A trent’anni ormai dal referendum del 17 maggio 1981 sulla legge 194 (basata su questioni volutamente falsificate come l’aborto clandestino e tuttora largamente disapplicata nella parte in cui detta «norme per la tutela sociale della maternità»), si è finalmente capito che la donna non abortisce a causa della sua salute o di quella del bambino (meno del 5%),
ma per problemi economici, perché non vuole che la sua vita venga cambiata o perché non ha un marito. Così in Emilia Romagna, regione guidata da politici di identico orientamento dei legalizzatori dell’aborto, nelle ultime settimane si sono prese alcune iniziative di forte importanza. Nei comuni di Correggio e di Modena è stata approvata la costituzione di un Fondo per aiutare la maternità difficile: diecimila euro da una parte e trentamila dall’altra per dire che le donne con difficoltà economiche, se vogliono tenere il loro bambino, saranno aiutate, seguite, tutelate, come accade in Lombardia con il Fondo «Nasko». L’iniziativa è trasversale, dall’UDC al Pd, dal Distretto sanitario, il Servizio sociale integrato, il Movimento per la vita, la Caritas, la sezione femminile della Croce Rossa e l’Ausl reggiana. A Modena invece hanno votato contro solo Idv e Sinistra per Modena.
«L’intento –spiega il sindaco di Correggio, Marzio Iotti – è fare in modo che le problematiche di natura economico-sociale non diventino motivo di ricorso a un’interruzione di gravidanza. Soltanto così la donna è davvero libera di scegliere: può farlo per l’aborto, ma anche per la vita». L’applicazione corretta della 194 vede il dovere di fare di tutto per mettere la donna nella condizioni di non abortire. Il consigliere regionale del Pd Giuseppe Pagani afferma: «Pensare alla gravidanza e parallelamente all’aborto in chiave ideologica è un errore che siamo tutti stanchi di veder compiere. La maternità invece è una valore politico e sociale: senza nuovi nati il nostro territorio si sta spopolando, investire nelle gravidanze e sulle famiglie in generale è investire nel futuro. Ho saputo di alcune critiche in seno al Pd e a Sinistra e Libertà, ma si tratta di posizioni superate. Solo se la società e le istituzioni sono capaci di togliere ogni ostacolo a una gravidanza la scelta dell’aborto è davvero libera». La femminista convinta, giornalista e scrittrice Paola Tavella ha dichiarato: «... la vita è il valore più universale fra tutti. Che ogni politica deve farlo suo. E scoraggiare, ammutolire i troppi necrofili. Continuano a parlare, e sono in ancora tanti».
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