Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

lunedì 16 dicembre 2013

La parola del Papa

Prepararsi al Natale facendo un po’ di silenzio per ascoltare il Signore che parla con la tenerezza di un padre e di una mamma. É l’invito espresso da papa Francesco durante la Messa.

Il Pontefice ha preso spunto dalla lettura tratta dal profeta Isaia, mettendo in evidenza non tanto «quello che dice il Signore», ma «come lo dice». Francesco ha osservato che il Signore parla all’uomo come un papà e una mamma con il loro bimbo: «Quando il bambino fa un brutto sogno, si sveglia, piange… papà va e dice: non temere, non temere, ci sono io, qui. Così ci parla il Signore. “Non temere, vermiciattolo di Giacobbe, larva di Israele”. Il Signore ha questo modo di parlarci - ha sottolineato Francesco - si avvicina… Quando guardiamo un papà o una mamma che parlano al loro figliolo, noi vediamo che loro diventano piccoli e parlano con la voce di un bambino e fanno gesti di bambini. Uno che guarda dal di fuori può pensare: ma questi sono ridicoli! Si rimpiccioliscono, proprio lì, no? Perché l’amore del papà e della mamma ha necessità di avvicinarsi, dico questa parola: di abbassarsi proprio al mondo del bambino».  E poi ha aggiunto: «Eh sì: se papà e mamma gli parlano normalmente, il bambino capirà lo stesso; ma loro vogliono prendere il modo di parlare del bambino. Si avvicinano, si fanno bambini. E così è il Signore».

I teologi greci – ha rammentato il Pontefice – spiegavano questo comportamento di Dio con «una parola ben difficile: la synkatábasi», ovvero «la condiscendenza di Dio che discende a farsi come uno di noi». «E poi, il papà e la mamma dicono anche cose un po’ ridicole al bambino - ha proseguito il Papa - “Ah, amore mio, giocattolo mio …”, e tutte queste cose». Così come «anche il Signore lo dice: “Vermiciattolo di Giacobbe”, “tu sei come un vermiciattolo per me, una cosina piccolina, ma ti amo tanto”». Ecco che questo «è il linguaggio del Signore, il linguaggio d’amore di padre, di madre».  Dunque «Parola del Signore? Sì, sentiamo quello che ci dice. Ma anche vediamo come lo dice. E noi dobbiamo fare quello che fa il Signore, fare quello che dice e farlo come lo dice: con amore, con tenerezza, con quella condiscendenza verso i fratelli». Il Papa, citando l’incontro di Elia con il Signore, ha spiegato che Dio è come «la brezza soave», o - come si legge nel testo originale – «un filo sonoro di silenzio»: così «si avvicina il Signore, con quella sonorità del silenzio propria dell’amore. Senza dare spettacolo». E «si fa piccolo per farmi potente; Lui va alla morte, con quella condiscendenza, perché io possa vivere»

Francesco ha concluso pensando al Natale: «Questa è la musica del linguaggio del Signore, e noi nella preparazione al Natale dobbiamo sentirla: ci farà bene sentirla, ci farà tanto bene. Normalmente, il Natale sembra una festa di molto rumore: ci farà bene - ha esortato - fare un po’ di silenzio e sentire queste parole di amore, queste parole di tanta vicinanza, queste parole di tenerezza… “Tu sei un vermiciattolo, ma io ti amo tanto!”. Per questo. E - ha ribadito - fare silenzio, in questo tempo in cui, come dice il prefazio, noi siamo vigilanti in attesa».

Nessun commento:

Posta un commento