza. Quando poi il proprio pregiudizio contribuisce a diffondere falsità, attribuendole ad altri, allora è vera e propria disonestà.
Proviamo a rileggere le parole di Benedetto senza queste maledette "lenti" deformanti.
Non è obbligatorio essere d'accordo con il Papa, ma almeno non gli si attribuisca ciò che lui non pensa.
So che mettere da parte del tutto il pregiudizio non è facile per nessuno - nemmeno per me -, però non dimentichiamo che esso è sintomo di scarsa onestà intellettuale, per non dire di scarsa intelligenza. Quando poi il proprio pregiudizio contribuisce a diffondere falsità, attribuendole ad altri, allora è vera e propria disonestà.
Proviamo a rileggere le parole di Benedetto senza queste maledette "lenti" deformanti.
Non è obbligatorio essere d'accordo con il Papa, ma almeno non gli si attribuisca ciò che lui non pensa.
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"In ogni epoca, anche ai nostri giorni, numerosi giovani sentono il  profondo desiderio che le relazioni tra le persone siano vissute nella  verità e nella solidarietà. Molti manifestano l’aspirazione a costruire  rapporti autentici di amicizia, a conoscere il vero amore, a fondare una  famiglia unita, a raggiungere una stabilità personale e una reale  sicurezza, che possano garantire un futuro sereno e felice. Certamente,  ricordando la mia giovinezza, so che stabilità e sicurezza non sono le  questioni che occupano di più la mente dei giovani. Sì, la domanda del  posto di lavoro e con ciò quella di avere un terreno sicuro sotto i  piedi è un problema grande e pressante, ma allo stesso tempo la gioventù  rimane comunque l’età in cui si è alla ricerca della vita più grande.  Se penso ai miei anni di allora: semplicemente non volevamo perderci  nella normalità della vita borghese. Volevamo ciò che è grande, nuovo.  Volevamo trovare la vita stessa nella sua vastità e bellezza.  Certamente, ciò dipendeva anche dalla nostra situazione. Durante la  dittatura nazionalsocialista e nella guerra noi siamo stati, per così  dire, “rinchiusi” dal potere dominante. Quindi, volevamo uscire  all’aperto per entrare nell’ampiezza delle possibilità dell’essere uomo.  Ma credo che, in un certo senso, questo impulso di andare oltre  all’abituale ci sia in ogni generazione. È parte dell’essere giovane  desiderare qualcosa di più della quotidianità regolare di un impiego  sicuro e sentire l’anelito per ciò che è realmente grande. Si tratta  solo di un sogno vuoto che svanisce quando si diventa adulti? No, l’uomo  è veramente creato per ciò che è grande, per l’infinito. Qualsiasi  altra cosa è insufficiente. Sant’Agostino aveva ragione: il nostro cuore  è inquieto sino a quando non riposa in Te. Il desiderio della vita più  grande è un segno del fatto che ci ha creati Lui, che portiamo la sua  “impronta”. Dio è vita, e per questo ogni creatura tende alla vita; in  modo unico e speciale la persona umana, fatta ad immagine di Dio, aspira  all’amore, alla gioia e alla pace. Allora comprendiamo che è un  controsenso pretendere di eliminare Dio per far vivere l’uomo! Dio è la  sorgente della vita; eliminarlo equivale a separarsi da questa fonte e,  inevitabilmente, privarsi della pienezza e della gioia: “la creatura,  infatti, senza il Creatore svanisce” (Con. Ecum. Vat. II, Cost. Gaudium et spes,  36)". 
 
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