XXIX DOMENICA T.O.
“Gesù diceva ai suoi
discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai”
(Lc 18,1).
Sembra proprio una delle solite
esagerazioni di Gesù. Come può pretendere che stiamo tutto i tempo in
preghiera? Non lo sa che abbiamo un sacco di cose da fare e che non possiamo
permetterci il lusso di sederci o di stare in ginocchio? Forse se ne potrà
parlare quando saremo in pensione oppure più semplicemente d’estate, durante le
vacanze, ma non certamente ora.
Queste son cose adatte, al
massimo, per i frati.
In realtà la preghiera è la conseguenza
inevitabile dell’amore, perché la preghiera è relazione. Tant’è che il monaco
Matta el Meskin afferma che: “Ogni
contatto con Dio è preghiera, ma non ogni preghiera è contatto con Dio”.
Quando amiamo una persona, non possiamo
fare a meno di cercarla, di ascoltarla, di condividere la nostra parte più
intima. Viceversa se non si ha il bisogno di stare con qualcuno, evidentemente
è perché quel qualcuno non è importante, non è essenziale per la propria vita.
La preghiera non è altro che questo:
l’esigenza vitale di stare con Dio. Come la terra non può generare vita senza
l’acqua, così il cristiano non può sopravvivere senza preghiera.
La preghiera autentica c’è e cresce
laddove c’è il desiderio di Dio: “Come la
cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te o Dio” o ancora “O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora io
ti cerco, ha sete di te l'anima mia, desidera te la mia carne in terra arida,
assetata, senz’acqua. Così nel santuario ti ho contemplato, …. Poiché il tuo amore vale più della vita,le mie
labbra canteranno la tua lode” (Salmo 62,2ss).
Dove c’è il desiderio, piano piano si
trova anche il modo e il tempo per pregare. Le persone che si amano non possono
stare sempre insieme, eppure il tempo per una telefonata, un sms, piuttosto che
un contatto su Faceebook o Skipe, lo trovano. Chi ama, cerca e non ha bisogno
di farsi guidare in questo. L’amore rende intrepidi e originali.
Per questo possiamo fare un piccolo abuso
e rileggere la parabola di Gesù, riconoscendo noi stessi nella figura del
giudice che non temeva Dio e, Dio stesso, in quella povera vedova in cerca di
ascolto. E’ il Signore che cerca noi, che con instancabile pazienza bussa alla
porta del nostro cuore, perché Egli sa, che senza di Lui, siamo incompleti e
inquieti.
Gridiamo con forza al Signore: “Vieni a
cercarci!” Non arrestarti davanti ai nostri rifiuti; aspettaci! Non avere paura
della nostra indifferenza, perché è solo frutto della nostra incoscienza, ma
non siamo cattivi”.
E’ davvero essenziale pregare? Non basta
un veloce segno della croce o un pensiero a Dio ogni tanto? Ti ripeto, la
preghiera è proporzionata all’amore: tanto ami, tanto preghi. Eppoi, come
scrive Matta el Meskin: “La nostra fede
in Cristo resterà senza forza fino a quando non l’avremo incontrato
personalmente, faccia a faccia, nel più profondo di noi stessi” (L’esperienza di Dio nella preghiera,
Qiqajon 9). Solo allora “Dio stesso, senza
che noi ce ne rendiamo conto, opera in noi il cambiamento, il rinnovamento e la
crescita dell’anima” (Id. 11). Come, quando entriamo in contatto con il
fuoco non possiamo rimanerne indenni, così non è possibile entrare in una
relazione profonda e personale con Dio e rimanere uguali: “L’uomo non può ritirarsi dalla presenza di Dio senza ottenere un
cambiamento essenziale, un rinnovamento che
non apparirà come improvvisa
esplosione, bensì come costruzione minuziosa e lenta quasi impercettibile” (Id.
11).
I santi, creature belle, originali, forti,
non sono altro che il frutto di questa relazione con Dio. E’ Dio che plasma i
santi e attraverso di loro risana la storia.
Guardate a san
Francesco, un uomo piccolo, solo; nel
giro di pochi anni (1209 – 1226) ha segnato indelebilmente il storia della
Chiesa e del mondo. Di lui si dice che “non
era tanto un uomo che prega, quanto piuttosto egli stesso tutto trasformato in
preghiera vivente” (1Cel LXI, 95).
Chiudo proprio
con una preghiera di Francesco: “Rapisca,
ti prego, o Signore, l'ardente e dolce forza del tuo amore la mente mia da tutte le cose che sono
sotto il cielo, perché io muoia per amore dell'amor tuo, come tu ti sei degnato morire per
amore dell'amor mio”.
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