Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 19 ottobre 2013

Pregare sempre



XXIX DOMENICA T.O.

     “Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai” (Lc  18,1).
     Sembra proprio una delle solite esagerazioni di Gesù. Come può pretendere che stiamo tutto i tempo in preghiera? Non lo sa che abbiamo un sacco di cose da fare e che non possiamo permetterci il lusso di sederci o di stare in ginocchio? Forse se ne potrà parlare quando saremo in pensione oppure più semplicemente d’estate, durante le vacanze, ma non certamente ora.
     Queste son cose adatte, al massimo, per i frati.

     In realtà la preghiera è la conseguenza inevitabile dell’amore, perché la preghiera è relazione. Tant’è che il monaco Matta el Meskin afferma che: “Ogni contatto con Dio è preghiera, ma non ogni preghiera è contatto con Dio”.
     Quando amiamo una persona, non possiamo fare a meno di cercarla, di ascoltarla, di condividere la nostra parte più intima. Viceversa se non si ha il bisogno di stare con qualcuno, evidentemente è perché quel qualcuno non è importante, non è essenziale per la propria vita.
     La preghiera non è altro che questo: l’esigenza vitale di stare con Dio. Come la terra non può generare vita senza l’acqua, così il cristiano non può sopravvivere senza preghiera.
     La preghiera autentica c’è e cresce laddove c’è il desiderio di Dio: “Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te o Dio” o ancora “O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti cerco, ha sete di te l'anima mia, desidera te la mia carne in terra arida, assetata, senz’acqua. Così nel santuario ti ho contemplato, ….  Poiché il tuo amore vale più della vita,le mie labbra canteranno la tua lode” (Salmo 62,2ss).
     Dove c’è il desiderio, piano piano si trova anche il modo e il tempo per pregare. Le persone che si amano non possono stare sempre insieme, eppure il tempo per una telefonata, un sms, piuttosto che un contatto su Faceebook o Skipe, lo trovano. Chi ama, cerca e non ha bisogno di farsi guidare in questo. L’amore rende intrepidi e originali.
     Per questo possiamo fare un piccolo abuso e rileggere la parabola di Gesù, riconoscendo noi stessi nella figura del giudice che non temeva Dio e, Dio stesso, in quella povera vedova in cerca di ascolto. E’ il Signore che cerca noi, che con instancabile pazienza bussa alla porta del nostro cuore, perché Egli sa, che senza di Lui, siamo incompleti e inquieti.
     Gridiamo con forza al Signore: “Vieni a cercarci!” Non arrestarti davanti ai nostri rifiuti; aspettaci! Non avere paura della nostra indifferenza, perché è solo frutto della nostra incoscienza, ma non siamo cattivi”.
     E’ davvero essenziale pregare? Non basta un veloce segno della croce o un pensiero a Dio ogni tanto? Ti ripeto, la preghiera è proporzionata all’amore: tanto ami, tanto preghi. Eppoi, come scrive Matta el Meskin: “La nostra fede in Cristo resterà senza forza fino a quando non l’avremo incontrato personalmente, faccia a faccia, nel più profondo di noi stessi” (L’esperienza di Dio nella preghiera, Qiqajon 9). Solo allora “Dio stesso, senza che noi ce ne rendiamo conto, opera in noi il cambiamento, il rinnovamento e la crescita dell’anima” (Id. 11). Come, quando entriamo in contatto con il fuoco non possiamo rimanerne indenni, così non è possibile entrare in una relazione profonda e personale con Dio e rimanere uguali: “L’uomo non può ritirarsi dalla presenza di Dio senza ottenere un cambiamento essenziale, un rinnovamento che  non  apparirà come improvvisa esplosione, bensì come costruzione minuziosa e lenta quasi impercettibile” (Id. 11).
     I santi, creature belle, originali, forti, non sono altro che il frutto di questa relazione con Dio. E’ Dio che plasma i santi e attraverso di loro risana la storia.
     Guardate a san Francesco, un uomo piccolo, solo;  nel giro di pochi anni (1209 – 1226) ha segnato indelebilmente il storia della Chiesa e del mondo. Di lui si dice che “non era tanto un uomo che prega, quanto piuttosto egli stesso tutto trasformato in preghiera vivente” (1Cel LXI, 95).    
     Chiudo proprio con una preghiera di Francesco: “Rapisca, ti prego, o Signore, l'ardente e dolce forza del tuo amore la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo, perché io muoia per amore dell'amor tuo, come tu ti sei degnato morire per amore dell'amor mio”.



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