Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 20 aprile 2013

Ascoltare per seguire



IV DOMENICA PASQUA

     Le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono” (Gv 10, 27).  Scrive il filosofo Seneca: “Non c'è dunque nulla di peggio che seguire, come fanno le pecore, il gregge di coloro che ci precedono, perché essi ci portano non dove dobbiamo arrivare, ma dove vanno tutti. Questa è la prima cosa da evitare” (La felicità, I); egli ha ben ragione, ma noi non siamo pecore di quel genere, noi infatti seguiamo “coloro che ci precedono”, solo se, essi stessi, seguono colui che è la via vera della vita.

     Gesù dice che “conosce” le sue pecore; Gesù conosce me e ciascuno di voi. Sentiamo risuonare le bellissime parole del salmista: “Signore, tu mi scruti e mi conosci … Se dico: “Almeno le tenebre mi avvolgono e la luce intorno a me sia notte”, nemmeno le tenebre per pe sono tenebre e la notte è luminosa come il giorno” (Salmo 139,1;11). “Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale dobbiamo rendere conto” (Eb 4,13). Ognuno di noi è amato singolarmente; non siamo uno tra i tanti; non un numero come quando si fa la fila all’ufficio postale in attesa di essere chiamati. Questo significa che anche per noi valgono le parole dette da Dio attraverso il profeta Isaia: “”Tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo … Non temere, perché io sono con te” (Is 43,4). Lasciamo penetrare in noi queste parole; lasciamo che germoglino e portino luce alla nostra esistenza affaticata.
     Secondo le parole di sant'Agostino, egli è « interior intimo meo – più intimo della mia parte più intima» (Confessioni, 3, 6), per questo ci conosce in un modo in cui nemmeno noi ci conosciamo; tanto più la relazione con Lui è vera e profonda, tanto più arriviamo a conoscerci. Scopriamo quali sono i nostri reali talenti, qual è la vocazione che abbiamo; impariamo a volerci bene, a scoprirci preziosi, voluti e non buttati dal caso nel teatro della storia, ma veniamo a scoprire anche quel lato oscuro che c’è in ognuno di noi, che Dio ci svela per risanarci.

     Gesù ci ricorda anche quali sono le due caratteristiche fondamentali delle sue pecore:
-         Lo ascoltano
-         Lo seguono.
     Possiamo anche dire che se non lo seguono, non l’hanno nemmeno ascoltato, ma hanno solo SENTITO la sua voce. L’apostolo Giacomo ci ricorda: “Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi; perché, se uno ascolta la Parola e non la mette in pratica, costui somiglia a un uomo che guarda il proprio volto allo specchio: appena si è guardato, se ne va, e subito dimentica come era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla” (Gc 1,22ss).
     A questi due atteggiamenti se ne uniscono altri due:
- il riconoscimento
- la fiducia.
     Chi è di Cristo sa riconoscere la voce di Gesù tra le tante voci, non si lascia ingannare perché come aveva preannunciato il Signore, “sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi per ingannare …” (Mc 13,22), ma “un estraneo non lo seguiranno” (Gv 10,5).
     Sapendo poi di essere in buone mai, mani forti, che difendono: “nessuno  le strapperà dalla mi amano”, nasce e cresce anche la fiducia, quella stessa che caratterizza i bambini più piccoli, che con mamma e papà si sentono al sicuro. Nessuno ci strapperà dalla mano del Signore, a meno che noi stessi decidiamo di staccarci da Lui. Gli unici che possono vincerlo, siamo noi stessi; anche allora però Egli verrà a cercarci per riportarci a casa.
     A noi Gesù continua a offrire la vita eterna, cioè la vita piena già oggi, in attesa del definitivo incontro con Lui: smettiamo di respingere questa straordinaria offerta.



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