Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 31 marzo 2013

"Christòs anèsti”, Cristo è risorto



PASQUA DI RESURREZIONE


     Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro … Simon Pietro … entrò … allora entrò anche l’altro discepolo … e vide e credette” (Gv 20,9). Siamo qui, anche noi, al sepolcro; ci siamo incamminati e abbiamo trovato la tomba vuota. Insieme a tutti i cristiani del mondo  gridiamo: “Christòs anèsti”, Cristo è risorto.

      Se Cristo non fosse risorto, ci dice san Paolo “vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. … Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti” (1 Cor 15,17ss).      
     Se Cristo non fosse risorto noi faremmo parte di una tragedia assurda, perché in un attimo, al momento della nostra morte, tutto verrebbe cancellato, dimenticato; non saremmo stati altro che un insignificante presenza, in mezzo a miliardi di insignificanti presenze. Il nostro motto dovrebbe essere quello suggerito da Lorenzo il Magnifico: “Ciascun apra ben gli orecchi,
di doman nessun si paschi; oggi siàn, giovani e vecchi, lieti ognun, femmine e maschi;
ogni tristo pensier caschi: facciam festa tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza. … Non fatica, non dolore! Ciò ch'a esser convien sia
. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza”.
     Invece grazie a Dio, noi siamo vivi, destinati alla vita.  Scrive Giovanni Crisostomo: “Nostro Signore percorre oggi gli abissi delle tenebre. Oggi egli ha spezzato le porte di bronzo e ha rotto le spranghe di ferro. …. Non si dice che Cristo ha aperto le porte di bronzo, ma che le ha spezzate, rendendo inutile la prigione. Non ha tolto i chiavistelli, li ha rotti, perché non esista più carcere. Senza porte e senza catene nessuno è imprigionato …. Se Gesù Cristo ha spezzato le porte, chi le riparerà? Nessuno rimette in piedi quello che Dio ha rovesciato” (San Giovanni Crisostomo, Omelia sul cimitero e la croce”).
     La Pasqua ci fa passare dalla delusione alla gioia; la delusione di chi crede che tutto è inutile, tanto il male vince e la giustizia è destinata alla sconfitta;  alla gioia del male vinto definitivamente e per cui vale la pena reagire. Scriveva nel 1992 il cardinal Biffi in una sua splendida lettera pastorale: “L’umanità mi appare sempre più come il teatro di una tensione drammatica e di una guerra che non consente a nessuno di restare spettatore sorridente e inattivo. E’ una guerra di cui per fortuna conosciamo già l’esito: Cristo ha vinto il mondo; ma non per questo sono meno emozionanti le varie fasi del combattimento ed è meno urgente che ciascuno si getti con decisione nella mischia” (Giacomo Biffi, Liber pastoralis bononiensi,  EDB 304).
     La Pasqua è gioia, perché è giorno di vittoria, mai più la morte potrà trattenere definitivamente i figli di Dio e mai più il male potrà avere l’ultima parola.
     La Pasqua però è anche giorno impegnativo, infatti: “se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio!” (Col 3,1ss). Siamo chiamati già adesso a vivere da risorti a essere gente che non lasciano passare il tempo inutilmente; non ci accontentiamo delle cose della terra; facciamo nostre le parole di un inno: “La terra tanto amata non mi basta; l’amore chiede sempre nuovo amore. Soltanto Tu consumi il desiderio e sazi ogni fame dentro al cuore”. Vogliamo essere persone che, proprio perché conquistate da Dio e da Lui continuamente rinnovate, sanno vivere con passione su questa terra. Ancora san Paolo ci presta le sue parole quando dice: “Ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo … Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata. So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù” (Fil 3,7ss).

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