Un nuovo gruppo di martiri appartenenti dell’Ordine dei Frati Minori e
all’Ordine Francescano Secolare si aggiunge al martiriologio
francescano. I nuovi beati si inseriscono nel più ampio gruppo di 502
martiri che saranno beatificati a Tarragona (Spagna). Essi offrirono la loro
eroica testimonianza di fede nel corso della cruenta persecuzione
religiosa in Spagna nel 1936.
ANTONIO FAÚNDEZ LÓPEZ, SACERDOTE OFM è il capogruppo
dei martiri della Provincia di Cartagena. Nacque a la Hiniesta, diocesi
di Zamora, il 23 luglio 1907. Fu battezzato due giorni dopo nella
parrocchia di Santa María La Real con il nome di Miguel. Nella stessa
parrocchia ricevette la cresima il 9 luglio 1916.
Dopo un’infanzia caratterizzata da un’indole pia e docile, a 12 anni entrò nel Colegio Serafico di Cehegín (Murcia). Fece il noviziato a Jumilla, ed emise la professione perpetua il 15 agosto 1928 nel convento di Orihuela. Il giovane frate era apprezzato da tutti per il suo carattere sereno e amabile, amante della semplicità. Al termine del corso teologico fu ordinato sacerdote l’8 febbraio 1931 nel convento di Santa Ana de Orihuela, dove rimase per due anni.
Dopo un’infanzia caratterizzata da un’indole pia e docile, a 12 anni entrò nel Colegio Serafico di Cehegín (Murcia). Fece il noviziato a Jumilla, ed emise la professione perpetua il 15 agosto 1928 nel convento di Orihuela. Il giovane frate era apprezzato da tutti per il suo carattere sereno e amabile, amante della semplicità. Al termine del corso teologico fu ordinato sacerdote l’8 febbraio 1931 nel convento di Santa Ana de Orihuela, dove rimase per due anni.
Fu poi destinato come professore di letteratura nel collegio
Seminario di Cehegín, e qui si dedicò pure al ministero della
predicazione, della confessione e alla direzione della Gioventù
Antoniana. L’11 marzo 1936 i miliziani assalirono il convento di Cehegín
e per fr Antonio ebbe inizio un tempo di pericolo e di itineranza in
vari luoghi, mentre cercava di mettersi in salvo. Fu in un primo momento
nel convento di Lorca e da qui, il 23 luglio si diresse verso
Altobordo. Rientrato a Cehegín, si rifugiò a Orihuela (Alicante) e
quindi in Bullas nella casa di José García Pascual. La sera dell’ 11
novembre 1936, i miliziani vennero a prelevarlo con il pretesto di
condurlo al comitato. Fr. Antonio, cosciente del pericolo di morte,
chiese l’assoluzione a Don Fermín García, figlio del padrone di casa.
Una volta nella strada, rendendosi conto che veniva condotto al
supplizio, prese a correre gridando “Viva la Vergine del Rosario e viva
Cristo Re!”. Raggiunto dai proiettili dei miliziani, morì martire per le
strade di Bullas.
BUENAVENTURA MUÑOZ MARTÍNEZ, RELIGIOSO OFM nacque
il 7 dicembre 1912 nel distretto di Santa Cruz, nel piano de Brujas, in
Provincia di Murcia. Fu battezzato il giorno successivo con il nome di
Baltazar Mariano. Crebbe in un contesto familiare ricco di fede e di
opere di misericordia. Verso i cinque anni restò orfano di entrambi i
genitori. Suo fratello maggiore, Antonio, che aveva appena 15 anni, si
fece carico della famiglia. Quando poi si sposò, Baltazar andò a vivere
con lui. Crebbe affezionato alle pratiche religiose, al rispetto dei
sacerdoti, alla preghiera del rosario. Divideva il suo tempo tra scuola e
cura del gregge, che conduceva al pascolo. Il 27 giugno 1920 fece la
sua prima comunione. Dando chiari segni di vocazione entrò in seminario a
14 anni nel collegio serafico di Cehegín. Nel 1930 iniziò il noviziato
nel convento di Santa María La Real de las Huertas. Con l’abito assunse
il nome di Bonaventura. Fu uno studente modello, amato da tutti e molto
stimato.
Nel mese di aprile 1931 fu costretto per la prima volta ad
allontanarsi dal convento e fare ritorno in famiglia per il manifestarsi
dei primi moti di persecuzione. Dopo il 24 luglio 1936 abbandonò
definitivamente il convento. Nelle prime ore del 4 settembre 1936 fu
arrestato nella sua casa, sotto gli occhi dei fratelli, e condotto al
luogo del martirio insieme a Don Pedro Sánchez Barba. Il suo corpo
insanguinato, ma con il sorriso sulle labbra, fu raccolto dai fratelli
alcune ore dopo, sulla strada che conduce a Espinardo, nella località
detta Cuello de la Tinaja.
DON PEDRO SÁNCHEZ BÁRBA, SACERDOTE DIOCESANO, nacque
il 1 luglio 1895 nell’azienda chiamata Llano de Brujas. Il giorno
successivo i pii genitori lo condussero al fonte battesimale nella
chiesa di nostra Signora de las Lágrimas en Baena. Ricevette la
confermazione iL 13 luglio 1898.
Obbedendo alla chiamata del Signore entrò nel seminario di San Fulgencio in Murcia dove fu ordinato sacerdote nel 1919. I suoi primi incarichi furono di economo del seminario, amministratore del periodico cattolico “La Verdad” e animatore della “Confederación Católica Agraria”.
Nel 1931 fu assegnato alla parrocchia di San Bartolomeo, una delle più importanti di Murcia. Lascio un ottimo ricordo di se presso i parrocchiani, per i quali fondò molte associazioni tra le quali l’Azione Cattolica. Si distinse per il ministero della predicazione, la cura della gioventù la sollecitudine per i poveri e gli abbandonati.
Obbedendo alla chiamata del Signore entrò nel seminario di San Fulgencio in Murcia dove fu ordinato sacerdote nel 1919. I suoi primi incarichi furono di economo del seminario, amministratore del periodico cattolico “La Verdad” e animatore della “Confederación Católica Agraria”.
Nel 1931 fu assegnato alla parrocchia di San Bartolomeo, una delle più importanti di Murcia. Lascio un ottimo ricordo di se presso i parrocchiani, per i quali fondò molte associazioni tra le quali l’Azione Cattolica. Si distinse per il ministero della predicazione, la cura della gioventù la sollecitudine per i poveri e gli abbandonati.
Entrò a far parte del Terz’Ordine Francescano, di cui sempre
indossava il cingolo, ed esercitò mirabilmente la povertà e la
mortificazione. Quando si fecero frequenti gli attenatati alle chiese e
alle comunità religiose, il Servo di Dio molte volte durante la notte
montò la guardia insieme ad altri giovani di Azione Cattolica,
nell’intento di preservare la chiesa parrocchiale da eventuali attentati
incendiari.
Nella notte tra il 3 re il 4 settembre 1936 fu catturato dai
milizaini nella propria abitazione, insieme al fratello Fulgenzio che
invano aveva tentato di proteggerlo con una scusa. Condotto al luogo del
martirio, insieme al fratello Fulgenzio e a Fr. Buenaventura Muñoz
Martínez, invitato a dichiarasi fascista, rispose: “Non abbiamo nulla di
fascista. Di me, come sacerdote fate quello che volete, ma liberate mio
fratello, che si prende cura di mia madre inferma e per la quale è
l’unico appoggio”. In quell’istante partì una prima scarica di colpi che
ferì gravamente i tre prigionieri. Mentre cadevano al suolo, furono
nuovamente fucilati e di essi solo Fulgenzio sopravvisse
miracolosamente, divenendo testimone privilegiato del martirio di Don
Pedro e di Fra Buenaventura.
DON FULGENCIO MARTÍNEZ GARCÍA, SACERDOTE DIOCESANO
nacque a Rivera de Molina (Murcia) il 14 agosto 1911. Fu battezzato il
giorno dell’Assunzione di Maria al Cielo nella parrocchia del Sagrado
Corazón de Jesús. L’ambiente familiare gli trasmise una solida
formazione cristiana che lo indirizzò verso la vocazione sacerdotale. Il
13 gennaio 1919 ricevette la cresima e il 29 maggio fece la sua prima
comunione. Come lo zio materno entrò nel seminario di San José de
Murcia. Qui diede prova delle qualità umane e spirituali che presagivano
il suo santo sacverdozio.
Nel 1933-’34 prestò servizio militare: fu un periodo non facile per
il pessimo ambiente morale nel quale venne a trovarsi, ma che fu un buon
banco di prova per la sua fortezza. Il 15 giugno 1935 fu ordinato
sacerdote e quindi av viato alla rettoria de La Paca, nella campagna di
Lorca, in Provincia di Murcia. Nello stesso giorno della sollevazione
nazuionale, il 18 luglio 1936 trav i molti sacerdoti arrestati fu anche
Fulgenzio. Condotto al carcere di Lorca fu dichiarato prigioniero
politico. Il 28 settembre fu trasferito nella chiesa di San Giovanni di
Murcia, trasformata in carcere per essere giudicato dal tribunale
popolare. La condanna a morte fu emessa il 2 ottobre, venerdi, con la
falsa accusa di aver affermato “E’ caduto il governo dei traditori”, ma
in verità con l’unica colpa di essere sacerdote di Cristo. Quando il
giorno succesivo gli fu comunicata la notizia, manifestò serenità e
gioia di offrire la vita per la fede. Nella sua ultima lettera ai
genitori, il 4 ottobre 1936 scriveva: “Non soffrite per la mia morte,
perché mi sento molto onorato di soffrire per Cristo. Vado allegro e
contento alla morte e la offro in riparazione dei miei peccati e
affinchè abbia preston temrine questo lutto che va insanguinando la
Spagna. Che questo sangue che scorre sia seme di buoni cristiani e
occasione di una regenerazione spirituale della patria”. Condotto al
campo di tiro di Espinardo rifiutò di essere bendato e di fronte al
plotone di esecuzione gridò le sue ultime parole. “Viva Cristo Re e viva
la Spagna Cat…”
La fama del martirio dei quattro Servi di Dio si diffuse nella
comunità ecclesiale, per cui dal 1963 al 1964 si celebrò presso la
Diocesi di Cartagena il Processo Informativo, la cui validità giuridica
fu riconosciuta dalla Congregazione delle Cause dei Santi il 5 giugno
1992. Preparata la Positio super adserto martyrio, il 25 settembre 2009
si celebrò il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi, che espresse
parere favorevole. I Padri Cardinali e Vescovi nella Sessione Ordinaria
del 16 novembre 2010, riconobbero che i suddetti Servi di Dio furono
uccisi per la loro fedeltà a Cristo e alla Chiesa. Il Santo Padre
Benedetto XVI il 10 dicembre 2010 autorizzò la Congregazione delle Cause
dei Santi a pubblicare il Decreto super martyrio.
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