Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 5 febbraio 2011

“Voi siete il sale della terra … voi siete la luce del mondo”

V DOMENICA DEL T.O.

     Gesù dice a coloro che lo stanno ascoltando: “Voi siete il sale della terra … voi siete la luce del mondo” (Mt 5,13-14). Abbiamo bisogno di ascoltar anche le parole che troviamo nel versetto all’alleluja: Io sono la luce del mondo(Gv 8,12); credo che possiamo usarle come punto di partenza, per giungere a una più piena comprensione del Vangelo odierno.
     Chiediamo aiuto a un grande padre dell’antichità, Ambrogio,
e ascoltiamo alcune sue parole che possono essere altamente illuminanti: “La luna … è simbolo della Chiesa a lui cara … E veramente come la luna è la Chiesa che ha diffuso la sua luce in tutto il mondo e, illuminando le tenebre di questo secolo, dice: “La notte è avanzata, il giorno è vicino” (Rm 13,12) … La Chiesa rifulge non della propria luce, ma di quella di Cristo. Trae il proprio splendore dal Sole di giustizia, così che può dire: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20)” (Sant’Ambrogio, Hexaemeron, IV, 8,32).
     E’ evidente il significato di tutto questo, come la luna non può illuminare nulla senza il sole del quale riflette la luce, così la Chiesa non può riflettere che la luce che le viene da Cristo, luce del mondo, Sole che sorge.
     Noi tutti abbiamo la vocazione a essere per il mondo come la lampada che viene posta in alto per fare luce, ma essa può fare luce solo se viene accesa la fiamma. Tutto questo significa che non possiamo realizzare questa grande vocazione se Cristo non riesce, attraverso l’azione dello Spirito Santo, a illuminarci e a infiamamrci. Noi siamo chiamati a essere mediatori di una luce che riceviamo da Dio. Comprendiamo meglio questo, ascoltando cosa avveniva a Mosè: “Quando Mosè ebbe finito di parlare a loro, si pose un velo sul viso. Quando entrava davanti al Signore per parlare con lui, Mosè si toglieva il velo, fin quando non fosse uscito. Una volta uscito, riferiva agli Israeliti ciò che gli era stato ordinato. Gli Israeliti, guardando in faccia Mosè, vedevano che la pelle del suo viso era raggiante. Poi egli si rimetteva il velo sul viso, fin quando non fosse di nuovo entrato a parlare con il Signore” (Es 34,33ss); Mosè non si pone il problema se illuminare o meno, anzi, non può nemmeno scegliere di non illuminare, semplicemente, la sua presenza illumina. Scriveva Evdokimov: "Ci accade talora di avvicinare uomini che sono come circondati da un'atmosfera cupa, che riempie di angoscia; nei loro occhi, è il riverbero morto del nulla che ci guarda, l'ansito del deserto e della sterilità. E poi conosciamo altri visi e altri sguardi la cui sola presenza illumina ...".
     Pensate che uno dei nomi con il quale anticamente venivano definiti i battezzati era photismoi – illuminati. Durante il rito ai genitori viene consegnata una candela accesa al cero pasquale e il sacerdote dice: “A voi, genitori, e a voi, padrino e madrina, è affidato questo segno pasquale, fiamma che sempre dovete alimentare. Abbiate cura che il vostro bambino, illuminato da Cristo, viva sempre come figlio della luce; e perseverando nella fede, vada incontro al Signore che viene, con tutti i santi, nel regno dei cieli”.
     La luce consente di vedere le cose come sono, di non cadere nei pericoli nascosti, di non perdersi disorientati. Ebbene a tutti noi, uniti per formare un solo corpo che è la Chiesa, Gesù ha affidato questo ruolo nella storia e per la storia. Anche se il mondo non sempre lo comprende, anzi a volte lo rifiuta, la Chiesa ha il compito unico di aiutare l’umanità a non perdersi, a non lasciarsi danneggiare dalla tenebra. E’ evidente che la tenebra farà di tutto per non essere vinta, ma noi possiamo e dobbiamo combatterla. Spegnere la luce della comunità cristiana, conviene molto alla tenebra; cerchiamo di non aiutarla in questa sua missione. Impariamo ad amare la nostra Chiesa, a essere orgogliosi di essa, perché seppur è vero che i nostri peccati hanno riempito il suo volto di profonde rughe, rimane l’unica Madre che sta dalla parte dell’essere umano, che fa di tutto per soccorrerlo e salvarlo. Nessuno potrà mai convincerci che la Chiesa è un luogo di tenebra.
     Per tutto questo non possiamo accontentarci di vivere una fede che abbia solo una rilevanza personale, che non abbia visibilità. Ogni realtà e ogni luogo sono adatti per essere raggiunti dalla luce che viene da Dio. Il sale può salare qualsiasi cibo, così il cristiano può essere presente in ogni realtà umana e, quanto più essa è facilmente attaccabile dalla tenebra, tanto più ha bisogno della presenza di fedeli luminosi, perché illuminati. Una Chiesa che, per scelta sta nascosta, che per qualche ragione sta in silenzio, è una Chiesa che viene meno alla  sua vocazione.
     E’ molto consolante che Gesù dica: “Voi siete sale e luce”; non dice: “Tu sei sale e luce …”. Sarebbe un peso troppo grande sulle mie spalle e su quelle di ciascuno di noi. So bene di non essere luce e sale, quantomeno di non esserlo sempre stato e di non riuscire a esserlo sempre. Alla mia povertà però soccorre la ricchezza di tanti fratelli e sorelle che vivono con coerenza il rapporto con Dio; che sanno lasciarsi trasformare  dalla relazione con Lui e lasciano, là dove vivono, un segno indelebile. Noi abbiamo la forza della comunità: dove non arrivo io, arrivano gli altri e dove non arrivano gli altri, arrivo io. Quando a sa Francesco chiesero quale fosse il frate ideale, egli rispose elencando le caratteristiche di diversi frati; questo era un modo per dire che non esiste un frate ideale, ma una fraternità di frati che si completano tra loro. Così la Chiesa; ognuno di noi deve metterci il suo frammento di luce, e combattere con forza la propria tenebra, così che, insieme, potremo continuare a essere ciò di cui il mondo ha tanto bisogno.
    

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