Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 1 dicembre 2012

Vieni, Signore, non tardare



I DOMENICA AVVENTO

     Scrive san Paolo: “Per me … il vivere è Cristo e il morire un guadagno…. non so davvero che cosa scegliere. Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo” (Fil 1,21ss). Queste parole sembrano fare un po’ a pugni con quanto appena ascoltato dal Vangelo, dove si parla di “angoscia di popoli e ansia”, di “uomini che moriranno per la paura”. Paolo attende con gioia l’incontro col Signore della vita, invece, ci dice Luca, gli uomini, una parte di essi, almeno, vivrà con paura quest’incontro. Perché?

     Un giorno Gesù ha spiegato ai suoi perché usava le parabole per parlare ai suoi ascoltatori: “perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono” (Mt 13,13). Gli occhi con i quali guardiamo la realtà, fanno la differenza. Possiamo avere pure 10/10 di vista ed essere incapaci di vedere in profondità le persone e ciò che avviene.
     Paolo non ha paura della venuta di Gesù, perché è un uomo dal cuore puro e, come dice il Signore stesso: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Mt 5, 8). Nella Bibbia ci viene mostrato che è impuro, tutto ciò che è separato da Dio, da Lui indipendente (la lebbra, immagine del peccato; i demoni; le tombe; alcuni cibi), ciò significa che, per contro, è puro tutto ciò che è in comunione con Dio; che dipende da Lui. Paolo è un uomo dal cuore puro, perché il suo cuore – che non è la sede dei sentimenti, ma delle decisioni, quindi dell’intelletto e della volontà – è occupato da Dio, che ne è il Signore. Egli ha occhi purificati da Dio che gli consentono di vedere le cose come stanno. L'apparente carattere tragico degli avvenimenti è dovuto solamente a occhi con i quali li si guarda, che li fanno leggere in maniera distorta; non vera. Vi faccio un piccolo esempio: sulla sua lapide il celebre cantante Claudio Villa ha voluto che scrivessero “Morte fai schifo”, san Francesco invece la chiama “sorella”. E’ lo stesso evento, guardato con occhi diversi.
    Il sole, la luna e le stelle per gli antichi sono sempre stati l’orologio naturale, che segnava il tempo dell’uomo; per cui i segni che li cionvolgeranno, non sono che l’indicazione che tutto si rompe e si arresta. Quei segni dicono che “tutto passa, Dio solo resta”. Tutto passa, non perché finirà in un gigantesco inceneritore, ma perché per giungere a pienezza, compimento, ciò che è stato creato deve essere trasformato. Dichiara Paolo: “Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore” (1Cor 15,36). Così avverrà per esempio al nostro corpo: “questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità” (15,53). Questo allora dovrebbe spaventarci? Solo se, oltre, non ci fosse l’incontro con il nostro Signore; solo se non fosse evidente che “solo in Dio riposa l’anima mia”.
     E’ la fede o la sua assenza che fa interpretare in un modo o nell’altro i segni. Lo spavento è in chi non conosce la paternità di Dio e ignora di venire da Lui e di tornare a Lui.
     Non sono i segni a essere paurosi, ma possono diventare tali per chi li contempla. Infatti, se così non fosse, non capiremmo quanto dice Gesù: “Quando cominceranno queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra salvezza è vicina” (Lc 21,28). Non parla di distruzione, ma di salvezza. Gesù non vuole inquietare, ma dare speranza e dire con chiarezza che siamo destinati all’incontro definitivo con Lui. Del resto Cristo è “la nostra pace” (Ef 2,14). Quando Gesù parla di pace, non intende semplicemente la mancanza di conflitto, la quiete, bensì qualcosa di ben più profondo e che è espresso dalla radice del termine ebraico shalom. Essa indica infatti, il compimento, la maturazione, la pienezza, il ben-essere. Cristo è il bene massimo dell’uomo, il suo compimento; senza di Lui, non siamo incompiuti.
     Già ora noi possiamo godere di questo shalom, in attesa della pienezza, se, come dice Gesù stesso non ci lasciamo offuscare e rallentare da un eccessivo materialismo, cioè se non spendiamo tutte le nostre risorse per soddisfare solo i bisogni materiali; se non dimentichiamo che non siamo solo corpo. Non dobbiamo vivere come gli angeli, ma nemmeno dimenticare che non siamo solamente una specie avanzata di animali. Siamo il vertice della creazione; creature capaci di stare davanti a Dio, in piedi, perché siamo suoi figli.
     L’Avvento, nel quale entriamo oggi, non deve provocare ansia e paura, ma un recupero della nostra dignità; deve accendere il desiderio e spegnere la diabolica tentazione di accontentarci. Noi siamo fatti per accogliere il meglio, e non potremo essere saziati, fino a che non ci incammineremo con Cristo, in quella strada.

1 commento:

  1. Noi siamo nell'attesa che si compia la "beata" speranza. Mi accorgo che ogni nostra paura ci ferma dal progredire. Invece di affidarci in Dio, rimaniamo inoperosi per le nostre paure. Ogni volta che proseguiamo fiduciosi le paure che ci bloccavano spariscono. Ogni nostro piccolo gesto d'amore ripone in Dio la nostra fiducia. Nelle tue amni affido il mio spirito.

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