Capitolo 11
La tristezza
Il monaco affetto
dalla tristezza non conosce il piacere spirituale: la tristezza è un
abbattimento dell’anima e si forma dai pensieri dell’ira. Il desiderio di
vendetta, infatti, è proprio dell’ira, l’insuccesso della vendetta genera la
tristezza; la tristezza è la bocca del leone e facilmente divora colui che si
rattrista. La tristezza è un verme del cuore e mangia la madre che l’ha
generato.
Soffre la madre quando partorisce il figlio, ma, una volta sgravata, è
libera dal dolore; la tristezza, invece, mentre è generata, provoca lunghe
doglie e, sopravvivendo, dopo i travagli, non porta minori sofferenze. Il
monaco triste non conosce la letizia spirituale, come colui che ha una forte
febbre non avverte il sapore del miele. Il monaco triste non saprà muovere la
mente verso la contemplazione né sgorga da lui una preghiera pura: la tristezza
è un impedimento per ogni bene. Avere i piedi legati è un impedimento per la
corsa, così la tristezza è un ostacolo per la contemplazione. Il prigioniero
dei barbari è legato con catene e la tristezza lega colui che è prigioniero
delle passioni. In assenza di altre passioni la tristezza non ha forza come non
ne ha un legame se manca chi lega. Colui che è avvinto dalla tristezza è vinto
dalle passioni e come prova della sconfitta viene addotto il legame. Infatti la
tristezza deriva dall’insuccesso del desiderio carnale poiché il desiderio è
congiunto a tutte le passioni. Chi vincerà il desiderio vincerà le passioni e
il vincitore delle passioni non sarà sottomesso dalla tristezza. Il temperante
non è rattristato dalla penuria di cibo, né il saggio quando raggiunge una
folle dissolutezza, né il mansueto che tralascia la vendetta, né l’umile se è
privato dell’onore degli uomini, né il generoso quando incorre in una perdita
finanziaria: essi evitarono con forza, infatti, il desiderio di queste cose:
come infatti colui che è ben corazzato respinge i colpi, così l’uomo privo di
passioni non è ferito dalla tristezza.
Capitolo 12
Lo scudo è la
sicurezza del soldato e le mura lo sono della città: più sicura di entrambi è
per il monaco l’ap theia. E infatti spesso una freccia scagliata da un forte
braccio trapassa lo scudo e la moltitudine dei nemici abbatte le mura mentre la
tristezza non può prevalere sull’ap theia. Colui che domina le passioni
signoreggerà sulla tristezza, mentre chi è vinto dal piacere non sfuggirà ai
suoi legami. Colui che si rattrista facilmente e simula un’assenza di passioni è
come l’ammalato che finge di essere sano; come la malattia si rivela
dall’incarnato, la presenza di una passione è dimostrata dalla tristezza. Colui
che ama il mondo sarà molto afflitto mentre coloro che disprezzano ciò che vi è
in esso saranno allietati per sempre. L’avaro, ricevuto un danno, sarà
atrocemente rattristato, mentre colui che disprezza le ricchezze sarà sempre
indenne dalla tristezza. Chi brama la gloria, al sopraggiungere del disonore,
sarà addolorato, mentre l’umile lo accoglierà come un compagno. La fornace
purifica l’argento di bassa lega e la tristezza di fronte a Dio il cuore preda
dell’errore; la continua fusione impoverisce il piombo e la tristezza per le
cose del mondo sminuisce l’intelletto. La caligine indebolisce la forza degli
occhi e la tristezza inebetisce la mente dedita alla contemplazione; la luce
del sole non raggiunge gli abissi marini e la visione della luce non rischiara
un cuore rattristato; dolce è per tutti gli uomini il sorgere del sole, ma
anche di questo si dispiace l’anima triste; l’ittero toglie il senso del gusto
come la tristezza che sottrae all’anima la capacità di percepire. Ma colui che
disprezza i piaceri del mondo non sarà turbato dai cattivi pensieri della tristezza.
la tristezza è un sentimento che non deve appartenere al cristiano, tuttavia, talvolta gli eventi della vita ci rattristano il cuore.
RispondiEliminaAnche Gesù ha provato questo sentimento nell'orto degli ulivi: "L'anima mia è triste.. "
i discepoli alla morte di Gesù si rattristarono;
Maria Maddalena provò tristezza vedendo il suo Gesù crocifisso. Il Siracide, però, aggiunge: "Non abbandonarti alla tristezza, non tormentarti con i tuoi pensieri. La gioia del cuore è la vita per l’uomo, l’allegria di un uomo è lunga vita! (Sir 30,22-23). La Parola di Dio è la nostra gioia.