Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 30 novembre 2013

Vieni Signore, non tardare



I DOMENICA DI AVVENTO

     “Non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti” (Mt 24,39); “se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa
(24,43). Certo che, se leggiamo queste parole, senza tenere conto di tutto ciò che Gesù ha detto e fatto, con la sua stessa vita spesa fino alla morte per noi, rischiamo di prendere paura. Il diluvio infatti parla di distruzione generalizzata e il riferimento al ladro, certamente non ci consola - da che mondo è mondo, i ladri non hanno mai portato nulla di buono - .
     L’Avvento avrebbe dunque la funzione di spaventarci? Di farci ricordare che siamo destinati a un giudizio severo, per cui è bene mettersi in riga? I cristiani sono persone che rispettano le regole per paura delle punizioni?  
     Innanzitutto ricordiamoci bene: l’Avvento ci prepara al Natale di Nostro Signore Gesù Cristo, ossia alla memoria di Dio che si è incarnato; Egli ha scelto di farsi bambino, una creatura fragile della quale tutti avrebbero potuto fare ciò che ne volevano - infatti Erode ha cercato di sbarazzarsene -. Un neonato è tutto meno che pericoloso. Nascendo, è come se Dio avesse detto: “Non avere paura di me”. Dio poi, non cambia idea, soprattutto non cambia la propria natura: Dio è amore.
     Allora che cosa ci vogliono dire i testi di oggi?
     Dio è venuto già una volta nella storia incarnandosi e tornerà per portare a compimento la storia; ogni giorno, inoltre, Egli “bussa alla porta” di ogni uomo e donna di questo mondo, per essere accolto in casa. Per questo penso esprimano bene il tempo dell’Avvento le parole del Cantico dei Cantici:

“Una voce! L’amato mio!
Eccolo, viene

Ora l’amato mio prende a dirmi:
«Àlzati, amica mia,
mia bella, e vieni, presto!
Perché, ecco, l’inverno è passato,
è cessata la pioggia, se n’è andata”
(Ct 2,9;10s).


     L’Avvento è tempo di gioia, non di paura; il grido che scaturisce dal cuore è: “Affretta l’ora e colma la distanza dal regno in cui attendo d’incontrarti(Inno della Liturgia delle Ore).
     Scrive papa Francesco nella sua esortazione apostolica: “invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non c’è motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non è per lui, perché  «nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore».
Chi rischia, il Signore non lo delude, e quando qualcuno fa un piccolo passo verso Gesù, scopre che Lui già aspettava il suo arrivo a braccia aperte. Questo è il momento per dire a Gesù Cristo: «Signore, mi sono lasciato ingannare, in mille maniere sono fuggito dal tuo amore, però sono qui un’altra volta per rinnovare la mia alleanza con te. Ho bisogno di te.
Riscattami di nuovo Signore, accettami ancora una volta fra le tue braccia redentrici» (Evangelii Gaudium).
     Eccoci chiamati ancora una volta. Il Signore ci vuole portare nella “gioia piena e dolcezza senza fine alla sua destra” (Salmo 15,11).

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