Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 24 novembre 2013

Affretta l’ora e colma la distanza dal regno in cui attendo d’incontrarti



     Avvento - adventus, in latino - significa venuta, arrivo.
È una parola usata già prima di Cristo, che designava la venuta annuale della divinità pagana al tempio, per fare visita ai suoi fedeli. Si credeva che il dio, la cui statua era  oggetto di culto, rimanesse in mezzo a loro durante la solennità.
     Lo stesso termine era utilizzato nel linguaggio comune, per  indicare la prima visita ufficiale di un personaggio importante, una volta assunto un alto incarico. In alcune monete di Corinto, per esempio, si ritrova ancora la memoria della venuta dell’imperatore Costantino, designata come adventus augusti.
    L’Avvento è quindi tempo di attesa, per la venuta di qualcuno. Quanto più egli è illustre e amato, tanto più sono esigenti e ferventi i preparativi. Questa preparazione che normalmente si fa, nella vita sociale, per ricevere una visita importante, noi cristiani la viviamo nella vita spirituale.
     La Santa Chiesa, nella sua plurisecolare saggezza, ha istituito un periodo di preparazione al santo Natale di Cristo, per sottolineare l'importanza di questo avvenimento e offrire l’opportunità di prepararsi adeguatamente all’incontro.
    A breve cominceremo a vedere lungo le strade le luminarie, segno della festa imminente. Chi aspetta il mondo? Purtroppo, in gran parte,  Babbo Natale e dopo pochi giorni la Befana. Due personaggi apparentemente innocui, ma che, in realtà, hanno strappato il primato al Cristo, unico Salvatore del mondo.
    Anche noi cristiani stiamo attendendo costoro? E’ questo l’Avvento che stiamo per iniziare a vivere?
     Chiaramente no!
     Nel Nord dell’Europa esistono le cosiddette Notti Polari, che hanno luogo durante l'inverno; per alcuni mesi all’anno la notte dura 24 ore.
     L’Avvento per i cristiani è come l’attesa smaniosa della luce e del calore del sole per chi vive nella notte. Il tempo liturgico dell’Avvento, quindi è caratterizzato soprattutto da un sentimento gioioso, che ci invita a risvegliare l’attesa del ritorno glorioso di Cristo, il quale, come il sole,  sorge da un estremo del cielo e la sua orbita raggiunge l’altro estremo: nulla si sottrae al suo calore” (Salmo 19,7). Esprimono bene questo tempo le bellissime parole di un inno:

Guarisci la ferita sempre aperta
Incisa nel mio cuore dall’amore
Affretta l’ora e colma la distanza
Dal regno in cui attendo d’incontrarti”.

     L’Avvento è memoria della sua prima venuta nella storia, quando il “Verbo, che era presso Dio e senza il quale nulla è stato fatto”, “si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,2;14); “quando Dio ha varcato il suo Cielo e si è chinato sull'uomo; ha stretto alleanza con lui entrando nella storia di un popolo; Egli è il re che è sceso in questa povera provincia che è la terra e ha fatto dono a noi della sua visita assumendo la nostra carne, diventando uomo come noi” (Benedetto XVI); questo però non ci basta, perché noi sappiamo che il Cristo non sta nel nostro passato, ma tornerà alla fine dei tempi, per portarci tutti nel suo Regno di giustizia e di pace. Gesù, poi vuole venire ancora oggi a nascere nella nostra casa.
     L’Avvento è quindi attesa di un evento futuro, ma anche molto presente, perché il Signore viene continuamente nella nostra vita. Al Signore che viene noi cantiamo:
La terra tanto amata non mi basta
L’amore chiede sempre nuovo amore
Soltanto tu consumi il desiderio
E sazi ogni fame dentro il cuore.



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