Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

martedì 22 febbraio 2011

Dialogo tra Vittorio Messori e Andrea Tornielli - La Bussola Quotidiana

La notizia della settimana è stata certamente il rinvio a giudizio del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ci sono state le manifestazioni di piazza per la dignità della donna, la temperatura nel Paese continua a salire. È paradossale che da settimane l’Italia si sia ridotta a parlare soltanto di prostitute, seppure denominate con il meno volgare termine di “escort”. Tu come giudichi la situazione?


Ti confesso, Andrea, tutto il mio imbarazzo. Anche il mio imbarazzo adesprimermi. Vedo innanzitutto delle contraddizioni pazzesche. In piazza con le donne indignate c’erano le ormai stagionate apostole della rivoluzione sessuale, della libertà totale, del sesso libero, dell’aborto à la carte. C’erano quelli che avevano fatta propria la distinzione, tipo l’Espresso, tra vizi privati e pubbliche virtù. Sui vizi privati non si doveva mettere il naso, contavano solo le virtù pubbliche. Ora questi libertari del sesso si indignano per Ruby, per il fatto che avesse 17 anni e mezzo. Sono vecchio abbastanza per ricordarmi che ai miei tempi la maggiore età era a 21 anni, e dunque che si tratta di una convenzione burocratica. Questo non certo per giustificare i rapporti con i minori, attenzione, ma per dire che trovo ipocrita che a indignarsi siano quelli che hanno fatto il ’68, che propagandavano il diritto-dovere dei bambini a vivere la loro sessualità, etc. etc. Perché va bene dire «l’utero è mio e me lo gestisco io» come facevano certe femministe in piazza, mentre Ruby non dovrebbe essere libera?

Capisco ciò che dici. Ma mi sembra che la questione sia un tantino più complessa: lei era minorenne, il premier ha telefonato in Questura per farla trattare con i guanti… Non credi insomma di minimizzare troppo prendendotela con chi s’indigna e va in piazza? Io trovo quanto è emerso di una tristezza e di uno squallore senza fine…


Beh, Andrea, dovevi lasciarmi finire. Non sto affatto giustificando il Cavaliere sul quale, in 16 anni, non ho scritto una parola, né in bene né in male. Come ho fatto, del resto, per un Craxi o per qualunque leader politico susseguitosi nella mia vita. Non ho mai fatto il cortigiano di alcuno e nessuno mi ha mai visto in piazza a inveire contro il potentedi turno. Stavo per aggiungere infatti che Berlusconi è comunque indifendibile. Non tanto per ragioni morali (che lascio al suo confessore, se ne ha uno) ma per opportunità, umana prima ancora che politica. Perché, come ha giustamente osservato il cardinale Angelo Bagnasco, a ogni ruolo che si ricopre deve corrispondere un comportamento adeguato. Se vuoi fare il presidente del Consiglio te ne devi assumere onori e oneri, devi avere un comportamento consono. O almeno, come ho già scritto, ricordarsi dell’avvertimento ai Principi dei gesuiti barocchi che, tra l’altro, molto amo: "nisi caste, tamen caute"…. - Nota mia: può essere resa  come "se non riesci a vivere in castità ialmeno sii prudente nelle trasgressioni e non destare scandali, vivi questa condizione peccaminosa con circospezione, cautela". Confesso che non sono d'accordo su quest'ultimo punto. Non basta la logica dei vizi privati e delle publiche virtù -.

Non trovi un po’ imbarazzante che vi siano cattolici pronti a giustificare il Cavaliere sempre e comunque?

Come ti dicevo prima, a me viene da scuotere il capo e da stare in silenzio. Da una parte abbiamo un premier che sembra comportarsi come un qualunque padroncino con i soldi e il Suv, un appassionato di calcio e di donne giovanissime e vistose (ora le chiamano escort…), che sa svagarsi solo in un certo modo. Dall’altra abbiamo i nuovi, arcigni moralisti che fino a ieri erano per l’assoluto libertinaggio. Personalmente non sto né con i censori né con i cortigiani. Lascio a un Altro il giudizio. Come, del resto, dovremmo fare sempre.

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