Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

mercoledì 20 giugno 2012

Perché andare a Messa? di don Claudio Doglio 1


La messa domenicale per la nostra esperienza è una piccola cosa all’interno di tante altre attività e iniziative che costellano i nostri giorni, le nostre settimane e i nostri anni di attività parrocchiale e cristiana. Sappiamo però, come credenti, che non è una piccola realtà, ma grandissima: è l’elemento fondamentale della nostra esperienza; occupa solo un’ora scarsa all’interno di una settimana, eppure è l’elemento centrale, dominante.

La Messa culmine e fonte della vita cristiana Il Concilio Vaticano II ha lanciato una formula originale e intelligente presentando l’Eucaristia come
culmine e fonte della vita cristiana. "Culmine", cioè come punto di arrivo, "fonte" come punto di partenza. È l’uno o è l’altro? È il punto di arrivo o è il punto di partenza? No!, è tutti e due, anche perché la Messa domenicale si colloca proprio nel ciclo della settimana. 


La domenica è il primo giorno della settimana, questa è un’idea importantissima che abbiamo perso. Anche i nostri calendari, pur editi da case religiose, fanno finire la settimana con la domenica; è invece necessario che ci ri-appropriamo di questa idea basilare della nostra fede cristiana. Noi iniziamo il conto del tempo con la domenica, quello è l’inizio della settimana e quindi la Messa domenicale, anche quella del sabato sera, è la prima azione che compiamo all’inizio di questo arco di tempo. La Messa è quindi la fonte, è la fonte di tutto quello che facciamo, di tutto quel che siamo; tutto deriva da lì, tutto deve derivare da lì, però è anche alla fine di una settimana perché in fondo il tempo è ciclico e arrivati al sabato… c’è la domenica. Che sia il primo o l’ultimo, questo criterio di distinzione in fondo è teorico, perché di fatto le settimane sono una dopo l’altra con un ritmo di sette giorni e quindi la domenica è anche culmine della settimana precedente. È vero pure questo, perché noi arriviamo a Messa con la nostra vita, con la nostra storia, con la nostra esperienza, con le nostre gioie e i nostri dolori, con la nostra settimana sulle spalle. Arriviamo davanti al Signore con le nostre esperienze bello o brutte, ma sono quelle lì. La Messa domenicale è il culmine del nostro tempo, tutto quello che abbiamo fatto culmina lì, arriviamo al vertice, di lì ripartiamo e diventa fonte di tutto quello che faremo nella settimana. Ecco allora come l’espressione "culmine e fonte" ci aiuta a dare già una risposta alla domanda che ci siamo posti come argomento da svolgere in questa conversazione: "Perché andare a Messa?". Perché è il culmine e la fonte della nostra vita cristiana. Questa potrebbe essere una prima risposta, perché la nostra vita cristiana ha bisogno di questo incontro personale con il Cristo e comunitario.

Solo un "precetto"?Proviamo a eliminare subito una risposta banale, però molto consueta: andiamo a Messa perché è un precetto, perché c’è una legge che comanda di andare a Messa. Il rischio è che nel passato si sia andati a Messa perché è un obbligo. Quando il precetto viene meno, quando il senso del rispetto della legge diventa più lieve, si abbandona la pratica perché il precetto non era interiorizzato; uno non era convinto, ma lo faceva perché la società portava a fare così. Però, nel momento in cui non c’è più una autorità autorevole che comanda e costringe, io di mia iniziativa non ci vado, perché non mi piace, perché non mi interessa. "Ci vado quando mi sento", dice qualcuno. Possiamo anche capovolgere e impostare un altro tipo di discorso: non si tratta di andare a Messa per essere buoni cristiani, ma – essendo cristiani – andiamo a Messa. Prima viene il nostro essere cristiani, prima viene l’avere incontrato Cristo e l’essere convinti che lui è il salvatore della nostra vita… di conseguenza lo cerchiamo, vogliamo ascoltarlo, vogliamo celebrarlo, vogliamo incontrarlo e diventiamo così buoni cristiani. Non si tratta quindi semplicemente di assolvere un precetto per essere a posto con la coscienza; il precetto della chiesa è una indicazione saggia che ci dice quello che è buono, essenziale e fondamentale per la nostra vita. Faccio un esempio. Andare a Messa è obbligatorio come mangiare e respirare. Noi siamo obbligati a mangiare, è un precetto di vita o di morte; se non obbedite al precetto di mangiare ci lasciate la pelle. Ma vi sentite veramente così obbligati, così appesantiti da questo obbligo? La stessa cosa vale per il respirare. Noi non possiamo scegliere di non respirare, perché se non respiriamo moriamo. C’è quindi qualcosa che ci comanda di respirare, ma non è un precetto, infatti non respiriamo perché qualcuno ce lo comanda e neppure mangiamo perché è un obbligo.
Ugualmente la Messa appartiene all’ordine del respirare e del mangiare: se ho incontrato il Cristo, se sono entrato in comunione di vita con lui, se l’ho riconosciuto come il salvatore della mia vita, allora sento la necessità, il desiderio di andarlo a trovare, a salutare, a ringraziare all’inizio di ogni settimana. Diventa una cosa naturale, abituale, semplice e fondamentale come il mangiare, il bere, il respirare; mangio infatti tutti i giorni, più volte al giorno, solo raramente mi capita di saltare e faccio fatica quando sono costretto a digiunare. Se so che domani sarò in treno all’ora di cena, prevedo di mettermi in borsa qualcosa per non saltare del tutto la cena: ci penso. Non posso essere a casa per la cena? Beh, qualcosa mi porto, comprerò in stazione qualcosa, ma provvedo a far sì di avere qualcosa da mangiare per non saltare cena. Ci penso prima ed è normale, è naturale, non mi costa nessuna fatica, fa parte della mia vita. Andare a Messa, per un cristiano, fa parte della propria vita. L’anno scorso sono stato in Armenia e ho scoperto un proverbio locale che dice: "Per la nazione armena il cristianesimo non è il vestito, ma è la pelle". È bella l’immagine! Il cristianesimo è la mia pelle, non il mio vestito. Il vestito lo posso togliere, lo posso cambiare, ma la pelle no, è la mia, fa proprio parte di me. Allora l’obiettivo è quello di arrivare a una esperienza cristiana dove l’incontro con il Cristo, la vita con lui, è come la mia pelle, fa parte di me e la Messa è il momento in cui insieme, tutti quelli che hanno questa esperienza personale del Cristo, la condividono come comunità. La Messa non è quindi un fatto privato dove io prego per conto mio; questo lo faccio a casa, lo faccio in camera mia, chiusa la porta, da solo; la Messa però è qualcosa di più, perché lo facciamo insieme come comunità e lì celebriamo la presenza del Signore; non è quindi una semplice devozione personale privata. Qualcuno dice: io preferisco passare in chiesa il lunedì quando non c’è nessuno, così mi raccolgo meglio. Può darsi che sia una bella cosa, passa pure il lunedì in chiesa quando non c’è nessuno e prega personalmente, è una cosa bella, ma questo non ti autorizza a saltare la Messa della domenica, perché è un’altra cosa, è l’esperienza della comunità che insieme incontra il Signore risorto.

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