IV DOMENICA QUARESIMA
“Dio
mi consegna come preda all’empio, e mi getta nelle mani dei malvagi. Me ne
stavo tranquillo ed egli mi ha scosso, mi ha afferrato per il collo e mi ha
stritolato; ha fatto di me il suo bersaglio. I suoi arcieri mi circondano; mi
trafigge le reni senza pietà, versa a terra il mio fiele, mi apre ferita su
ferita, mi si avventa contro come un guerriero” (Gb 16,11ss).
Sono parole drammatiche, perché esprimono
tutta la disperazione
di un uomo schiacciato dalla sofferenza. Giobbe non nega
mai l’esistenza di Dio, ma a un certo punto, lo sente come un acerrimo nemico.
Non lo aiutano gli “amici” che sono andati in visita per “consolarlo”; essi non
fanno altro che ribadirgli che ciò che gli sta capitando è frutto della sua
ingiustizia e che, Dio, non può che punirlo – ecco le parole di Elifaz il
Temanita:“Ricordalo: quale innocente è
mai perito e quando mai uomini retti furono distrutti? Per quanto io ho visto,
chi ara iniquità e semina affanni, li raccoglie” (4,7s) - .
Ascoltiamo la risposta
di Giobbe: «Ne ho udite già molte di cose
simili! Siete tutti consolatori molesti. Non avranno termine le parole campate
in aria? … Anch’io sarei capace di parlare come voi, se voi foste al mio posto:
comporrei con eleganza parole contro di voi e scuoterei il mio capo su di vo”
(Gb 16,2ss).
Inizio con questo rifermento, perché è
dura a morire la logica secondo la quale Dio punisce e manda il male. Quando
tutto va bene forse non ci si pensa, ma se poi qualcosa comincia ad andare
storto, ecco che appare quest’idea. Qualcuno pensa a Dio più come a un nemico
dell’uomo che al Padre dell’amore. Del resto anche nel giardino di Eden il
serpente ha provocato questo dubbio alla donna: «È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del
giardino”?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del
giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al
giardino Dio ha detto: “Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare,
altrimenti morirete”». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto!
Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri
occhi e sareste come Dio, conoscendo
il bene e il male» (Gen 3,1ss). Dio viene rappresentato come geloso
dell’uomo e ostacolo alla sua piena autonomia.
Riprendiamo in mano invece le parole
appena ascoltate e lasciamole penetrare nel profondo: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché
chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti,
non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo
sia salvato per mezzo di lui” (Gv 3,16s); “Il Signore, Dio dei loro padri, mandò premurosamente e incessantemente
i suoi messaggeri ad ammonirli, perché aveva compassione del suo popolo”
(2Cr 36,15).
Dio non è il nemico dell’uomo, ma l’unico che sta dalla sua parte,
perché, “si dimentica forse una donna del
suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se
costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco, sulle palme
delle mie mani ti ho disegnato” (Is
49,16s).
Ci stiamo avvicinando alla memoria della
Pasqua di Resurrezione; cos’è questa, se non la parola di Dio che ancora
riecheggia da venti secoli e grida: “Ti amo da morire?”. Il Verbo fatto carne
non si è lasciato uccidere per salvare i pochi perfetti – che tra l’altro non
esistono -, ma per guarire ogni
creatura.
L’essere umano ha dei nemici?
Ebbene si. C’è un nemico
invisibile nel suo aspetto, ma estremamente astuto nel suo agire: il maligno.
Non ha bisogno di impossessarsi di noi – ciò può succedere, ma è piuttosto raro
come fenomeno -; agisce invece dall’esterno, sussurrandoci parole, che sembrano
dolci, ma sono come frecce avvelenate. Non so se ricordate Pinocchio che doveva
continuamente scegliere tra i consigli del Grillo Parlante e gli allettamenti
del Gatto e la Volpe, ebbene, nello stesso modo egli cerca di presentarsi come
nostro amico, non mostra mai la sua vera faccia, perché sa che altrimenti gli
risponderemmo con le parole piuttosto volgari di san Francesco, ma,
ricordiamolo, mai e poi mai egli vuole il bene dell’uomo. Non fa altro che
tentare di deviarci dalla via di Dio, perché sa che solo in essa noi possiamo
trovare il nostro pieno bene.
Un altro nemico dell’uomo è l’uomo stesso.
L’essere umano è nemico di se stesso ogni volta che sceglie l’autonomia da Dio
o ascolta la voce di altri pseudo dèi. Gustiamo le illuminanti parole della
prima lettura: “Anche tutti i capi di
Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono
le loro infedeltà, imitando in tutto
gli abomini degli altri popoli, … si beffarono dei messaggeri di Dio,
disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti …” (2Cr 36,14;16).
Le scelte hanno delle conseguenze. “Il mio
popolo non ha ascoltato la mia voce, …
non mi ha obbedito: l’ho abbandonato alla durezza del suo cuore. Seguano
pure i loro progetti! Se il mio popolo mi ascoltasse! Se … camminasse per le mie vie!” (Salmo
81,13ss). Concludo con le parole di un canto: “Prendimi per mano, mio Dio,guidami nel mondo a modo tuo, la strada è
tanto lunga e tanto dura, però con te nel cuor non ho paura”.
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