Avvento - adventus, in latino - significa venuta,
arrivo.
È una parola usata già prima di Cristo, che designava la venuta
annuale della divinità pagana al tempio, per fare visita ai suoi fedeli. Si
credeva che il dio, la cui statua era oggetto di culto, rimanesse in mezzo a loro
durante la solennità.
Lo stesso termine era utilizzato nel
linguaggio comune, per indicare la prima
visita ufficiale di un personaggio importante, una volta assunto un alto
incarico. In alcune monete di Corinto, per esempio, si ritrova ancora la
memoria della venuta dell’imperatore Costantino, designata come adventus augusti.
L’Avvento è quindi tempo di attesa, per la
venuta di qualcuno. Quanto più egli è illustre e amato, tanto più sono esigenti
e ferventi i preparativi. Questa preparazione che normalmente si fa, nella vita
sociale, per ricevere una visita importante, noi cristiani la viviamo nella
vita spirituale.
La Santa Chiesa, nella sua plurisecolare
saggezza, ha istituito un periodo di preparazione al santo Natale di Cristo,
per sottolineare l'importanza di questo avvenimento e offrire l’opportunità di
prepararsi adeguatamente all’incontro.
A breve cominceremo a vedere lungo le
strade le luminarie, segno della festa imminente. Chi aspetta il mondo?
Purtroppo, in gran parte, Babbo Natale e
dopo pochi giorni la Befana. Due personaggi apparentemente innocui, ma che, in
realtà, hanno strappato il primato al Cristo, unico Salvatore del mondo.
Anche noi cristiani stiamo attendendo costoro?
E’ questo l’Avvento che stiamo per iniziare a vivere?
Chiaramente no!
Nel Nord dell’Europa esistono le
cosiddette Notti Polari, che hanno luogo durante l'inverno;
per alcuni mesi all’anno la notte dura 24 ore.
L’Avvento per i cristiani è come l’attesa
smaniosa della luce e del calore del sole per chi vive nella notte. Il tempo
liturgico dell’Avvento, quindi è caratterizzato soprattutto da un sentimento
gioioso, che ci invita a risvegliare l’attesa del ritorno glorioso di Cristo,
il quale, come il sole, “sorge da un estremo del cielo e la sua orbita
raggiunge l’altro estremo: nulla si sottrae al suo calore” (Salmo 19,7).
Esprimono bene questo tempo le bellissime parole di un inno:
“Guarisci la ferita sempre aperta
Incisa nel mio cuore dall’amore
Affretta l’ora e colma la distanza
Dal regno in cui attendo d’incontrarti”.
L’Avvento è memoria della sua prima venuta
nella storia, quando il “Verbo, che era
presso Dio e senza il quale nulla è stato fatto”, “si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,2;14); “quando Dio ha varcato il suo Cielo e si è
chinato sull'uomo; ha stretto alleanza con lui entrando nella storia di un
popolo; Egli è il re che è sceso in questa povera provincia che è la terra e ha
fatto dono a noi della sua visita assumendo la nostra carne, diventando uomo
come noi” (Benedetto XVI); questo però non ci basta, perché noi sappiamo
che il Cristo non sta nel nostro passato, ma tornerà alla fine dei tempi, per
portarci tutti nel suo Regno di giustizia e di pace. Gesù, poi vuole venire
ancora oggi a nascere nella nostra casa.
L’Avvento è quindi attesa di un evento futuro,
ma anche molto presente, perché il Signore viene continuamente nella nostra
vita. Al Signore che viene noi cantiamo:
La terra tanto amata non mi basta
L’amore chiede sempre nuovo amore
Soltanto tu consumi il desiderio
E sazi ogni fame dentro il cuore.
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