Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

giovedì 16 maggio 2013

ACQUA VIVA - Amapakpapè, sabato 11 maggio 2013

Stiamo vendendo i biglietti di una lotteria di beneficienza, che ci consentiranno di raccogliere fondi per una scuola che alcune  missionarie italiane stanno costruendo in Togo. Ovviamente partono da 0.
Pubblico le belle riflessioni di una di loro. Abbiate la pazienza di "perdere" qualche minuto per leggerle, vi faranno bene.


Week end  arrivato velocemente questo, grazie alla festa dell’Ascensione caduta di giovedì. Parlo di fine settimana come se mi dicesse qualcosa…
una volta era la linea dell’ orizzonte che incitava a far bene durante la settimana, una specie di ricompensa. Ma, da un po’ di tempo a questa parte, venerdì vuol dire cine forum al salone polivalente, sabato è il giorno della catechesi e di un possibile giro in bici per i villaggi, la domenica … dovrebbe essere il giorno di riposo! In verità invece, una volta al mese ci sono queste iniziative della parrocchia (dette “ralli”) dove tutte le stazioni secondarie si ritrovano, insieme alla parrocchia stessa, a celebrare la Messa in un villaggio prescelto, spesso sperduto nel nulla, lungo piste impossibili da percorrere con un mezzo a quattro ruote.  Quindi, anche domani ci siamo dentro! Ma stavolta sarà più duro dei precedenti …
Prima Messa ore 7.00 (non sappiamo ancora dove), pellegrinaggio con rosari e canti disordinati (nel senso che il gruppo di testa canta una cosa, al centro intonano altro e in fondo hanno già iniziato un’ altra decina!), arrivo previsto nel luogo di preghiera per le ore 12.00 dove ci sarà la seconda Messa! Torneremo chissà a che ora (e chissà come, e piove come oggi!) con il cassone del nostro camioncino affollato come sempre accade  in queste occasioni, e ci prepareremo qualcosa da mangiare, prima di levarci la polvere rossa che tinge pelle, abiti e ossa. È diventato un appuntamento imperdibile anche per noi tre, ormai!  Potrà sembrarvi  (lo è?!) da pazzi partecipare a questi festival della preghiera; leggerlo sul foglio bianco di Word, su questo schermo luminoso, non da' proprio l’ idea credo, anzi, qualcuno potrebbe pensare “forte!!” Già, perché il panorama, il quadretto, il fotogramma è vivace:  gonne, camicie e copricapo dai colori sgargianti che fanno corteo, il sole che fa risaltare il verde già  brillante delle giganti foglie di banana, le ombre tonde dei baobab lungo la strada rossiccia dentro le quali aprono i loro “punti di ristoro” le maman, le capanne di fango e paglia disposte ordinatamente attorno ad un cortiletto al cui centro si trova la “cucina”, ossia un pentolone seduto su delle pietre che delimitano braci o fiamme, a seconda di cosa si stia preparando. “Che storia!” … “che film!” … Ma che miseria, ragazzi!
Siamo lontani anni luce dalla civiltà, da un supermercato, da un frigorifero, dalle “mani pulite prima di mangiare un mango”, dalle “scarpe chiuse per camminare nel sentiero spinoso che porta a casa”, dal ”dottore” che ho febbre, nausea, mal di testa e mi sa che è ancora la malaria, dal ”dentista”, dall’ “oculista”, dal “dermatologo”, che non so cosa siano, ma ci sarà bene qualcuno  che mi sa dire cos’ è che mi sta corrodendo i denti, perché mi piangono e bruciano gli occhi, cosa sono queste macchie bianche e queste croste che ho sulla testa?!?
Sono neri, africani e poveri, ma queste domande se le fanno anche loro. Poi, arriva sempre qualcuno di più furbo che si improvvisa guaritore o inventore di una pomata miracolosa alle erbe che cura tutto, dai fibromi al mal di schiena, dal tifo alle piaghe causate dalle infezioni, dalla tosse all’ AIDS. E la gente cosa deve fare se l’ unica alternativa alla sofferenza sta dentro questo barattolino bianco?! Si prova e si spera che funzioni, se no tocca andare a sentire lo stregone del villaggio e scoprire quali spiriti si sono accaniti contro di me e per quale motivo, quindi offrir loro dei sacrifici per ottenere in dietro la salute. Il dispensario, sì, esiste, tutti ne sono al corrente; per qualcuno è a 7 km, per altri a 10 km di distanza…  c’ è un infermiera che ti consulta, prescrive medicinali che a volte non sono neanche disponibili, ma, soprattutto, servono parecchi soldi per acquistarli.
Tutto questo per dire che ci sono dei disagi, dei seri e gravi problemi pesano sulla vita di ognuna di queste persone, ma il giorno del Signore, soprattutto in questi avvenimenti speciali dove si uniscono le forze e le preghiere di tantissima gente, beh, oggi la malattia, il pane, l’ acqua potabile, non sono bisogni incombenti. Gli occhi di tutti, sono puntati sul Santissimo Sacramento che viene portato in processione per chilometri, sotto un sole che stordisce, una cappa di umidità che ti bagna dalla testa ai piedi e la polvere rossa che investe i polmoni a ogni respiro.
La folla Lo acclama, canta, Lo saluta agitando un fazzoletto bianco,  come fosse veramente lui,  Gesù in persona a camminare davanti a tutti noi. Questa cosa mi impressiona sempre. Magari non sanno la differenza tra Vecchio e Nuovo Testamento, magari non conoscono la storia di S. Paolo, certamente non hanno nella loro cultura una tradizione cristiana come invece è stata trasmessa a me. Eppure sono capaci di sperare e mettere tutto nelle mani del Signore e, attenzione al paradosso: tutto cosa??!! tutto quello che non possiedono, che non hanno mai avuto e non avranno mai!
Ci rifletto spesso su sta cosa: mettere la propria vita al Suo cospetto,  il mio lavoro, la mia famiglia, i miei amici, i miei sogni e desideri, anche  le mie preoccupazioni , significa in qualche modo esserGli riconoscente per gli innumerevoli doni che mi ha confidato.
Ma questa gente non ha null’ altro che problemi, insetti rognosi e una zappa a manico corto per lavorare la terra!
Eppure, ignoranti come sono, l’ hanno capito prima di me dove sta il punto, il segreto, il senso di tutto questo andare, fare, costruire, disfare, piangere, arrabbiarsi, cercare, viaggiare, sentire, ridere, …..  Loro ti guardano, te, con lo zainetto e la bottiglia di acqua e Polase, la macchina fotografica alla mano e il profumo di pulito che lasci indietro; ti osservano e sorridono, perché lo sanno che ricco o povero, bello o brutto  stiamo andando  tutti nella stessa direzione, come un branco di pesci che risale la corrente per giungere al mare.
Vivere, come nuotare. Non importa nulla se sei a Parigi, New York, Firenze o a Calcutta. Se non sai vivere, come pure nuotare, muori, che tu ti trovi nella piscina comunale del tuo paesino di provincia come pure nelle acque più limpide di un’ isola da sogno. Hanno ragione.
Penso che assolutamente  queste persone abbiano bisogno del nostro aiuto perché,  in quanto esseri umani,  hanno il diritto di vivere una vita dignitosa, e questo è uno dei motivi per cui mi trovo qui.  Allo stesso tempo,  penso pure che sia ora, per noi, di prendere la rincorsa, battere a piedi pari sul trampolino, e tuffarci, come fosse la prima volta, nel blu profondo della nostra stessa vita. Andare giù coi polmoni pieni di entusiasmo, rivalutare gli innumerevoli tesori accumulati e rimuovere le carcasse depositate sul fondo, per poi
risalire verso la luce e l’ ossigeno di cui avevamo scordato  l’ importanza vitale, presi dalle nostre corse. Certo, si tratta di una metafora, ma per dire che c’ è bisogno di trovare la pace e la serenità del cuore, di spegnere per un momento  la radio, la tele, il computer e  ascoltarci dentro, guardare con altri occhi le persone che ci stanno accanto, capire dove stiamo andando, per quale motivo e per chi?!?! Perché intanto la vita scorre via, passa e non ritorna indietro.
Ecco allora che ritorno a pensare ai miei amici neri, magri e sfigati e alle parole del Vangelo dove Gesù dice: “Chiunque beve di quest’ acqua (delle cose di quaggiù) avrà ancora sete; ma chi berrà l’ acqua che io gli darò non avrà sete in eterno” (Gv 4, 13).   Questo loro l’ hanno colto e ne fanno tesoro. Ci sono certi villaggi qui in giro dove la Parola di Dio viene proclamata una volta ogni due o tre mesi, in quanto non ci sono preti a sufficienza e i collegamenti sono mpossibili, specie nel periodo delle piogge. Nelle nostre città in talia, al contrario, ci sono chiese, sacerdoti e strade facilmente accessibili, ma non ci si rende conto di che ricchezza rappresentino.
Eppure eravamo eccitati all’ idea di quel tuffo…
Niente paura, non avere fretta se ti senti in grado di farcela da solo e di poter vivere bene senza di Lui. Non ti castigheranno gli spiritelli!  Sappi però che in quella chiesetta c’ è una lucina rossa, dietro l’ altare. Dio è eterno, paziente, solo amore. Sta lì da sempre e ti aspetterà fino a quando tu lo vorrai, fosse anche un secondo prima di morire. Ma se invece,  per caso,  decidessi di intraprendere un viaggio con Lui… portati dietro  un costume da bagno e dei polmoni di scorta!!!

Federica Maifredi, nuota da 4 anni in Togo …
Comunità Missionaria Intervocazionale CUORI GRANDI

Nessun commento:

Posta un commento