Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 4 gennaio 2014

Luce gentile



II DOMENICA dopo NATALE

     In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio … e il Verbo si fece carne” (Gv 1,1;14). Giovanni non dice che il Verbo divenne uomo, ma “si fece carne”; il significato è sostanzialmente lo steso, ma il termine carne – sarx, indicando proprio la sostanza molle del corpo vivente, che copre le ossa ed è irrorata dal sangue, mostra in maniera più chiara, che Dio è divenuto uno di noi – niente lo differenzia da noi, se non il peccato -.
     Perché, Cristo Gesù
pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini?” (Fil 2,6s). Perché prendere questa nostra natura, che porta con sé bellezza, lo sappiamo, ma anche tanta fatica?
     Scrive sant’Atanasio: “Come un bravo maestro che ha cura dei suoi discepoli, istruisce quelli che non possono ricavare profitto da lezioni più difficili abbassandosi fino al loro livello con spiegazioni più semplici” (Sant’Atanasio, L’incarnazione del Verbo, 15). Ricordate anche le parole di Gesù sulla pecora smarrita? «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa” (Lc 15,4ss). In mille modi diversi Dio poteva riportarci a casa; sarebbe bastato inviare un esercito di angeli - magari i nostri angeli custodi, che ci conoscono così bene e sanno trattare con noi -, invece ha scelto di raggiungerci personalmente. Dio continua a cercarci, instancabilmente e niente è troppo per Lui, pur di salvarci. Per questo faccio miei le parole del Salmo: “Mi sono perso come pecora smarrita; cerca il tuo servo” (119,176).
     Di Dio incarnato si parla più volte definendolo luce, che “splende nelle tenebre; luce vera”. Lo stesso evangelista afferma: “Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna. Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo bugiardi e non mettiamo in pratica la verità” (1Gv 1,6). Tenebre e luce sono incompatibili.
     Proviamo a immaginare di entrare in una stanza buia, di notte; non riusciremmo a distinguere nulla; anche quando gli occhi cominciassero ad abituarsi, potremmo solo riconoscere i contorni delle cose, ma niente di più. Non vedremmo i colori, non riconosceremmo gli oggetti più piccoli e nascosti, non potremmo sapere se c’è pulito o meno; non vedremmo eventuali ostacoli. Così è la vita dell’uomo senza la luce: impossibilità di conoscere fino in fondo se stesso e la realtà che lo circonda.
     Dio-Luce è colui che ci permette di vedere, non solo di guardare la realtà. La fede non ci rende ciechi, bensì capaci di vedere ciò che nessun altro vede. Lo dice chiaramente san Paolo: “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano. Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito” (1Cor 2,9s).
     C’è però chi ama la tenebra, per questo Giovanni di dice che “le tenebre non l’hanno vinta”. Il verbo greco katelaben, significa conquistare, vincere, ma anche riceve, accogliere. C’è indiscutibilmente una parte del mondo che non vuole la luce, ma è impossibile che la tenebra vinca. Le tenebre non possono inghiottire la luce, ma purtroppo la combattono instancabilmente.  


Conducimi tu, luce gentile,
conducimi nel buio che mi stringe,
la notte è scura la casa è lontana,
conducimi tu, luce gentile.

Tu guida i miei passi, luce gentile,
non chiedo di vedere assai lontano
mi basta un passo, solo il primo passo,
conducimi avanti, luce gentile. 

Non sempre fu così, te non pregai
perché tu mi guidassi e conducessi,
da me la mia strada io volli vedere,
adesso tu mi guidi, luce gentile.

Io volli certezze, dimentica quei giorni,
purché l’amore tuo non mi abbandoni,
finché la notte passi tu mi guiderai
sicuramente a te, luce gentile
(Beato Cardinal Newman).


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