Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

venerdì 26 agosto 2011

“Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre”




XXII DOMENICA T.O.

     “Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre” (Ger 20,7). Queste parole sono marchiate a fuoco in me da quando le ho ascoltate la prima volta. Mi sembra, a partire dalla mia esperienza di fede, che esprimano nel modo più bello e profondo in cosa consista il rapporto con Dio. Altro che un freddo e asettico rapporto con un Essere lontano, che sta nel suo cielo e dal quale ogni tanto guarda giù!

     La seduzione ha a che fare con l’amore e con la passione. Di questo abbiamo bisogno noi, già credenti, e di questo ha bisogno il mondo che gira intorno a noi: amore e passione per Dio, capaci di trasformare le nostre esistenze. E’ la passione dei santi che ha saputo illuminare e riscaldare il mondo in questi duemila anni.
     Quando nel 1991 il Signore è entrato nella mia vita, c’è entrato da “seduttore”. Attenzione, la seduzione può essere intesa come un “portare fuori strada” – non dimentichiamo che il maligno è anch’esso un seduttore -, oppure come un condurre a sé, affascinare; quando Gesù Cristo riesce a mostrarsi in tutta la sua bellezza, ecco allora che si realizza la seduzione che cambia la vita. Non per niente san Francesco in una delle sue preghiere- Lodi di Dio Altissimo -, per bene due volte dice, riferendosi a Dio: “Tu sei bellezza”.
     Il profeta Geremia ha fatto questa esperienza di Dio e per questo “nel suo cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle sue ossa (Ger 20,9). Egli fu tentato di rinunciare alla sua missione di annunciatore della parola di Dio, perché stanco di subire umiliazioni e vessazioni a causa di tale ministero - perché anche al suo tempo, come probabilmente è avvenuto e avverrà sempre, c’era chi diceva ai profeti: “Non abbiate visioni” … “Non fateci profezie sincere, diteci cose piacevoli, profetateci illusioni” (Is 30,10) -. Annunziare la verità, leggere la realtà con occhi capaci di andare in profondità, ha sempre dato e continua a dare fastidio. Come dicevo, Geremia avrebbe voluto  piantar lì tutto, ma era stato sedotto da Dio, per cui, pur con fatica, sentì che deve rimanere al suo posto.
     Veniamo ora al nostro Simone detto Pietro, colui che domenica scorsa è stato posto da Gesù stesso a custodire la sua Chiesa lungo la storia. Quello  stesso Pietro che si è lasciato illuminare da Dio – “né la carne né il sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli” (Mt 16,17) – e ha capito che in Gesù è presente più che un uomo, oggi fa uno scivolone tale da meritarsi la definizione di Satana.
     Cosa ha combinato?
     Ha cessato di lasciarsi condurre da Dio, per far prevalere la propria idea, il proprio modo di vedere le cose e il progetto del Signore. Pietro sta scegliendo di essere AUTONOMO - oggi lo chiameremmo “cristiano adulto” -; egli non pensa più “secondo Dio”, ma “secondo gli uomini”. Si tratta di una malattia mortale dell’anima, perché mina alla radice la fede cristiana. Con queste parole così dure, Gesù dichiara a Pietro e a noi qual è l’essenza del Cristianesimo: andare dietro a Lui, fidandosi di Lui, anche quando la sua strada non è quella che avremmo voluta e pensata.
     Chi sceglie di stare “davanti” a Gesù per portarLo sulla propria strada, rischia di sentirsi dire, prima o poi: “Tu mi sei di scandalo”. Gesù sta dando oggi il colpo di grazia alla logica del  “vangelo secondo me”, quello che non chiede a Dio cosa vuole, qual è il suo progetto, ma che insegna a Dio cosa deve fare. L’uomo è il maestro che indica a Dio ciò che è buono.
     A Pietro e agli altri discepoli Gesù dice: “Non solo io dovrò realizzare ciò che il Padre vuole, ma lo dovrete fare anche voi, se vorrete essere dei miei”. Il Cristianesimo in sé è radicale, ma non è complesso, infatti si sintetizza in questa parole del Cristo: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24). La domanda costante del cristiano deve essere: “Signore, cosa vuoi che io faccia?”.
     Tornando a quanto affermato all’inizio, è possibile rinnegare se stessi, cioè rinunciare a una propria autonomia, a mettere da parte ciò che si pensa giusto, solo se si è stati sedotti; altrimenti chi ce lo fa fare? Perché dovremmo rinunciare alla strada che  imboccata, per andare dietro a uno sconosciuto? Perché dovremmo parlare e vivere in un modo che ormai il mondo non capisce più, se non c’è dentro di noi un fuoco che ci impedisce di fare diversamente?
     Mostrami il tuo volto Signore; che io riconosca la tua bellezza sfolgorante, capace di far impallidire ogni altra bellezza.
Signore, manda il fuoco del tuo Spirito, perché bruci la mia tendenza all’autonomia e alla mediocrità.
Signore impediscimi di essere di scandalo a te e a coloro che mi guardano.

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