Discorso in occasione del conferimento del Premio Nobel per la Pace – (trad. it. Di Paolo Burghignoli) Oslo, 10 dicembre 1979
Poiché ci troviamo qui riuniti insieme penso che sarebbe bello per
ringraziare Dio per il premio Nobel per la pace che pregassimo con una
preghiera di S. Francesco d’Assisi che mi sorprende sempre molto – noi
diciamo questa preghiera ogni giorno dopo la Santa Comunione, perché è
molto adatta a ciascuno di noi, e penso sempre che quattro-cinquecento
anni fa quando S. Francesco d’Assisi compose questa preghiera dovevano
avere le stesse difficoltà che abbiamo oggi, visto che compose una
preghiera così adatta anche a noi.
Penso che alcuni di voi ce l’abbiano già, dunque pregheremo insieme.
Ringraziamo Dio per l’opportunità che abbiamo tutti insieme oggi, per
questo dono di pace che ci ricorda che siamo stati creati per vivere
quella pace, e Gesù si fece uomo per portare questa buona notizia ai
poveri. Egli essendo Dio è diventato uomo in tutto eccetto che nel
peccato, e ha proclamato molto chiaramente di essere venuto per portare
questa buona notizia. La notizia era pace a tutti gli uomini di buona
volontà e questo è qualcosa che tutti vogliamo – la pace del cuore – e
Dio ha amato il mondo tanto da dare suo Figlio – è stato un dono – è
come dire che a Dio ha fatto male dare, perché ha amato tanto il mondo
da dare suo Figlio, e lo dette alla Vergine Maria, e lei allora che cosa
fece? Appena arrivò nella sua vita, fu subito ansiosa di darne la buona
notizia, e appena entrò nella casa di sua cugina, il bambino – il
bambino non ancora nato – il bambino nel grembo di Elisabetta, sussultò
di gioia. Era un piccolo bambino non ancora nato, fu il primo messaggero
di pace.
Riconobbe il Principe della Pace, riconobbe che Cristo era venuto a
portare una buona notizia per me e per te. E se non fosse abbastanza –
se non fosse abbastanza diventare uomo – egli morì sulla croce per
mostrare quell’amore più grande, e morì per voi e per me e per quel
lebbroso e per quell’uomo che muore di fame e per quella persona nuda
nelle strade non solo di Calcutta ma dell’Africa, e New York, e Londra, e
Oslo – e insistette che ci amassimo gli uni gli altri come lui ci ha
amato. Lo abbiamo letto molto chiaramente nel Vangelo – amatevi come io
vi ho amato – come io vi amo – come il Padre ha amato me così io amo voi
– e tanto più forte il Padre lo ha amato, tanto da donarcelo, e quanto
ci amiamo noi, noi pure dobbiamo donarci gli uni agli altri finché non
fa male. Non è abbastanza per noi dire: amo Dio, ma non amo il mio
prossimo. San Giovanni dice che sei un bugiardo se dici di amare Dio e
non il prossimo. Come puoi amare Dio che non vedi se non ami il prossimo
che vedi, che tocchi, con cui vivi? Così è molto importante per noi
capire che l’amore, per essere vero, deve fare male.
Ha fatto male a Gesù amarci, gli ha fatto male. E per essere sicuro
che ricordassimo il suo grande amore si fece pane della vita per
soddisfare la nostra fame del suo amore. La nostra fame di Dio, perché
siamo stati creati per questo amore. Siamo stati creati a sua immagine.
Siamo stati creati per amare ed essere amati, ed egli si è fatto uomo
per permettere a noi di amare come lui ci ha amato. Egli è l’affamato -
il nudo – il senza casa – l’ammalato – il carcerato – l’uomo solo –
l’uomo rifiutato – e dice: l’avete fatto a me. Affamato del nostro
amore, e questa è la fame dei nostri poveri. Questa è la fame che voi e
io dobbiamo trovare, potrebbe stare nella nostra stessa casa. Non
dimentico mai l’opportunità che ebbi di visitare una casa dove tenevano
tutti questi anziani genitori di figli e figlie che li avevano
semplicemente messi in un istituto e forse dimenticati.
Sono andata là, ho visto che in quella casa avevano tutto, cose
bellissime, ma tutti guardavano verso la porta. E non ne ho visto uno
con il sorriso in faccia. Mi sono rivolta alla Sorella e le ho
domandato: come mai? Com’è che persone che hanno tutto qui, perché
guardano tutti verso la porta, perché non sorridono? Sono così abituata a
vedere il sorriso nella nostra gente, anche i morenti sorridono, e lei
disse: questo accade quasi tutti i giorni, aspettano, sperano che un
figlio o una figlia venga a trovarli. Sono feriti perché sono
dimenticati – e vedete, è qui che viene l’amore. Come la povertà arriva
proprio a casa nostra, dove trascuriamo di amarci. Forse nella nostra
famiglia abbiamo qualcuno che si sente solo, che si sente malato, che è
preoccupato, e questi sono giorni difficili per tutti. Ci siamo, ci
siamo per accoglierli, c’è la madre ad accogliere il figlio? Sono stata
sorpresa di vedere in occidente tanti ragazzi e ragazze darsi alle
droghe, e ho cercato di capire perché – perché succede questo, e la
risposta è: perché non hanno nessuno nella loro famiglia che li accolga.
Padre e madre sono così occupati da non averne il tempo. I genitori
giovani sono in qualche ufficio e il figlio va in strada e rimane
coinvolto in qualcosa. Stiamo parlando di pace. Queste sono cose che
distruggono la pace, ma io sento che il più grande distruttore della
pace oggi è l’aborto, perché è una guerra diretta – un’uccisione diretta
– un omicidio commesso dalla madre stessa.
E leggiamo nelle Scritture, perché Dio lo dice molto chiaramente:
anche se una madre dimenticasse il suo bambino – io non ti dimenticherò –
ti ho inciso sul palmo della mano. Siamo incisi nel palmo della Sua
mano, così vicini a lui che un bambino non nato è stato inciso nel palmo
della mano di Dio. E quello che mi colpisce di più è l’inizio di questa
frase, che persino se una madre potesse dimenticare, qualcosa di
impossibile – ma perfino se si potesse dimenticare – io non ti
dimenticherò. E oggi il più grande mezzo – il più grande distruttore
della pace è l’aborto. E noi che stiamo qui – i nostri genitori ci hanno
voluti. Non saremmo qui se i nostri genitori non lo avessero fatto. I
nostri bambini li vogliamo, li amiamo, ma che cosa è di milioni di loro?
Tante persone sono molto, molto preoccupate per i bambini in India, per
i bambini in Africa dove tanti ne muoiono, di malnutrizione, fame e
così via, ma milioni muoiono deliberatamente per volere della madre. E
questo è ciò che è il grande distruttore della pace oggi. Perché se una
madre può uccidere il proprio stesso bambino, cosa mi impedisce di
uccidere te e a te di uccidere me? Nulla.
Per questo faccio appello in India, faccio appello ovunque.
Restituiteci i bambini, quest’anno è l’anno dei bambini. Che abbiamo
fatto per i bambini? All’inizio dell’anno ho detto, ovunque abbia
parlato ho detto: quest’anno facciamo che ogni singolo bambino, nato o
non nato, sia desiderato. E oggi è la fine dell’anno, abbiamo reso ogni
bambino desiderato? Vi darò qualcosa di impressionante. Stiamo
combattendo l’aborto con le adozioni, abbiamo salvato migliaia di vite,
abbiamo inviato messaggi a tutte le cliniche, gli ospedali, le stazioni
di polizia – per favore non distruggete i bambini, li prenderemo noi.
Così ad ogni ora del giorno e della notte c’è sempre qualcuno, abbiamo
parecchie ragazze madri – dite loro di venire, noi ci prenderemo cura di
voi, prenderemo il vostro bambino, e troveremo una casa per il bambino.
E abbiamo un’enorme domanda da parte di famiglie senza bambini, per noi
questa è una grazia di Dio. Stiamo anche facendo un’altra cosa molto
bella – stiamo insegnando ai nostri mendicanti, ai nostri lebbrosi, agli
abitanti degli slum, alla nostra gente sulla strada, i metodi naturali
di pianificazione familiare.
E solo in Calcutta in sei anni – nella sola Calcutta – abbiamo avuto
61273 bambini in meno da famiglie che li avrebbero avuti, ma perché
praticano questo metodo naturale di astinenza, di auto-controllo, con
amore reciproco. Insegniamo loro il metodo della temperatura che è molto
bello, molto semplice, e la nostra povera gente capisce. E sapete che
cosa mi hanno detto? La nostra famiglia è sana, la nostra famiglia è
unita, e possiamo avere un bambino ogni volta che vogliamo. Così chiaro –
quelle persone nelle strade, quei mendicanti – e io penso che se la
nostra gente può farlo tanto più potete voi e tutti gli altri che potete
conoscere i metodi e i mezzi senza distruggere la vita che Dio ha
creato in noi. I poveri sono grandi persone. Possono insegnarci molte
cose belle. L’altro giorno uno di loro è venuto a ringraziare e ha
detto: voi che avete fatto voto di castità siete le persone migliori per
insegnarci la pianificazione familiare.
Perché non è altro che auto-controllo per amore reciproco. E penso
che abbiano detto una frase molto bella. E queste sono persone che
magari non hanno niente da mangiare, magari non hanno dove vivere, ma
sono grandi persone. I poveri sono persone meravigliose. Una sera siamo
uscite e abbiamo raccolto quattro persone per la strada. Una di loro era
in condizioni terribili – e ho detto alle Sorelle: prendetevi cura
degli altri tre, io mi occupo di questa che sembrava stare peggio. Ho
fatto per lei tutto quello che il mio amore poteva fare. L’ho messa a
letto, e c’era un tale meraviglioso sorriso sulla sua faccia. Ha preso
la mia mano e ha detto solo una parola: grazie, ed è morta. Non ho
potuto non esaminare la mia coscienza di fronte a lei, e mi sono chiesta
cosa avrei detto al suo posto. E la mia risposta è stata molto
semplice. Avrei provato ad attirare un po’ di attenzione su di me, avrei
detto che ho fame, che sto morendo, che ho freddo, dolore, o altro, ma
lei mi ha dato molto di più – mi ha dato il suo amore riconoscente. Ed è
morta con il sorriso sul volto.
Come quell’uomo che abbiamo raccolto dal canale, mezzo mangiato dai
vermi, e l’abbiamo portato a casa. Ho vissuto come un animale per
strada, ma sto per morire come un angelo, amato e curato. Ed è stato
così meraviglioso vedere la grandezza di quell’uomo che poteva parlare
così, poteva morire senza accusare nessuno, senza maledire nessuno,
senza fare paragoni. Come un angelo – questa è la grandezza della nostra
gente. Ed è per questo che noi crediamo che Gesù disse: ero affamato –
ero nudo – ero senza casa – ero rifiutato, non amato, non curato – e
l’avete fatto a me. Credo che noi non siamo veri operatori sociali.
Forse svolgiamo un lavoro sociale agli occhi della gente, ma in realtà
siamo contemplative nel cuore del mondo. Perché tocchiamo il Corpo di
Cristo ventiquattro ore al giorno. Abbiamo ventiquattro ore di questa
presenza, e così voi e io. Anche voi provate a portare questa presenza
di Dio nella vostra famiglia, perché la famiglia che prega insieme sta
insieme. E io penso che noi nella nostra famiglia non abbiamo bisogno di
bombe e armi, di distruggere per portare pace – semplicemente stiamo
insieme, amiamoci reciprocamente, portiamo quella pace, quella gioia,
quella forza della presenza di ciascuno in casa. E potremo superare
tutto il male che c’è nel mondo. C’è tanta sofferenza, tanto odio, tanta
miseria, e noi con la nostra preghiera, con il nostro sacrificio
iniziamo da casa.
L’amore comincia a casa, e non è quanto facciamo, ma quanto amore
mettiamo in quello che facciamo. Sta a Dio Onnipotente – quanto facciamo
non ha importanza, perché Lui è infinito, ma quanto amore mettiamo in
quello che facciamo. Quanto facciamo a Lui nella persona che striamo
servendo. Qualche tempo fa a Calcutta avemmo grande difficoltà ad
ottenere dello zucchero, e non so come i bambini lo seppero, e un
bambino di quattro anni, un bambino Hindu, andò a casa e disse ai suoi
genitori: non mangerò zucchero per tre giorni, darò il mio zucchero a
Madre Teresa per i suoi bambini. Dopo tre giorni suo padre e sua madre
lo portarono alla nostra casa. Non li avevo mai incontrati prima, e
questo piccolo riusciva a malapena pronunciare il mio nome, me sapeva
esattamente che cosa era venuto a fare. Sapeva che voleva condividere il
suo amore. E questo è perché ho ricevuto tanto amore da voi tutti. Dal
momento che sono arrivata qui sono stata semplicemente circondata da
amore, da vero amore comprensivo. Si percepiva come se ciascuno in
India, ciascuno in Africa fosse qualcuno molto speciale per voi. E mi
sono sentita proprio a casa dicevo alla Sorella oggi. Mi sento in
Convento con le Sorelle come se fossi a Calcutta con le mie Sorelle.
Così completamente a casa qui, proprio qui.
E così sono qui a parlarvi – voglio che voi troviate il povero qui,
innanzitutto proprio a casa vostra. E cominciate ad amare qui. Siate
questa buona notizia per la vostra gente. E informatevi sul vostro
vicino di casa – sapete chi sono? Ho avuto un’esperienza veramente
straordinaria con una famiglia Hindu che aveva otto bambini. Un signore
venne alla nostra casa e disse: Madre Teresa, c’è una famiglia con otto
bambini, non mangiano da tanto tempo – faccia qualcosa. Così ho preso
del riso e sono andata immediatamente. E ho visto i bambini – i loro
occhi luccicanti per la fame – non so se abbiate mai visto la fame. Ma
io l’ho vista molto spesso. E lei prese il riso, lo divise, e uscì.
Quando fu tornata le chiesi – dove sei andata, che hai fatto? Lei mi
dette una risposta molto semplice: anche loro hanno fame. Quel che mi
colpì di più fu che lei sapeva – e chi sono loro, una famiglia musulmana
– lei lo sapeva. Non portai più del riso quella sera perché volevo che
godessero la gioia della condivisione. Ma c’erano quei bambini, che
irradiavano gioia, condividendo la gioia con la loro madre perché lei
aveva amore da dare. E vedete è qui che comincia l’amore – a casa. E
voglio che voi – e sono molto grata per quello che ho ricevuto.
E’ stata un’esperienza enorme e torno in India – tornerò la prossima
settimana, il 15 spero – e potrò portare il vostro amore. E so bene che
non avete dato del vostro superfluo, ma avete dato fino a farvi male.
Oggi i piccoli bambini hanno – ero così sorpresa – c’è così tanta gioia
per i bambini che hanno fame. Che i bambini come loro avranno bisogno di
amore e cura e tenerezza, come ne hanno tanto dai loro genitori. Così
ringraziamo Dio che abbiamo avuto questa opportunità di conoscerci, e
questa conoscenza reciproca ci ha portati così vicini. E potremo aiutare
non solo i bambini indiani e africani ma potremo aiutare i bambini del
mondo intero, perché come sapete le nostre Sorelle stanno in tutto il
mondo. E con questo premio che ho ricevuto come premio di pace, proverò a
fare una casa per molti che non hanno una casa. Perché credo che
l’amore cominci a casa, e se possiamo creare una casa per i poveri –
penso che sempre più amore si diffonderà. E potremo mediante questo
amore comprensivo portare pace, essere la buona notizia per i poveri. I
poveri della nostra famiglia per primi, nel nostro paese e nel mondo.
Per poter fare questo, le nostre Sorelle, le nostre vite devono essere
intessute di preghiera.
Devono essere intessute di Cristo per poter capire, essere capaci di
condividere. Perché oggi c’è così tanto dolore – e sento che la
passione di Cristo viene rivissuta ovunque di nuovo – siamo noi là a
condividere questa passione, a condividere questo dolore della gente. In
tutto il mondo, non solo nei paesi poveri, ma ho trovato la povertà
dell’occidente tanto più difficile da eliminare. Quando prendo una
persona dalla strada, affamata, le do un piatto di riso, un pezzo di
pane, l’ho soddisfatta. Ho rimosso quella fame. Ma una persona che è
zittita, che si sente indesiderata, non amata, spaventata, la persona
che è stata gettata fuori dalla società – quella povertà è così dolorosa
e diffusa, e la trovo molto difficile. Le nostre Sorelle stanno
lavorando per questo tipo di persone nell’occidente. Allora dovete
pregare per noi affinché siamo capaci di essere questa buona notizia, ma
non possiamo farlo senza di voi, lo dovete fare qui nel vostro paese.
Dovete arrivare a conoscere i poveri, magari la gente qui ha beni
materiali, tutto, ma penso che se noi tutti cerchiamo nelle nostre case,
quanto troviamo difficile a volte sia sorriderci reciprocamente, e che
il sorriso è l’inizio dell’amore. E così incontriamoci sempre con un
sorriso, perché il sorriso è l’inizio dell’amore, e quando cominciamo ad
amarci è naturale voler fare qualcosa. Così pregate per le nostre
Sorelle e per me e per i nostri Fratelli, e per i nostri Collaboratori
che sono sparsi nel mondo. Essi possono rimanere fedeli al dono di Dio,
amarlo e servirlo nei poveri insieme con voi. Quello che abbiamo fatto
non avremmo potuto farlo se voi non lo aveste condiviso con le vostre
preghiere, i vostri doni, questo continuo dare. Ma non voglio che mi
diate del vostro superfluo, voglio che mi diate finché vi fa male.
L’altro giorno ho ricevuto 15 dollari da un uomo che è stato sdraiato
per venti anni, e l’unica parte che poteva muovere è la mano destra. E
l’unica cosa di cui gode è fumare. E mi ha detto: non fumo per una
settimana, e ti mando questi soldi.
Deve essere stato un sacrificio terribile per lui, ma guardate quanto
è bello, come ha condiviso, e con quei soldi ho comprato del pane e
l’ho dato a quelli che sono affamati con gioia da tutte e due le parti,
lui stava dando e i poveri stavano ricevendo. Questo è qualcosa che voi e
io – è un dono di Dio per noi poter condividere il nostro amore con gli
altri. E fate come se fosse per Gesù. Amiamoci gli uni gli altri come
egli ci ha amato. Amiamo Lui con amore indiviso. E la gioia di amare Lui
e amarci gli uni gli altri – diamo ora – che Natale è così vicino.
Conserviamo la gioia di amare Gesù nei nostri cuori. E condividiamo
questa gioia con tutti quelli con cui veniamo in contatto. E questa
gioia radiosa è vera, perché non abbiamo motivo di non essere felici
perché non abbiamo Cristo con noi. Cristo nei nostri cuori, Cristo nel
povero che incontriamo, Cristo nel sorriso che diamo e nel sorriso che
riceviamo. Facciamone un impegno: che nessun bambino sia indesiderato, e
anche che ci accogliamo con un sorriso, specialmente quando è difficile
sorridere.
Non dimentico mai qualche tempo fa circa quattordici professori
vennero dagli Stati Uniti da diverse università. E vennero a Calcutta
nella nostra casa. Stavano parlando e dicevano di essere stati alla casa
per i morenti. Abbiamo una casa per i morenti a Calcutta, dove abbiamo
raccolto più di 36000 persone solo dalle strade di Calcutta, e di questo
grande numero più di 18000 hanno avuto una bella morte. Sono
semplicemente andati a casa da Dio; e sono venuti nella nostra casa e
abbiamo parlato di amore, di compassione, e poi uno di loro mi ha
chiesto: Madre, per favore ci dica qualcosa che possiamo ricordare, e ho
detto loro: sorridetevi gli uni gli altri, dedicatevi del tempo nelle
vostre famiglie. Sorridetevi.
E un altro mi ha chiesto: sei sposata, e ho detto: sì, e trovo a
volte molto difficile sorridere a Gesù perché può essere molto esigente a
volte. Questo è qualcosa di vero, ed è là che viene l’amore – quando è
esigente, e tuttavia possiamo darlo a Lui con gioia. Come ho detto oggi,
ho detto che se non vado in Cielo per qualcos’altro andrò in cielo per
tutta la pubblicità perché mi ha purificata e sacrificata e resa
veramente pronta ad andare in Cielo. Penso che questo sia qualcosa, che
dobbiamo vivere la nostra vita in modo bello, abbiamo Gesù con noi e Lui
ci ama. Se potessimo solo ricordarci che Gesù mi ama, e ho
l’opportunità di amare gli altri come lui ama me, non nelle grandi cose,
ma nelle piccole cose con grande amore, allora la Norvegia diventerebbe
un nido d’amore. E quanto bello sarà che da qui sia stato dato un
centro per la pace. Che da qui esca la gioia per la vita dei bambini non
nati. Se diventate una luce bruciante nel mondo della pace, allora
veramente il Nobel per la pace è un dono per il popolo norvegese. Dio vi
benedica!
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