GUSTATEVELO E MEDITATE
Lo IOR deve cambiare
«Tutto quello che dovevo fare veniva
dalle congregazioni generali dei cardinali prima del conclave. La commissione
di otto cardinali - è importante che vengano da fuori - va nella linea di una
maturazione del rapporto tra sinodalità e primato. Ci sono molte proposte di
riforma, ad esempio della segreteria del Sinodo. Poi c'è lo IOR. Io pensavo di
trattare la questione l'anno prossimo, ma l'agenda è cambiata per i problemi da
affrontare a voi ben noti. Come riformarlo e sanare ciò che c'è da sanare?
Ho
nominato una commissione «referente». Non so come finirà lo IOR: alcuni dicono
che sia meglio avere una banca, altri che servirebbe un fondo di aiuto, altri
ancora dicono di chiuderlo. Mi fido del lavoro delle persone dello IOR e della
commissione che stanno lavorando per questo. Non saprei dire come finirà: si
prova, si cerca. Ma di certo qualsiasi cosa diventerà lo Ior, ci vuole
trasparenza e onestà».
Perché chiede sempre «Prega per me»
«"Prega per me", sempre
l'ho chiesto. Quando ero prete lo chiedevo di meno, non così tanto. Ho
cominciato a chiederlo di più da vescovo. Mi sento con tanti limiti e con tanti
problemi, sono anche peccatore. Questa richiesta è qualcosa che mi viene da
dentro. Anche alla Madonna chiedo che Lei preghi per me. È un'abitudine che mi
viene dal cuore, sento che devo chiedere».
Perché in Brasile non si è pronunciato su
aborto e nozze gay
«La Chiesa si è già espressa su questi argomenti, la Chiesa ha già una posizione chiara. E durante il viaggio in Brasile era necessario parlare positivamente».
Perché definirsi vescovo di Roma non significa essere un «primus inter pares»
«Non si deve leggere al di là delle parole. Il
Papa è vescovo, è vescovo di Roma e da lì viene tutto. È il primo titolo, poi
vengono gli altri titoli. Ma pensare che questo voglia dire che il successore
di Pietro è un "primus inter pares" significa andare oltre. Sottolineare
il primo titolo, quello di vescovo di Roma, può favorire un po' l'ecumenismo».
Le donne nella Chiesa
«Una Chiesa senza le donne è come il collegio
apostolico senza Maria. Il ruolo delle donne è l'icona della Vergine, della
Madonna. E la Madonna è più importante degli apostoli. La Chiesa è femminile
perché è sposa e madre. Si deve andare più avanti, non si può capire una Chiesa
senza le donne attive in essa. Faccio in esempio che non c'entra con la Chiesa:
per me la donna del Paraguay è una donna gloriosa. Dopo la guerra (il
riferimento è alla sanguinosa guerra del Paraguay contro il Brasile avvenuta
tra il 1864 e il 1870, ndr) c'era rimasto un uomo per ogni otto donne. E
hanno fatto la scelta di avere figli, salvare la patria, la cultura, la fede.
Nella Chiesa si deve pensare alla donna in questa prospettiva. Non abbiamo
ancora fatto una teologia della donna. Bisogna farlo. Per quanto riguarda l'ordinazione delle donne, la Chiesa ha parlato e
ha detto no. Giovanni Paolo II si è pronunciato con una formulazione
definitiva, quella porta è chiusa. Ma ricordiamo che Maria è più importante
degli apostoli vescovi, e così la donna nella Chiesa è più importante dei
vescovi e dei preti».
Il rapporto con «nonno» Benedetto XVI
«L'ultima volta che ci sono stati due o tre Papi
insieme non si parlavano ma lottavano per vedere chi era il vero Papa. Io a
Benedetto XVI voglio tanto bene, è un uomo di Dio, un uomo umile, un uomo che
prega. Sono stato tanto felice quando è stato eletto Papa, e poi abbiamo visto
il suo gesto delle dimissioni... per me è un grande. Adesso abita in Vaticano e
c'è chi chiede: ma non ti ingombra? Non ti rema contro? No, per me è come avere
il nonno saggio in casa. Quando in famiglia c'è il nonno, è venerato ed è
ascoltato. Benedetto XVI non si immischia. Per me è come avere il nonno a casa,
è il mio papà. Se ho una difficoltà posso andare a parlargli, come ho fatto per
quel problema grosso di Vatileaks... Quando ha ricevuto i cardinali il 28
febbraio per accomiatarsi, ha detto: tra di voi c'è il nuovo Papa al quale io
prometto fin d'ora la mia obbedienza. È un grande!»
Sui sacramenti ai divorziati risposati
«È un tema che torna sempre. Credo che questo sia
il tempo della misericordia, questo cambio d'epoca in cui ci sono tanti
problemi anche nella Chiesa, anche per le testimonianze non buone di alcuni
preti. Il clericalismo ha lasciato tanti feriti e bisogna andare a curare
questi feriti con la misericordia. La Chiesa è mamma, e nella Chiesa si deve
trovare misericordia per tutti. E i feriti non solo bisogna aspettarli, ma
bisogna andarli a trovare. Credo sia il tempo della misericordia, come aveva
intuito Giovanni Paolo II che ha istituito la festa della Divina Misericordia.
I divorziati possono fare la comunione, sono i divorziati in seconda unione che
non possono. Bisogna guardare al tema nella totalità della pastorale matrimoniale.
Apro una parentesi: gli ortodossi ad esempio seguono la teologia dell'economia
e permettono una seconda unione. Quando si riunirà il gruppo degli otto
cardinali, nei primi tre giorni di ottobre, tratteremo come andare avanti nella
pastorale matrimoniale. Siamo in un cammino per una pastorale matrimoniale più
profonda. Il mio predecessore a Buenos Aires, il cardinale Quarracino diceva
sempre: "Per me la metà dei matrimoni sono nulli, perché si sposano senza
sapere che è per sempre, perché lo fanno per convenienza sociale, etc...".
Anche il tema della nullità si deve studiare».
Il caso Vatileaks
«Quando sono andato a trovare Benedetto XVI a
Castel Gandolfo, ho visto che sul tavolino c'era una cassa e una busta.
Benedetto XVI mi ha detto che nella cassa c'erano tutte le testimonianze delle
persone ascoltate dalla commissione dei tre cardinali sul caso Vatileaks,
mentre nella busta c'erano le conclusioni, il riassunto finale. Benedetto XVI
sapeva tutto a memoria. È un problema grosso, ma non mi sono spaventato!»
Gli ortodossi
«Le Chiese ortodosse hanno conservato la liturgia
che è tanto bella. Noi abbiamo perso un po' il senso dell'adorazione. Loro
adorano Dio e lo cantano, non contano il tempo. Una volta parlando dell'Europa
occidentale e della sua Chiesa mi hanno detto che "ex Oriente lux",
"ex Occidente luxus", cioè dall'Oriente la luce, dall'Occidente il
consumismo e il benessere che hanno fatto tanto male. Invece gli ortodossi
conservano questa bellezza di Dio al centro. Quando si legge Dostoevsky si
percepisce qual è l'anima russa e orientale. Abbiamo tanto bisogno di questa
aria fresca dell'Oriente, di questa luce».
Le accuse a Ricca, prelato dello IOR
«Nel caso di monsignor Ricca (il
prelato dello IOR accusato subito dopo la nomina di «condotta scandalosa» per
fatti risalenti a tredici anni fa, quando prestava servizio nella nunziatura in
Uruguay, ndr) ho fatto quello che il Diritto canonico indica di fare: una
investigazione previa. Non è stato trovato nulla di ciò di cui veniva accusato.
Non abbiamo trovato niente! Tante volte
nella Chiesa si vanno a cercare i peccati di gioventù e poi si pubblicano. Non
stiamo parlando di delitti, di reati, come gli abusi sui minori che sono
tutt'altra cosa, ma di peccati. Ma se una persona laica, o prete o suora ha
commesso un peccato e poi si è convertita e si è confessata, il Signore
perdona, dimentica. E noi non abbiamo il diritto di non dimenticare, perché
altrimenti rischiamo che il Signore non si dimentichi dei nostri peccati. Tante
volte penso a San Pietro che ha commesso il peccato più grave, ha rinnegato
Cristo. Eppure lo hanno fatto Papa. Però ripeto, su monsignor Ricca non abbiamo
trovato niente».
La lobby gay
«Si scrive tanto della lobby gay. Io
finora non ho trovato in Vaticano chi ha scritto "gay" sulla carta
d'identità. Bisogna distinguere tra l'essere gay, avere questa tendenza, e fare
lobby. Le lobby, tutte le lobby, non sono buone. Se una persona è gay e cerca
il Signore con buona volontà, chi sono io per giudicarlo? Il Catechismo della
Chiesa cattolica insegna che le persone gay non si devono discriminare, ma si
devono accogliere. Il problema non è avere questa tendenza, il problema è fare
lobby e questo vale per questo come per le lobby d'affari, le lobby politiche,
le lobby massoniche».
Il contenuto della borsa di cuoio nera
«Sono salito sull'aereo portando la
mia borsa perché sempre faccio così. Che cosa c'è dentro? Il rasoio, il
breviario, l'agenda e un libro da leggere: ho portato un libro su Santa
Teresina, della quale sono molto devoto. È normale portarsi la borsa, dobbiamo
essere normali, dobbiamo abituarci a essere normali e sono un po' sorpreso del
fatto che l'immagine della borsa abbia fatto il giro del mondo. Comunque non
era la valigetta con la chiave per la bomba nucleare...».
I cambiamenti e le resistenze nella Curia
Il lavoro di vescovo e di Papa
Sui prossimi viaggi
Il Papa che si sente «ingabbiato»
Sul movimento del rinnovamento carismatico
Sull'allestimento dell'aereo papale
I cambiamenti e le resistenze nella Curia
«I cambiamenti sono stati chiesti dai cardinali
prima del conclave, e poi c'è ciò che viene dalla mia personalità. Ad esempio
non potrei vivere da solo nel palazzo. L'appartamento papale è grande ma non è
lussuoso. Ma io non posso vivere da solo con un piccolo gruppetto di persone.
Ho bisogno di vivere con gente, di trovare gente. Per questo ho detto che sono
motivi "psichiatrici": psicologicamente non potevo e ognuno deve
partire dal suo modo di essere. Comunque anche gli appartamenti dei cardinali
sono austeri, quelli che conosco. Ognuno deve vivere come il Signore chiede di
vivere. Ma un'austerità generale è necessaria per tutti quelli che lavorano al
servizio della Chiesa. Ci sono santi in Curia, vescovi, preti e laici, gente
che lavora. Tanti che vanno dai poveri di nascosto o che nel tempo libero vanno
in qualche chiesa e esercitare il ministero. Poi c'è anche qualcuno che non è
tanto santo e questi casi fanno rumore perché, come sapete, fa più rumore un
albero che cade che una foresta che cresce. A me provoca dolore quando accadono
queste cose. Abbiamo questo monsignore (il riferimento è a Nunzio Scarano,
contabile dell'Apsa, ndr) che è in galera. Non è andato in galera perché
assomigliava alla beata Imelda! (espressione che si usa molto in Argentina
per dire che uno non è uno stinco di santo, ndr) Credo che la Curia è un
po' calata rispetto al livello che aveva un tempo, quando c'erano alcuni vecchi
curiali fedeli che facevano il loro lavoro. Abbiamo bisogno del profilo dei
vecchi curiali. Se c'è resistenza, ancora non l'ho vista. È vero che non ho
fatto tante cose, ma ho trovato aiuto, gente leale. A me piace la gente che mi
dice: "Io non sono d'accordo". Questi sono i collaboratori leali. Poi
ci sono quelli che davanti a te dicono su tutto "che bello", e poi
magari quando escono dicono il contrario. Ma di questi non ne ho ancora trovati.
Il lavoro di vescovo e di Papa
«Fare il lavoro di vescovo è una cosa bella. Il
problema è quando qualcuno cerca quel lavoro, questo non è tanto bello. C'è
sempre il pericolo di pensarsi un po' superiori agli altri, di sentirsi un po'
principe. Ma il lavoro di vescovo è bello: deve stare davanti ai fedeli, in
mezzo ai fedeli e dietro ai fedeli. Facendo il vescovo a Buenos Aires sono
stato felice. Ero tanto felice. E come Papa? Anche. Quando il Signore ti mette
lì, se tu accetti di fare quello che il Signore ti chiede, sei felice».
Sui prossimi viaggi
«Di definito non c'è niente. In Italia spero di
poter andare un giorno a trovare i miei parenti in Piemonte, mi piacerebbe
andare con l'aereo, un giorno soltanto. Il patriarca Bartolomeo mi ha invitato
a Gerusalemme in occasione dei cinquant'anni del viaggio di Paolo VI e
dell'incontro con Atenagora che avvenne lì. C'è un invito del governo
israeliano e dell'Autorità Palestinese. Non andrò per ora in America Latina: un
Papa latinoamericano che ha già fatto il primo viaggio in America Latina...
Arrivederci! In questo momento l'Argentina può aspettare. Si deve andare in
Asia, dove Benedetto XVI non ha avuto il tempo di recarsi. Il 30 novembre
volevo andare a Costantinopoli, per la festa di Sant'Andrea, ma non mi è
possibile per motivi d'agenda. C'è anche un invito a Fatima...».
Il Papa che si sente «ingabbiato»
«Sapeste quante volte ho avuto voglia di andare
per le strade di Roma! Mi piaceva tanto. Era una mia abitudine di camminare,
ero un «prete callejero». Ma questi della Gendarmeria sono buoni, tanto buoni,
e adesso mi lasciano fare qualcosa di più».
Il problema della sicurezza in Brasile
«A proposito di tutte le ipotesi fatte sulla
sicurezza: non c'è stato un incidente in tutta Rio de Janeiro in questi giorni.
E tutto è stato spontaneo. Con meno sicurezza ho potuto abbracciare la gente.
Ho voluto fidarmi di un popolo. È vero che c'era il rischio che ci fosse qualche
pazzo, ma c'è anche il Signore. Non ho voluto la macchina blindata perché non
si può blindare un vescovo dal suo popolo. Preferisco la pazzia di questa
vicinanza che fa bene a tutti».
Sul movimento del rinnovamento carismatico
«Alla fine degli anni Settanta e nei primi
Ottanta io non li potevo vedere. Una volta avevo detto che questi confondono
una celebrazione liturgica con una scuola di samba! Poi li ho conosciuti
meglio, mi sono convertito ho visto in modo in cui lavorano e a Buenos Aires ogni
anno dicevo messa per loro. Credo che i movimenti siano necessari, sono una
grazia dello Spirito. La Chiesa è libera, lo Spirito Santo fa quello ch vuole».
Sull'allestimento dell'aereo papale
«Questo aereo non ha allestimenti speciali, non
c'è il letto. Ho fatto fare una richiesta con una lettera o con una telefonata
per dire che non volevo allestimenti speciali sul volo».
Mi sento ancora gesuita
Cose belle e brutte di questi mesi
Mi sento ancora gesuita
«I gesuiti devono obbedire al Papa ma se il Papa
è gesuita a chi obbedisce? Forse al superiore generale? Mi sento gesuita come
spiritualità, mi penso come gesuita e penso come gesuita, ma non
ipocritamente».
Cose belle e brutte di questi mesi
«Tra le cose belle penso all'incontro con i
vescovi italiani. Tra quelle dolorose che mi sono entrate nel cuore c'è stata
la visita a Lampedusa, che mi ha fatto bene. Ho pensato con dolore a quelle
persone morte in mare prima di sbarcare, che sono vittime di un sistema
socio-economico mondiale. Ma la cosa peggiore che mi è capitata è una sciatica,
che ho avuto nel primo mese, a causa della poltrona dove mi sedevo per
ricevere. È stata dolorosissima e non la auguro a nessuno! Ciò che mi ha
sorpreso sono state le tante persone buone che ho trovato in Vaticano».
Giovanni XXIII e Wojtyla santi
Giovanni XXIII e Wojtyla santi
«Giovanni XXIII è un po' la figura del prete di
campagna, che ama ognuno dei suoi fedeli e questo l'ha fatto anche come vescovo
e come nunzio: pensate ai tanti certificati di battesimo falsi che ha fatto per
salvare gli ebrei quando era in Turchia. Aveva un grande senso dell'umorismo.
Da nunzio c'era chi in Vaticano non gli voleva molto bene e quando veniva a
Roma lo facevano aspettare a lungo. Non si è mai lamentato, recitava il
rosario, pregava il breviario. Era un mite. Venti giorni prima che Giovanni
XXIII morisse, monsignor Agostino Casaroli era andato da lui per spiegargli
com'era andata una sua missione in un Paese dell'Est, la Cecoslovacchia o
l'Ungheria, non ricordo bene. E prima che se ne andasse, il Papa gli ha
chiesto: "Lei continua ad andare a trovare i giovani carcerati?".
Casaroli rispose di sì. "Non li abbandoni mai!". E questo lo diceva a
un diplomatico che era andato a riferirgli la sua missione. Giovanni XXIII è un
grande, è stato un grande. Poi ha indetto il Concilio. Pio XII pensava di
farlo, ma le circostanze non erano mature. Giovanni non ha pensato alle
circostanze ma ha seguito lo Spirito Santo. Giovanni Paolo II è stato un grande
missionario della Chiesa. Andava, sentiva questo fuoco, è stato un San Paolo.
Per questo per me è grande. Canonizzarli insieme è un messaggio alla Chiesa:
sono bravi, sono bravi... Per quanto riguarda la data della canonizzazione, si
pensava all'8 dicembre, ma i poveri che non possono prendere l'aereo, dalla
Polonia vengono in bus e a dicembre le strade sono ghiacciate. Allora si deve
ripensare la data. O la festa di Cristo Re di quest'anno, ma è un po' difficile
perché è troppo presto dato che il concistoro per le canonizzazioni è fissato
per il 30 settembre, oppure la Domenica della Divina Misericordia del prossimo
anno».
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