Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 21 settembre 2013

Il Verbo si è fatto carne



XXV DOMENICA T.O.

     Il demonio non ha paura della fede,
quando rimane chiusa dentro le mura della chiesa. Fateci caso; anche i regimi più anticristiani e quindi antiumani, normalmente cercano di costituire delle Chiese nazionali facendo in modo che tutto sia sotto il controllo governativo e poi viene concessa la “libertà” di celebrare i riti dentro le chiese. Ciò che in nessun modo invece è tollerato, è che quella stessa fede celebrata, incida nelle scelte concrete della vita delle persone.
     Un cattolico però non può accettare questo, perché bisogna “dare a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di  Dio” e, come ci scrive l’apostolo Giovanni: “Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità” (1Gv 2,4). La fede cristiana ha bisogno di incarnarsi e di raggiungere tutti gli aspetti della vita della persona, perché “la fede senza le opere non ha valore” (Gc 2,20) .
     Madeleine Delbrel – straordinaria figura del cattolicesimo francese – scrive: “Il Verbo … vuol farsi carne in noi, impadronirsi di noi, perché con il suo cuore innestato sul nostro, con il suo spirito comunicante col nostro spirito, noi diamo un inizio nuovo alla sua vita in un altro luogo, in un altro tempo, in un’altra società umana” (La gioia di credere, 30).


     Il culto è essenziale nella vita di un cattolico – credente e non praticante, sono di fatto, una contraddizione in termini -, perché  è la via maestra, anche se non esclusiva, attraverso la quale il Signore ci raggiunge e ci trasforma. Noi veniamo a Messa, preghiamo, meditiamo la Parola e ascoltiamo con passione e amore la parola dei nostri pastori, per essere progressivamente trasformati in Cristo. Ecco allora che l’uomo nuovo, che cresce in questa relazione col Signore, vive gli aspetti della sua esistenza in modo nuovo e non lascia volutamente spazi nei quali Dio non ha voce in capitolo.
     Quando un cattolico comincia invece ad affermare: “sono cattolico, ma …” e impedisce al Signore di condizionare la sua esitenza, pubblica e privata, c’è probabilmente qualcosa che non va. Gesù ci chiamerebbe “ipocriti” – da ipokrites, attori che portavano la maschera e recitavano una parte -.
     Oggi il Signore ci chiama a prendere coscienza del nostro modo di vivere il rapporto con il denaro e l’economia. Anche l'economia per un cristiano è cristiana.
     Il racconto evangelico sembra, a prima vista, legittimare e lodare la disonestà, ma non è assolutamente così: anzi. Gesù dice che non si può servire Dio e mammona e chi è disonesto nel poco, sarà disonesto anche nel molto. Anche le parole del profeta Amos ci danno una chiave di lettura. A lui Dio ha detto: “Certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere” e fa riferimento a coloro che truffano con bilance false e approfittano della debolezza altrui.Quanti stanno approffittando della crisi economica per sfruttare i propri dipendenti, quasi ricattandoli!
     Nel Salmo 93 troviamo: “Fino a quando i malvagi, Signore, fino a quando i malvagi trionferanno?  … Dicono: «Il Signore non vede, il Dio di Giacobbe non intende».  Intendete, …   Chi ha formato l’orecchio, forse non sente? Chi ha plasmato l’occhio, forse non vede? (93,3;7ss).
     Il vero centro della parabola appena scoltata, è racchiuso nella constatazione che “i figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari, sono più scaltri dei figli della luce” (16,8).
     Chi sono i figli di questo mondo? Sono coloro che vivono al di fuori della logica evangelica, che pensano e agiscono in maniere tutta umana; i “figli della luce” invece, sono coloro che seguono Gesù – “la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9) -.
     Il Signore sottolinea la prontezza e la furbizia con cui il fattore cerca — senza un attimo di esitazione — di mettere al sicuro il proprio avvenire. Ebbene, il cristiano non dovrebbe essere altrettanto pronto, scaltro e risoluto nell’assicurarsi nel tempo presente il regno di Dio?
     Dal fattore non dobbiamo imparare la disonestà, ma la prontezza a fare di tutto per vivere da figli del Regno di Dio. Dobbiamo imparate per i nostri scopi a essere furbi e determinati come i figli di questo mondo lo sono per i loro.
O Signore,
che continuamente c'incitasti
a star svegli
a scrutare l'aurora
a tenere i calzari
e le pantofole,
fa' che non ci appisoliamo
sulle nostre poltrone
nei nostri anfratti
nelle culle in cui ci dondola


questo mondo di pezza,
ma siamo sempre attenti a percepire
il mormorio della tua Voce,
che continuamente passa
tra fronde della vita
a portare frescura e novità.
Fa' che la nostra sonnolenza
non divenga giaciglio di morte
e - caso mai - dacci Tu un calcio
per star desti
e ripartire sempre.

Madeleine Delbrel
    

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