IV DOMENICA PASQUA
“Le
mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono” (Gv 10,
27). Scrive il filosofo Seneca: “Non c'è dunque nulla di peggio che seguire,
come fanno le pecore, il gregge di coloro che ci precedono, perché essi ci
portano non dove dobbiamo arrivare, ma dove vanno tutti. Questa è la prima cosa
da evitare” (La felicità, I);
egli ha ben ragione, ma noi non siamo pecore di quel genere, noi infatti
seguiamo “coloro che ci precedono”, solo
se, essi stessi, seguono colui che è la via vera della vita.
Gesù dice che “conosce” le sue pecore;
Gesù conosce me e ciascuno di voi. Sentiamo risuonare le bellissime parole del
salmista: “Signore, tu mi scruti e mi
conosci … Se dico: “Almeno le tenebre mi avvolgono e la luce intorno a me sia
notte”, nemmeno le tenebre per pe sono tenebre e la notte è luminosa come il
giorno” (Salmo 139,1;11). “Non vi è
creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli
occhi di colui al quale dobbiamo rendere conto” (Eb 4,13). Ognuno di noi è
amato singolarmente; non siamo uno tra i tanti; non un numero come quando si fa
la fila all’ufficio postale in attesa di essere chiamati. Questo significa che
anche per noi valgono le parole dette da Dio attraverso il profeta Isaia: “”Tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei
degno di stima e io ti amo … Non temere, perché io sono con te” (Is 43,4).
Lasciamo penetrare in noi queste parole; lasciamo che germoglino e portino luce
alla nostra esistenza affaticata.
Secondo le parole di sant'Agostino, egli è
« interior intimo meo – più intimo
della mia parte più intima» (Confessioni, 3, 6), per questo ci
conosce in un modo in cui nemmeno noi ci conosciamo; tanto più la relazione con
Lui è vera e profonda, tanto più arriviamo a conoscerci. Scopriamo quali sono i
nostri reali talenti, qual è la vocazione che abbiamo; impariamo a volerci
bene, a scoprirci preziosi, voluti e non buttati dal caso nel teatro della
storia, ma veniamo a scoprire anche quel lato oscuro che c’è in ognuno di noi,
che Dio ci svela per risanarci.
Gesù ci ricorda anche quali sono le due
caratteristiche fondamentali delle sue pecore:
-
Lo ascoltano
-
Lo seguono.
Possiamo anche dire che se non lo seguono,
non l’hanno nemmeno ascoltato, ma hanno solo SENTITO la sua voce. L’apostolo
Giacomo ci ricorda: “Siate di quelli che
mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi;
perché, se uno ascolta la Parola e non la mette in pratica, costui somiglia a
un uomo che guarda il proprio volto allo specchio: appena si è guardato, se ne
va, e subito dimentica come era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge
perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore
smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità
nel praticarla” (Gc 1,22ss).
A questi due atteggiamenti se ne uniscono
altri due:
- il riconoscimento
- la fiducia.
Chi è di Cristo sa riconoscere la voce di
Gesù tra le tante voci, non si lascia ingannare perché come aveva preannunciato
il Signore, “sorgeranno falsi cristi e
falsi profeti e faranno segni e prodigi per ingannare …” (Mc 13,22), ma “un estraneo non lo seguiranno” (Gv
10,5).
Sapendo poi di essere in buone mai, mani
forti, che difendono: “nessuno le strapperà dalla mi amano”, nasce e
cresce anche la fiducia, quella stessa che caratterizza i bambini più piccoli,
che con mamma e papà si sentono al sicuro. Nessuno ci strapperà dalla mano del
Signore, a meno che noi stessi decidiamo di staccarci da Lui. Gli unici che
possono vincerlo, siamo noi stessi; anche allora però Egli verrà a cercarci per
riportarci a casa.
A noi Gesù continua a offrire la vita
eterna, cioè la vita piena già oggi, in attesa del definitivo incontro con Lui:
smettiamo di respingere questa straordinaria offerta.
Nessun commento:
Posta un commento