Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

venerdì 3 maggio 2013

La facciata e il mistero - Rapporto sulla fede



Crisi, dunque. Ma dov'è, a suo parere, il principale punto di rottura, la crepa che, allargandosi, minaccia la stabilità dell'intero edificio della fede cattolica?


Per il cardinal Ratzinger non ci sono dubbi: l'allarme va focalizzato innanzitutto sulla crisi del concetto di Chiesa, sull'ecclesiologia: "Qui è l'origine

di buona parte degli equivoci o dei veri e propri errori che insidiano sia la teologia che l'opinione comune cattolica".

Spiega: "La mia impressione è che tacitamente si vada perdendo il senso autenticamente cattolico della realtà "Chiesa" senza che lo si respinga espressamente. Molti non credono più che si tratti di una realtà voluta dal Signore stesso. Anche presso alcuni teologi, la Chiesa appare come una costruzione umana, uno strumento creato da noi e che quindi noi stessi possiamo riorganizzare liberamente a seconda delle esigenze del momento. Si è cioè insinuata in molti modi nel pensiero cattolico, e perfino nella teologia cattolica, una concezione di Chiesa che non si può neppure chiamare protestante, in senso " classico ". Alcune idee ecclesiologiche correnti vanno collegate piuttosto al modello di certe "chiese libere" del Nord America, dove si rifugiavano i credenti per sfuggire al modello oppressivo di "chiesa di Stato" prodotto in Europa dalla Riforma. Quei profughi, non credendo più nella Chiesa come voluta da Cristo e volendo nello stesso tempo sfuggire alla chiesa di stato, creavano la loro chiesa, un'organizzazione strutturata secondo i loro bisogni".

Per i cattolici, invece?

"Per i cattolici - spiega - la Chiesa è composta sì da uomini che ne organizzano il volto esterno; ma, dietro di questo, le strutture fondamentali sono volute da Dio stesso e quindi sono intangibili. Dietro la facciata umana sta il mistero di una realtà sovrumana sulla quale il riformatore, il sociologo, l'organizzatore non hanno alcuna autorità per intervenire. Se la Chiesa è vista invece come una costruzione umana, come un nostro artifizio, anche i contenuti della fede finiscono per diventare arbitrari: la fede, infatti, non ha più uno strumento autentico, garantito, attraverso il quale esprimersi. Così, senza una visione che sia anche soprannaturale e non solo sociologica del mistero della Chiesa, la stessa cristologia perde il suo riferimento con il Divino: a una struttura puramente umana finisce col corrispondere un progetto umano. Il Vangelo diventa il progetto-Gesù, il progetto liberazione-sociale, o altri progetti solo storici, immanenti, che possono sembrare anche religiosi in apparenza, ma sono ateistici nella sostanza".

Durante il Vaticano II si è molto insistito - negli interventi di alcuni vescovi, nelle relazioni dei loro consulenti teologici, ma anche nei documenti finali - sul concetto di Chiesa come "popolo di Dio".

Una concezione che è poi sembrata dominante nelle ecclesiologie post-conciliari.

"È vero, c'è stata e c'è questa insistenza, la quale, però, nei testi conciliari, è in equilibrio con altre che la completano; un equilibrio che è andato perduto presso molti teologi. Eppure, a differenza di quanto pensano costoro, in questo modo si rischia di tornare indietro piuttosto che andare avanti. Qui c'è addirittura il pericolo di abbandonare il Nuovo Testamento per ritornare nell'Antico. "Popolo di Dio" è infatti, per la Scrittura, Israele nel suo rapporto di preghiera e di fedeltà con il Signore. Ma limitarsi unicamente a quell'espressione per definire la Chiesa, significa non indicare del tutto la concezione che ne ha il Nuovo Testamento. Qui, infatti, Il popolo di Dio, rinvia sempre all'elemento veterotestamentario della Chiesa, alla sua continuità con Israele. Ma la Chiesa riceve la sua connotazione neotestamentaria più evidente nel concetto di " Corpo di Cristo ". Si è Chiesa e si entra in essa non attraverso appartenenze sociologiche, bensì attraverso l'inserzione nel corpo stesso del Signore, per mezzo del battesimo e della eucaristia. Dietro il concetto oggi così insistito di Chiesa come solo "popolo di Dio" stanno suggestioni di ecclesiologie le quali tornano di fatto all'Antico Testamento; e anche, forse, suggestioni politiche, partitiche, collettivistiche. In realtà, non c'è concetto davvero neotestamentario, cattolico, di Chiesa senza rapporto diretto e vitale non solo con la sociologia ma prima di tutto con la cristologia. La Chiesa non si esaurisce nel "collettivo" dei credenti: essendo il " Corpo di Cristo " è ben di più della semplice somma dei suoi membri".

Per il Prefetto, la gravità della situazione è accentuata dal fatto che - su un punto così vitale come l'ecclesiologia - non sembra possibile intervenire in modo risolutivo mediante documenti. Nonostante anche questi non siano mancati, a suo avviso sarebbe necessario un lavoro in profondità: "Bisogna ricreare un clima autenticamente cattolico, ritrovare il senso della Chiesa come Chiesa del Signore, come spazio della reale presenza di Dio nel mondo. Quel mistero di cui parla il Vaticano II quando scrive quelle parole terribilmente impegnative e che pure corrispondono a tutta la tradizione cattolica: "La Chiesa, cioè il regno di Cristo già presente in mistero" (Lumen Gentium, n. 3)".

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