Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

giovedì 6 giugno 2013

La parola del Papa



Quando lo scriba avvicina Gesù per chiedergli quale sia, secondo Lui, “il primo di tutti i comandamenti” è probabile che la sua intenzione non fosse tanto innocente. Papa Francesco comincia l’omelia valutando il comportamento dell’uomo che, nel racconto evangelico della liturgia odierna, si rivolge a Cristo dando l’impressione di “metterlo alla prova”, se non proprio di “farlo cadere nella trappola”. E quando – alla citazione biblica di Gesù: “Ascolta, Israele. Il Signore è nostro Dio, è l’unico Signore” – lo scriba replica approvando, il Papa richiama l’attenzione sul commento di Cristo: “Non sei lontano dal Regno di Dio”. In sostanza, spiega Papa Francesco, con quel "non sei lontano" Gesù ha voluto dire allo scriba: “Tu sai bene la teoria”, ma “ancora ti manca una distanza dal Regno di Dio”, cioè devi camminare per trasformare in “realtà questo comandamento”, giacché “la confessione di Dio” si fa nel “cammino della vita”:



“Non basta dire: ‘Ma io credo in Dio, Dio è l’unico Dio’. Va tutto bene, ma come vivi tu questo nella strada della vita? Perché noi possiamo dire: ‘Il Signore è l’unico Dio, soltanto, non ce ne è un altro’, ma vivere come se Lui non fosse l’unico Dio e avere altre divinità a nostra disposizione… C’è il pericolo dell’idolatria: l’idolatria che è portata a noi con lo spirito del mondo. E Gesù, in questo, era chiaro: lo spirito del mondo, no. E chiede al Padre che ci difenda dallo spirito del mondo, Gesù, nell’ultima cena, perché lo spirito del mondo ci porta all’idolatria”.

“L’idolatria – prosegue Papa Francesco – è sottile”, tutti “noi abbiamo i nostri idoli nascosti” e “la strada della vita per arrivare, per non essere lontano dal Regno di Dio” comporta lo “scoprire gli idoli nascosti”. Un comportamento rintracciabile già nella Bibbia – ricorda il Papa – nell’episodio in cui Rachele, moglie di Giacobbe, finge di non avere con sé gli idoli che invece ha portato via dalla casa di suo padre e nascosto dietro la sua cavalcatura. Anche noi, afferma Papa Francesco, “li abbiamo nascosti in una cavalcatura, nostra… Ma dobbiamo cercarli e dobbiamo distruggerli”, perché per seguire Dio l’unica strada è quella di un amore fondato sulla “fedeltà”:

“E la fedeltà ci chiede di cacciare via gli idoli, scoprirli: sono nascosti nella nostra personalità, nel nostro modo di vivere. Ma questi idoli nascosti fanno che noi non siamo fedeli nell’amore. L’Apostolo Giacomo, quando dice 'Chi è amico del mondo, è nemico di Dio', incomincia dicendo: 'Adulteri!'. Ci rimprovera, ma con quell'aggettivo: adulteri. Perché? Perché chi è 'amico' del mondo è un idolatra, non è fedele all’amore di Dio! La strada per non essere lontano, per avanzare, per andare avanti nel Regno di Dio, è una strada di fedeltà che assomiglia a quella dell’amore nuziale”.
Pur “con le piccole o non tanto piccole idolatrie che abbiamo”, com’è possibile – si chiede in conclusione Papa Francesco – non essere fedeli “a un amore tanto grande?”. Per farlo, occorre confidare in Cristo, che è “fedeltà piena” e che “ci ama tanto”:

“Possiamo chiedere oggi a Gesù: ‘Signore, tu sei tanto buono, insegnami questa strada per essere ogni giorno meno lontano dal Regno di Dio, questa strada per cacciare via tutti gli idoli’. E’ difficile, ma dobbiamo incominciare… Gli idoli nascosti nelle tante cavalcature, che noi abbiamo nella nostra personalità, nel modo di vivere: cacciare via l’idolo della mondanità, che ci porta a diventare nemici di Dio. Chiediamo questa grazia a Gesù, oggi”.






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