Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 22 marzo 2014

Come pecora smarrita vado errando

III DOMENICA QUARESIMA

Il Signore rende sicuri i passi dell’uomo e si compiace della sua via. Se egli cade, non rimane a terra, perché il Signore sostiene la sua mano” (Salmo 37, 23s). Oggi vediamo realizzate queste parole. Gesù non incontra per caso la Samaritana; è andato lì apposta per incontrarla e rialzarla.
E' stanco, non solo per il cammino e il caldo soffocante, ma proprio perché Lui è il Pastore Buono in cerca della pecora smarrita, che instancabilmente cammina per le strade del mondo.
In quella donna riconosciamo tutti coloro che per una qualche ragione si sono persi. Gesù bussa a ogni porta e dice: “Sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20).
Grazie Signore, perché mai ci abbandoni, girandoci le spalle scandalizzato, nonostante le nostre lentezze o i rifiuti. Grazie perché continui a cercarci e non hai paura della fatica. Ancora una volta ti diciamo: “Mi sono perso come pecora smarrita; cerca il tuo servo” (Salmo 119,176).
Quando Dio ci trova, non dice: “Continua pure a vagare disorientato; mangia il pane che non sazia e bevi acqua avvelenata”, tutt'altro: ci vuole sani e liberi. Solo il diavolo continua a offrirci frutti belli fuori, ma pieni di veleno mortale.
Sono altamente illuminati le parole di papa Francesco: “Misericordia significa né manica larga né rigidità. Ritorniamo al sacramento della Riconciliazione. … Né il lassista né il rigorista rende testimonianza a Gesù Cristo, perché né l’uno né l’altro si fa carico della persona che incontra. Il rigorista si lava le mani: infatti la inchioda alla legge intesa in modo freddo e rigido; il lassista invece si lava le mani: solo apparentemente è misericordioso, ma in realtà non prende sul serio il problema di quella coscienza, minimizzando il peccato. La vera misericordia si fa carico della persona, la ascolta attentamente, si accosta con rispetto e con verità alla sua situazione, e la accompagna nel cammino della riconciliazione. E questo è faticoso! Sì, certamente! Il sacerdote veramente misericordioso si comporta come il Buon Samaritano… ma perché lo fa? Perché il suo cuore è capace di compassione, è il cuore di Cristo!”. ... La misericordia invece accompagna il cammino della santità, la accompagna e la fa crescere…”.
Alla Samaritana, Gesù non dice: “Sei una donna corrotta e scandalosa!”, ma con delicatezza la fa crescere, l'aiuta a guardarsi dentro a dare un nome al peccato che la abita. Lei stessa arriva a gridare: “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto” (Gv 4,29). Non è offesa o arrabbiata, semplicemente stupita.
Perché l'ha accostata Gesù? Per offrirle da bere. Non però l'acqua del pozzo, ma quell'”acqua viva” che, chi la beve, “non avrà più sete in eterno” (4,14). Il Signore sa che l'essere umano soffre, perché “ha abbandonato (la) sorgente di acqua viva; e si è scavato cisterne piene di crepe, che non trattengono l'acqua” (Ger 2,13), per questo Geremia grida: “E ora perché corri verso l'Egitto a bere l'acqua del Nilo? Perché corri verso l'Assiria a bere l'acqua dell'Eufrate?” (Ger 2,18). E' la tentazione di tutti i tempi, anche dei nostri, cercare di dissetarsi a ogni fonte, tranne all'unica capace di sanare la nostra sete.
Oggi Gesù è qui, vicino a ciascuno di noi e dice: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva» (Gv 7,37s). E' come se dicesse: “Tu che hai sete di pace, di bene, di bellezza, di gioia, d'amore, di perdono, di verità … vieni, lasciati raggiungere e torna a casa con me. Non avere paura, non sono qui per sgridarti né per punirti, ma solo per salvarti”.

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