Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

venerdì 10 maggio 2013

"Non è nostra, è Sua" - Rapporto sulla fede



A conferma della differenza "qualitativa" della Chiesa rispetto a qualunque organizzazione umana, ricorda che "solo la Chiesa, in questo mondo, supera anche il limite invalicabile per eccellenza dell'uomo: il confine della morte. Vivi o morti che siano, i membri della Chiesa vivono congiunti nella stessa vita che promana dall'inserzione di tutti nello stesso Corpo di Cristo".

È la realtà, osservo, che la teologia cattolica ha sempre chiamato communio sanctorum, la comunione dei "santi"; dove "santi" sono tutti i battezzati.

"Certo - dice -. Ma non bisogna dimenticare che l'espressione latina non significa solo l'unione dei membri della Chiesa, vivi o defunti che siano. Communio sanctorum significa anche avere in comune le "cose sante", cioè la grazia dei sacramenti che sgorgano dal Cristo morto e risorto. È anche questo legame misterioso eppure reale, è questa unione nella Vita che fa sì che la Chiesa non sia la nostra Chiesa, della quale potremmo disporre a piacimento; è, invece, la Sua Chiesa. Tutto ciò che è solo nostra Chiesa non è Chiesa nel senso profondo, appartiene al suo aspetto umano, dunque accessorio, transitorio".

La dimenticanza o il rifiuto attuali di questo concetto cattolico di Chiesa, chiedo, comporta conseguenze anche nel rapporto con la gerarchia ecclesiale?

"Certo. E tra le più gravi. È qui l'origine della caduta del concetto autentico di "obbedienza"; la quale, secondo alcuni, non sarebbe neppur più una virtù cristiana, ma un retaggio di un passato autoritario, dogmatico, quindi da superare. Se la Chiesa, infatti, è la nostra Chiesa, se la Chiesa siamo soltanto noi, se le sue strutture non sono quelle volute da Cristo, allora non si concepisce più l'esistenza di una gerarchia come servizio ai battezzati e stabilita dal Signore stesso. Si rifiuta il concetto di un'autorità voluta da Dio, un'autorità che ha la sua legittimazione in Dio e non - come avviene nelle strutture politiche - nel consenso della maggioranza dei membri dell'organizzazione. Ma la Chiesa di Cristo non è un partito, non è un'associazione, non è un club: la sua struttura profonda e ineliminabile non è democratica ma sacramentale, dunque gerarchica; perché la gerarchia basata sulla successione apostolica è condizione indispensabile per raggiungere la forza, la realtà del sacramento. L'autorità, qui, non si basa su votazioni a maggioranza; si basa sull'autorità del Cristo stesso, che ha voluto parteciparla a uomini che fossero suoi rappresentanti sino al suo ritorno definitivo. Solo rifacendosi a questa visione sarà possibile riscoprire la necessità e la fecondità cattolica di Chiesa dell'obbedienza alle sue legittime gerarchie".

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