Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 20 aprile 2014

Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro

PASQUA

Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro(Gv 24,15). Come è possibile se è morto da tre giorni? E' possibile nello stesso modo in cui si avvicina a noi adesso, pur essendo morto da oltre duemila anni. Cristo è sempre vivo, perché Cristo è risorto!

I fratelli ortodossi nei giorni della Pasqua si salutano dicendo: “Χριστός ἀνέστη” - Cristo è risorto - e la risposta è: “Ἀληθῶς ἀνέστη!” - E' veramente risorto -.
E' necessario ribadirlo? Forse non sappiamo che Cristo è risorto? Perché i sacerdoti dicono sempre le stesso cose? Dicono i latini: “repetita iuvant" - le cose ripetute aiutano -, soprattutto nel nostro tempo caratterizzato da tanta confusione e superficialità spirituale. Lo stesso san Paolo dovette mettere i puntini sulle i: “Ora, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti? Se non vi è risurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto! Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede. … Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. … Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini” (1 Cor 15,12ss).
Il destino di Gesù è il nostro: “Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. … in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo” (15,20s). Quindi, né reincarnazione né salto nel vuoto, ma resurrezione,vita eterna alla presenza di Dio o definitivamente lontani da Lui.
Questa è la Pasqua; ci è stata donata la vita eterna, ci è stata insegnata anche la via per raggiungerla e il Pastore che ci accompagna nel cammino, altrimenti rischieremmo di stancarci o di lasciarci catturare dai predatori.
Se ci avete fatto caso, dopo che Gesù ha affiancato i discepoli tristi e incapaci di vedere, ha fatto con loro, ciò che fa con noi ogni Domenica: “Cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui” e “Prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzo e lo diede loro” (Gv 24,30). Pensare che qualcuno non ascolta le letture della liturgia o che arriva quando sono a metà. Sai cosa fai?
A volte dimentichiamo che la Messa domenicale è proprio questo: un incontro con il Cristo che mi attende, per affiancarsi a me e camminare con me; per aprirmi gli occhi, affinché possa vedere.
Quante volte Gesù Cristo è con noi e, noi non lo riconosciamo.
Come vorremmo Signore, che anche i nostri occhi si aprissero ogni volta che il sacerdote spezza il pane! Come vorremmo tornare a casa dalla chiesa con il cuore che arde, perché ha incontrato e visto Te!
Concordo con Dietrich Bonhoeffer, quando scrive: “Certo, crediamo anche noi che tutt’altra gente ascolterebbe la Parola e ben altri si allontanerebbero da essa, se Gesù stesso, se nel sermone, Gesù solo fosse in mezzo a noi con la sua Parola. … Non è certo solo colpa degli altri se la nostra predicazione, che senz’altro vuol essere solo annunzio di Cristo, appare loro dura e difficile, perché è farcita di formule e concetti a loro estranei” (Sequela). Nel contempo però, faccio mie anche le altre parole di Bonhoeffer, quando afferma: “La grazia a buon prezzo è il nemico mortale della nostra Chiesa” e poco dopo spiega cosa intende per grazia a buon prezzo:Grazia a buon prezzo è grazia considerata materiale da scarto, perdono sprecato, consolazione sprecata, sacramento sprecato; grazia considerata magazzino inesauribile della Chiesa, da cui si dispensano i beni a piene mani, a cuor leggero, senza limiti; grazia senza prezzo, senza spese”. Sostanzialmente consiste nel vivere la fede, senza nessun impegno, passione, vivendo in maniera passiva dei riti di cui si comprende poco e non consentendo a essi di lasciare un segno forte nella vita concreta.
Fare la Pasqua, significa avere davanti agli occhi il Cristo, Colui che ha dato tutto, non tenendo per sé. Fare Pasqua è lasciare che il fuoco dello Spirito invada il nostro spirito, facendo di noi creature “luminose” e “salate”, capaci di fare luce e dare sapore.


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