Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 10 agosto 2013

Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore



XIX DOMENICA T.O.

     Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore (Lc 12,34); leggiamo queste parole di Gesù e ci viene subito in mente: “Amerai il Signore Dio tuo con  tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente” (Lc 10,27).
     Troppe   volte diamo per scontato di amare Dio
e, con troppa superficialità ci auto convinciamo di essere “buoni cristiani”. Scioccamente ho fatto parte anche io della categoria, ma oggi riconosco che, “ero stolto e non capivo” (Salmo 72,22).
     Cerchiamo di capire dov’è il nostro cuore e, solo allora comprenderemo qual è il nostro vero tesoro. Il tesoro, infatti, è ciò che è talmente prezioso per me, da attirarmi, tanto da occupare i miei pensieri e condizionare il mio agire. E’ inutile che ci illudiamo: ciò che non occupa mai i nostri pensieri e non muove le nostre azioni, non è il nostro tesoro.
     Dice Gesù: “La bocca … esprime ciò che dal cuore sovrabbonda” (Mt 12,34); la bocca è come l’imboccatura di un pozzo, ciò che esce è ciò che c’è dentro. Per capire qual è il mio tesoro, posso cominciare ad ascoltarmi: di cosa parlo spontaneamente più spesso con chi incontro? di sport; di lavoro; di sesso; si politica; di me ecc …? Se Dio e la fede sono rinchiusi solo nello spazio angusto della Domenica, posso davvero pensare che siano il mio tesoro? Posso illudermi di amare Dio se durante la settimana non ho bisogno di Lui; se non lo cerco, se non occupa i miei pensieri? Scrive il salmista: “Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te o Dio” (Salmo 62). Il Signore mi è indispensabile come l’acqua, senza la quale non si vive?
     Il “mondo” fa salti mortali per conquistare i propri “tesori” -  quanta fatica e ansia per far soldi, per mantenersi in forma, per conquistare una donna o un uomo, per essere apprezzati, per rimanere giovani e belli, per avere successo -,  dimenticando che “tutto passa, Dio solo resta” (Santa Teresa d’Avila); e io che sono di Cristo? Per che cosa spendo le miei energie? Sono davvero attratto dal Signore?
     I Santi, ai quali guardiamo troppo spesso solo come intercessori, ci testimoniano la loro insaziabile sete di Dio: essi sono innanzitutto cercatori di Dio e ci invitano a diventarli.
     E’ celebre un episodio che ha per protagonista sant’Antonio di Padova: “Mentre frate Antonio predicava a Firenze, morì un uomo molto ricco che non aveva voluto ascoltare le esortazioni del  Santo. I parenti del defunto vollero che i funerali fossero splendidi e invitarono frate Antonio a tenere l'elogio funebre. Grande fu la loro indignazione quando udirono il santo frate commentare le parole del Vangelo: «Dove è il tuo tesoro, ivi è il tuo cuore» (Mt 6,21), dicendo che il morto era stato un avaro e un usuraio. Per rispondere all'ira dei parenti ed amici il  Santo disse: "Andate a vedere nel suo scrigno e vi troverete il cuore". Essi andarono e, con grande stupore, lo trovarono palpitante in mezzo al denaro e ai gioielli. Chiamarono pure un  chirurgo perché aprisse il petto al cadavere. Questi venne, fece l'operazione e lo trovò senza cuore. Dinanzi a tale prodigio parecchi avari e usurai si convertirono e cercarono di riparare al male compiuto”.
     Un’altra parabola di Gesù ci riguarda oggi: “Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo” (Mt 13,44). La nostra vita è piena di realtà buone e preziose, da custodire con responsabilità, ma che, portano con sé il rischio di diventare fini e non mezzi e, quindi, di risultare tesori al posto di Dio. Ricordiamo quando Gesù dice: “Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo” (Lc 14,26)?
     Il tesoro è ciò che orienta le mie scelte concrete e le condiziona, per cui se Gesù non è il mio vero tesoro, sarà altro o altri a decidere per me, soprattutto quando la volontà di Dio e quella degli altri “tesori” sarà in concorrenza.
     Quanta maggior attenzione dobbiamo avere, affinché “tesori” decisamente meno preziosi, possano diventare i padroni della nostra esistenza. Il mio lavoro, per esempio, è un mezzo per mantenere dignitosamente me e i miei cari, per esprimere i miei doni o il fine della mia esistenza, che viene prima, non dico, solo di Dio, ma anche della mia famiglia? La politica è il prezioso strumento per portare la logica buona e bella del Vangelo nella società o la clava per colpire l’avversario? Lo sport è una legittima passione o un spaventoso idolo che consuma ogni mia attenzione?
     Parafrasando la vicenda dell’usuraio, dove troverebbero il mio cuore, se oggi rendessi l’anima a Dio?

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