Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

venerdì 4 maggio 2012

La vite e i tralci



V DOMENICA DI PASQUA

     Domenica scorsa Gesù si è presentato a noi come Buon/Bel Pastore, per questo possiamo dire con le parole del Salmo 23,4: “Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me”. Oggi invece il Signore parla di sé usando un’altra immagine: la vite e i tralci.    
     Fermandoci un attimo a pensare, ci accorgiamo che il pastore è un’altra realtà rispetto alle pecore; esse, senza di lui possono essere disorientate, corrono il rischio di essere attaccate dai predatori, però da sole possono sopravvivere.

     Attraverso l’immagine della vite Gesù, ci dice qualcosa di molto forte e radicalissimo. Non bisogna essere degli agronomi per sapere che i tralci separati dalla vite non sono che piccoli rami inutilizzabili. I tralci separati dalla vite, sono destinati al “fallimento”.
     Quando il serpente – immagine del maligno – ha tentato Adamo e la donna, gli ha fatto credere che acquistando l’autonomia da Dio, da soli, avrebbero realizzato la loro piena maturità. Egli gli ha fatto credere che per essere pienamente uomini, bisogna essere autonomi da Dio. Coloro che prima potevano stare “nudi” senza vergogna, finisco per essere rivestiti di pelli di animali.
Il figlio minore della parabola del Padre misericordioso – conosciuto come figliol prodigo -, dopo aver subito la vita in comunione con suo padre, ha scelto di trovare la libertà lontano e, sappiamo tutti come è andata a finire – ha trovato solo una degradazione della sua umanità -.
     Questi personaggi simboleggiano l’eterna illusione umana di poter vivere pienamente senza Dio e, l’azione di colui che fa della divisione la sua opera fondamentale – diavolo da dia ballo = colui che si mette di traverso, il divisore -. Egli fa di tutto per separare l’essere umano da Dio, perché solo allora può fare di lui ciò che vuole.
     Quando siamo separati da Gesù, anche se Lui non si separa mai da noi? Certamente quando con un libero atto della volontà scegliamo di escluderlo dalla nostra esistenza; quando non vogliamo avere niente a che fare con Lui – credo che da questo punto di vista possiamo sentirci tranquilli -. C’è però anche un altro atteggiamento più pericoloso, perché più subdolo ed è quello dal quale dobbiamo guardarci noi credenti e praticanti: la separazione della fede dalla vita. Quando cioè non permettiamo a Gesù di condizionare le nostre scelte concrete; quando ci teniamo spazi di autonomia dove la sua volontà non ha nessuna incidenza. Cadiamo in questo tranello, quando diciamo: Gesù dice …, ma io dico …; quando risolviamo il problema del conflitto tra la nostra volontà e la Sua dicendo:  io non sono santo; quasi a sott’intendere: quelle cose lì non sono per me.
     In realtà seguire Cristo costituisce il fondamento essenziale della vita di ogni cristiano, senza distinzione di stato – non c’è un Vangelo per i religiosi e uno per i laici, ma è lo stesso straordinario messaggio da vivere con modalità differenti e comunque radicali. Non si tratta soltanto di ascoltare un insegnamento o di mettere in pratica un comandamento, ma di qualcosa di molto più radicale: spogliarsi di sé, aderire alla persona stessa di Gesù, condividere la sua vita e il suo destino. Seguire Cristo è una realtà che tocca l’essere umano nella sua interiorità più profonda, consentendo la totale trasformazione di tutto il nostro sentire, giudicare disporre. Essere discepolo di Gesù significa diventare simile a Lui, rinunciando a tutto ciò che è contrario al suo Regno.
    Come volete che sia possibile questo, se non circola abbondantemente la vita di Dio in noi? Tutto ciò è frutto della grazia, della presenza operante dello Spirito Santo in noi. Ecco il frutto che Dio s’attende da noi.
     Mi rendo conto che queste parole possono sembrare esagerate e, tra l’altro, poco credibili, sulla mia bocca, eppure questo è il cristianesimo. Dove giunge Cristo, giunge la vita; una vita nuova, diversa, interessante, più bella, ma indubbiamente più impegnativa.

1 commento:

  1. Grazie che scrivi queste cose... abbiamo sempre bisogno di sentircele dire per imparare sempre più a vivere secondo i Suoi insegnamenti. Troppo spesso ce li dimentichiamo. Gabri

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