Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 12 giugno 2011

Tutti furono colmati di Spirito Santo


PENTECOSTE

     Chi conosce il nostro convento all’interno, sa che nel centro del chiostro grande vi è un pozzo, o meglio una cisterna. In essa fin dai secoli passati, si raccoglie l’acqua piovana che ancora oggi usiamo per irrigare l’orto e vari altri spazi verdi. Piove oramai da più di una settimana, per cui la cisterna non presenta problemi particolari, però, fino a dieci giorni fa eravamo un po’ preoccupati perché a causa dell’assenza prolungata di pioggia, il livello dell’acqua si era molto abbassato.

     Vi chiederete perché sto dicendo queste cose, forse interessanti, ma non attinenti con la splendida festa di oggi.
     Se ci fate caso, mentre Luca descrive l’evento della discesa dello Spirito Santo sui discepoli, afferma che “tutti furono colmati di Spirito Santo” (At 2,4) e che “un fragore, quasi di vento che si abbatte impetuoso, riempì tutta la casa dove stavano” (2,2). Al di là del modo in cui lo Spirito si manifesta, ciò che mi ha colpito è che Egli ha riempito ciò che ha raggiunto. Ancora più importante è il fatto che, proprio perché tutti furono colmati di Spirito Santo, che “cominciarono a parlare in altre lingue”.
     Come, quando non piove la nostra cisterna non si riempie di acqua, non abbiamo il necessario per irrigare la terra e non possiamo evitare che il sole bruci l’erba e la nostra bella verdura, così è molto difficile che un credente possa avere in sé il necessario per produrre certi frutti se non si lascia riempire dallo Spirito Santo. Dichiara Gesù: “Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: “Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva”. Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui” (Gv 7,38s); e alla Samaritana dice: “chi berrà  dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna” (4,14). Il credente diventa una sorgente che zampilla acqua fresca, se prima beve alla sorgente che è Cristo.
     Quali frutti ha prodotto lo Spirito nei discepoli?
     Uno ce lo racconta l’evangelista Giovanni, quando afferma che i discepoli erano in un luogo a porte chiuse “per timore dei Giudei” (Gv 20,19); questa è gente che ha paura, sta nascosta, eppure dopo poco la troveremo  che parla pubblicamente davanti a una moltitudine di gente.
     Tutti costoro sono inviati da Gesù a compiere ciò che lui stesso ha compiuto: “Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi” (Gv 20,21). Quelle stesse persone piene di limiti umani vengono incaricate di rendere presente Gesù Cristo nella storia. Sappiamo bene che non hanno tradito le aspettative del Signore, infatti se noi oggi siamo qui è proprio grazie a loro che, in pochissimo tempo sono riuscite a contagiare il mondo conosciuto con la buona notizia di Gesù.
     I discepoli parlano lingue straniere – già questo sembra essere un fatto importante -, ma in realtà ciò che più conta è che attraverso quelle lingue straniere essi annunciano “le grandi opere di Dio” (At 2, 11). Quell’acqua che sgorga dentro di loro, diventa incontenibile e deve essere riversata fuori. Essi diventano cisterne alle quali tutti possono attingere acqua buona per dissetarsi.
     Un altro frutto straordinario dello Spirito è il dono del perdono – “a chi perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati” (Gv 20,23) -. Lo Spirito ricevuto rende capaci di bruciare il peccato, di farlo scomparire e di renderlo così incapace di nuocere. Evidentemente non si tratta di un potere arbitrario, ma di un dono da concedere costantemente e a tutti coloro che lo richiedono. Dove c’è vera volontà di conversione il perdono non può mai essere legittimamente negato.
     Prima c’era paura, incapacità di comunicare le grandi cose di Dio, limiti umani e peccati che sembravano rendere impossibile il servizio a Dio, dopo c’è un fiume di grazia che sgorga dalle stesse persone. Se posso concedermi un paragone non proprio raffinato, pur non cambiando il contenitore, cambia il contenuto.

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