Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 4 dicembre 2010

Vieni Signore Gesù

II DOMENICA DI AVVENTO
Vieni Signore Gesù!”. Oggi Isaia ci dà ulteriori ragioni per gridare: “Vieni Signore, non tardare”. Come non sentirci attratti dallo scenario che il grande profeta/poeta presenta ai nostri occhi: “Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire … giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra …. Il lupo dimorerà insieme con l’agnello …” (Is 11, 3ss;6). Egli parla di un discendente della casa di Davide – Iesse era il padre del re Davide -, ma noi riconosciamo in lui Gesù. Chi di noi non desidera finalmente vedersi e riconoscersi per quello che è, senza tutte le falsificazioni del sentito dire? Quanti di noi hanno una visione falsata di sé o perché pensano di essere chissà che o perché si disprezzano e non vedono in sé nulla di buono. Diceva san Francesco che “quanto l’uomo vale davanti a Dio, tanto vale e non di più”, ma io aggiungo anche, “e non di meno”.
Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo, intendi da lontano i miei pensieri, …. La mia parola non è ancora sulla lingua ed ecco, Signore, già la conosci tutta” (Salmo 139,2s). Il Signore vede la nostra bellezza profonda, anche se gli altri – e noi stessi - la negano, e riconosce anche la nostra tenebra, quando noi stessi invece vogliamo negarla o fingiamo che non ci sia, e desidera che ne prendiamo coscienza per poterci risanare. “Signore, aiutami a conoscermi; mostrami quello che sono. Illuminami, così che possa riconoscere quei prodigi che tu hai donato alla mia natura fragile; mostrami anche i lati oscuri e tenebrosi del mio essere, non lasciarli nascosti ai miei occhi e aiutami a risanarli con la tua grazia”.
Come non desiderare poi quell’armonia che viene descritta con le immagini di animali, tradizionalmente “nemici”, che vanno d’amore e d’accordo?
E’ pensabile la realizzazione di uno stato del genere nella nostra storia? E’ umanamente realizzabile un’armonia profonda tra nemici od opposti e diversità? Io credo che si debba rispondere sì e no.
Sì; già qui è possibile realizzare armonia e ce lo dimostra la storia di tutti i tempi, anche quelli attuali; però non nascondiamoci che, l’armonia piena, che riguardi tutta l’umanità, potrà essere realizzata in maniera completa solo oltre la storia, quando Dio sarà tutto in tutti.
Come realizzarla qui e ora? Come posso contribuire a questo progetto voluto da Dio, a partire dalla mia realtà? Come posso contribuire, io, che non ho potere, che sono paragonabile a una goccia d’acqua in un oceano, all’edificazione di un regno di giustizia e di pace?
La storia ha cercato di dare varie risposte a questa domanda e alcune delle soluzioni proposte, non hanno fatto altro che ferire ulteriormente l’armonia e devastare in maniera violenta l’umanità. Pensate a Napoleone che credeva di portare pace conquistando quanta più Europa possibile, dimenticando che la violenza da lui seminata, sarebbe rimasta come un veleno mortale nel cuore dei popoli sottomessi. Pensiamo all’ideologia marxista, che si è illusa di costruire un mondo giusto devastando le strutture politiche, sociali, economiche e religiose del passato ed schiacciandone fisicamente i protagonisti - i risultati sono ancora sotto gli occhi di tutti -. Oggi si pensa che l’armonia si possa costruirla a forza di chiacchiere sulla libertà personale – ognuno dovrebbe poter fare e dire tutto ciò che ritiene personalmente vero e giusto e tutti gli altri dovrebbero accettarlo -.
L’essere umano pensa di riformare il mondo facendo le rivoluzioni, le guerre, negando ogni voce di dissenso… invece, secondo me, non esiste altro modo efficace e duraturo se non la conversione degli uomini. Questo è il grande messaggio che ci viene anticipato da Giovanni Battista e che poi Gesù ci ripete costantemente. Là dove l’uomo si converte, comincia a riformarsi la realtà. Là dove gli esseri umani hanno scelto di lasciarsi convertire da Dio, è cresciuta l’armonia.
Dobbiamo allora intenderci sul significato di conversione. Non è un quotidiano sforzo della volontà per imporci di non peccare, per diventare più buoni. Convertirsi è un processo che deve accompagnare tutta la vita e che porta a un cambiamento radicale di sé: modo di pensare, di vedere la realtà, di agire. Posso sforzarmi di non commettere certi peccati, ma non di non avere paura della morte, di leggere i fatti della storia con profondità di giudizio, di amare chi mi fa del male, di perdonare di cuore, di diventare un pacifico … La conversione non dipende dalle nostre povere forze e dai nostri sforzi.
La vera conversione nasce e cresce da un incontro vero con Dio. Io posso essere trasformato se il Signore riesce a toccarmi. La storia biblica e non solo è piena di testimonianze – Saulo il persecutore è diventato Paolo l’evangelizzatore; Matteo il pubblicano, l’evangelista; Simone il debole, Pietro, la pietra su cui Gesù edifica la sua Chiesa; Fesch l’assassino immaturo, Jacques il mistico; Frossard l’ateo, l’innamorato di Dio; Claudia attrice di film erotici, instancabile annunciatrice di Cristo; Brosio il giornalista vinto dai piaceri, appassionato di Maria … Questi sono stati e sono dei grandi costruttori di armonia, perché per prima l’armonia li ha raggiunti, insieme a Dio. Dove Dio giunge, la tenebra è diradata, il calore vince il freddo, il deserto diventa luogo di vita, la morte è vinta dalla risurrezione e quindi si diventa portatori di luce, calore, vita. Non dimentichiamolo: ciascuno dà ciò che ha.
Il nostro sforzo incessante allora è necessario, ma non per auto imporci un cambiamento che, se ci sarà, non durerà, ma per aprire, anzi spalancare le porte alla Trinità. Il Padre, il Figlio e lo Spirito santo opereranno in noi una tale rivoluzione interiore, tanto che l’esterno non potrà più restare identico.

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