Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

giovedì 1 novembre 2012

Gli amici dello Sposo



SOLENNITA’ DI TUTTI I SANTI

     Quando qualcuno si scopre afflitto da una malattia seria, facilmente si mette a chiedere ad amici e conoscenti se conoscono un medico che li possa aiutare; quando poi si viene a sapere che qualcuno è stato addirittura guarito, la sua indicazione risulta decisamente più credibile.

     Oggi noi contempliamo il Paradiso e coloro che godono della “gioia piena e dolcezza senza fine”. Sono uomini, donne; vecchi, anziani, giovani e giovanissimi; consacrati e laici; celibi e sposati; colti e ignoranti ecc … C’è una grande diversità tra loro, eppure al di là della loro particolare espressione di vita, qualcosa li accomuna: sono “amici dello Sposo” e da Lui sono stati guariti.
     Quando pensiamo alla santità, subito la mente va alle cose eccezionali vissute dai santi, alla radicalità, ai miracoli, alle penitenze; tutto vero, ma non necessariamente fondamentale. Sappiamo infatti, come scrive san Paolo che “se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita.
E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla.
E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe”
(1Cor 13,1ss).
     I santi sono innanzitutto persone che, centrando la loro esistenza in Dio, da Lui hanno imparato a vivere; a evitare tutto ciò che fa male all’esistenz e a spendere se stessi per ciò che conta. E’ tutta gente che s’è lasciata prendere per mano da Dio e da Lui s’è lasciata condurre. Essi sanno che solo Dio conosce la via vera della vita. Senza automatismi idealistici, ma all’interno di un serio percorso essi sono arrivati a dire: “Signore, non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu, perché solo tu hai parole di vita eterna.
     Tornando all’esempio iniziale, noi che ci scopriamo malati, perché impauriti, desiderosi di dare un senso alla nostra esistenza; perché bloccati dal peccato che ci impedisce di essere liberi; possiamo guardare i nostri santi e lasciarci indicare il Medico. Quando penso al momento in cui Dio è riuscito a entrare nella mia storia, non posso dimenticare che ero in cerca di libertà e che, san Francesco, mi ha preso per mano e ha cominciato a indicarmi l’unico che poteva darmela in pienezza.
     I santi oltre a essere amici dello Sposo, sono collaboratori del Medico; non dobbiamo fermarci a loro, quasi fossero la soluzione, ma con loro e attraverso di loro, volgerci e andare verso Dio. Essi ce lo insegnano proprio con la loro storia personale; prima il Signore li ha risanati, poi essi hanno prodotto quei frutti profumati e saporiti per i quali ancora oggi li ricordiamo e li amiamo.
    Don Andrea Santoro, sacerdote romano, ucciso in Turchia, scrive in una sua lettera: “Il villaggio da cui partì Abramo è a pochi chilometri di distanza: sono stato a trascorrervi la notte da solo per due volte, per sentire il suo “sì”, per sentire soprattutto la fedeltà di Dio alle sue promesse, anche quando tutto ci sembra assurdo, per rendermi conto ancora più da vicino che Dio sa quello che fa e questo è importante, non quello che vorremmo fare o vorremmo che Lui facesse. Una sera davanti al tabernacolo mi chiedevo: “Signore cosa vuoi che io faccia?”. Poi mi è venuta in mente un’altra domanda: “Signore, ma tu qui cosa fai? Cosa hai intenzione di fare? Indicamelo, perché questo è importante e io devo solo accodarmi a quello che fai tu, prestandoti quello che sono”.
     Essi ci dicono continuamente: Dio è l’unica risposta vera e piena alle domande dell’uomo. Per questo è decisamente troppo riduttivo considerarli solamente come dei distributori di grazie. Da loro dobbiamo imparare a fidarci e a lasciarci condurre da Dio, dove vuole, quando vuole, con chi vuole.

1 commento:

  1. Quante volte mi sono chiesta: Che cosa vuoi che io faccia...che cosa vuoi da me? Ora, però, vorrei chiedermi: che cosa vuoi per me....che cosa è meglio per me... Dici che Dio è l'unica risposta vera e piena alle domande dell'uomo e...questa risposta vorrei sentire, vorrei condividere, vorrei...ascoltare....ma imparare a farmi condurre da Dio e affidarmi, a volte, è così difficile! Anna

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