Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 7 novembre 2010

Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui

XXXII DOMENICA T.O.

A pochi giorni dalla Commemorazione di tutti i fedeli defunti, la liturgia ci offre ancora una volta di guardare oltre l’apparente. Le domande dei Sadducei – partito legato alla casta sacerdotale e alla “nobiltà” ebraica -, che non hanno altro scopo che mettere in difficoltà il Signore, in realtà gli permettono di affermare ancora una volta la grande e bella notizia: “Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui» (Lc 20,38).
San Giovanni Crisostomo in una sua omelia afferma splendidamente: “Oggi il Signore ha infranto le porte di bronzo; oggi ha rotto i cardini di ferro” (Is 55,2). Vedete come le espressioni sono precise. Non si dice: Ha aperto le porte di bronzo, ma ha infrante le porte di bronzo, affinché la prigione divenga inutile. … Una prigione dove non ci sono né porte né cardini, non può trattenere coloro che vi sono internati”. Anche se non ci fermiamo a ripetere quando già affermato pochi giorni fa, ancora una volta lodiamo il Signore perché, pur non svelandoci, se non con delle immagini, come sarà la vita oltre il passaggio della morte, ci conferma di nuovo che il sepolcro non sarà il nostro porto finale.
Vorrei invece che posassimo lo sguardo sulle parole dei fratelli presentatici dalla prima lettura.
Per il popolo d’Israele è un momento storicamente molto difficile, perché regna un sovrano di origine greca Antioco IV Epifane, il quale vuole sradicare con ogni mezzo le antiche tradizioni del popolo eletto, per imporre il paganesimo. Il libro dei Maccabei narra la reazione a tale stato di cose, proprio a partire dalla famiglia dei Maccabei,.
Allora il re irritato comandò di mettere al fuoco padelle e caldaie. Diventate queste subito roventi, il re comandò di tagliare la lingua, di scorticare e tagliare le estremità a quello che era stato loro portavoce, sotto gli occhi degli altri fratelli e della madre” (2Mac 7,3). Cosa ha irritato il re a questo modo? Il fatto che uno di questi fratelli, a nome di tutti, alle minacce ha risposto con queste parole: “Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le patrie leggi» (2Mac 7,2). Per questo re presuntuoso è inaccettabile che qualcuno osi disobbedirgli; la piena libertà di questi ragazzi e della loro madre lo fa impazzire di rabbia.
Credo che noi dobbiamo fissare un attimo la nostra attenzione qui; è la libertà di queste persone che mi interessa sottolineare.
E’ celebre la frase marxista secondo la quale “la religione è l’oppio dei popoli”, cioè una realtà che consentirebbe alle persone di attenuare le sofferenze presenti, vivendo passivamente i colpi della vita, in attesa del premio nel futuro con Dio. Come l’oppio non ti risolve i problemi, ma ti consente di non sentirne il peso, così la religione; una volta terminato l’effetto della droga, però, ci si ritrova drammaticamente infelici.
Queste persone e migliaia di altri cristiani nella storia ci dicono esattamente il contrario; la fede non è fuga dalla realtà, non è passività di fronte alle ingiustizie della vita, ma è via di libertà.
«Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re del mondo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna» ( 7,9); «Da Dio ho queste membra e, per le sue leggi, le disprezzo, ma da lui spero di riaverle di nuovo» ( 7,11); «E' bello morire a causa degli uomini, per attendere da Dio l'adempimento delle speranze di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te la risurrezione non sarà per la vita» ( 7,14); Non temere questo carnefice ma, mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia» ( 7,29). Non voglio fare un’apologia del martirio o spendere parole troppo facili – visto che non corro il rischio della vita per la mia fede -, però non posso non riconoscere che la consapevolezza di essere nelle mani di Dio e che, anche la storia, nonostante tutte le sue deviazioni, è sotto il suo sguardo, dà una libertà incredibile.
La fede, quella vera, che è fiducia profonda in Dio, non rende “intontiti”, ma liberi; se così non fosse, ogni nuovo dittatore o ditta torello favorirebbe il diffondersi della fede, invece che ostacolarla – è così anche oggi -.
Una secondo aspetto che mi piace sottolineare è che i Sadducei, non possono o non vogliono credere nella resurrezione, per la ragione molto semplice che, cercano di comprendere le cose di Dio, ma a partire dallo sguardo umano. La vita eterna gli risulta incredibile, solo perché la pensano come una copia di quella terrena.
Le cose di Dio sono comprensibili a partire da Dio e dalla sua rivelazione: “ Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano. Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio. … Di queste cose noi parliamo, con parole non suggerite dalla sapienza umana, bensì insegnate dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali. Ma l’uomo lasciato alle sue forze non comprende le cose dello Spirito di Dio: esse sono follia per lui e non è capace di intenderle” (1Cor 2,9ss).

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