Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 22 giugno 2014

CORPO E SANGUE DI N.S.G.C.



CORPO E SANGUE DI N.S.G.C.

Quando fui arrestato, non mi lasciarono niente in mano, ma mi permisero di scrivere a casa per richiedere vestiti o medicine. lo chiesi che mi inviassero del vino come medicina per lo stomaco. L'indomani, il direttore della prigione … mi diede un piccolo flacone di vino con l'etichetta: "medicina contro il male di stomaco".
Quello fu uno dei giorni più belli della mia vita! Così, ho potuto celebrare ogni giorno la Messa con tre gocce di vino e una goccia di acqua nel palmo della mano e con un po' di ostia che mi davano contro l'umidità e che conservavo per la celebrazione. Poi, quando ero con altre persone di fede cattolica, venivo rifornito di vino e di ostie dai familiari che andavano a trovarli. Sia pure in modi diversi, ho potuto celebrare quasi sempre la Messa, da solo o con altri. Lo facevo dopo le 21,30, perché a quell'ora non c'era più luce e potevo organizzarmi affinché sei cattolici fossero insieme. Tutto il gruppo dormiva su un letto comune, testa contro testa, piedi fuori, venticinque per parte. Ognuno aveva a disposizione cinquanta centimetri, eravamo come sardine! … La presenza dell'Eucaristia ha cambiato la prigione, la prigione che è luogo di vendetta, di tristezza, di odio era diventata luogo di amicizia, di riconciliazione e scuola di catechismo. Il Governo, senza saperlo, aveva preparato una scuola di catechismo!(Xavier Van Thuan, Scoprite la gioia della speranza). A raccontare queste cose è un cardinale Vietnamita, vissuto in prigione per tredici anni, esclusivamente a causa della sua fede, senza giudizio né sentenza, trascorrendo nove anni in isolamento.
     Poi il Signore mi dette e mi dà una così grande fede nei sacerdoti che vivono secondo la forma della santa Chiesa Romana, a motivo del loro ordine, che anche se mi facessero persecuzione, voglio ricorrere proprio a loro. E se io avessi tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, e mi incontrassi in sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle parrocchie in cui dimorano, non voglio predicare contro la loro volontà. E questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare come miei signori. E non voglio considerare in loro il peccato, poiché in essi io riconosco il Figlio di Dio e sono miei signori. E faccio questo perché, dello stesso altissimo Figlio di Dio nient'altro vedo corporalmente, in questo mondo, se non il santissimo corpo e il santissimo sangue suo che essi ricevono ed essi soli amministrano agli altri” (San Francesco, Testamento). Queste invece sono le parole dal Testamento di san Francesco. Sono passati più di settecento anni tra le parole di Francesco Saverio Van Thuan e san Francesco, eppure i due hanno in comune qualcosa: una profondissima fede eucaristica.
     Questi due figli bellissimi della Chiesa, hanno compreso a fondo il senso delle parole di Gesù: “La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui” (Gv 6,55). Essi sanno che quel pane e  vino, trasformati grazie all’azione dello Spirito Santo, attraverso le mani del sacerdote, sono Cristo; non, rappresentano Cristo, ma è Lui in persona. Del resto come stupirsi, se lo stesso Dio, aveva già scelto di essere presente tra gli uomini, nella forma fragile e debole della natura umana. Dio sceglie le vie che gli consentono di essere il più vicino possibile alla Sua creatura.
     Egli è quel Dio, che prima si è lasciato uccidere per la salvezza dell’uomo e che, poi, rimanendo fedele al Suo stile, dagli uomini si lascia mangiare.
     I due Francesco, ci rivelano la forza dell’Eucaristia, non un puro gesto rituale, ma qualcosa di straordinario, tanto da consentire di affrontare il dramma del carcere duro o di mettere in secondo piano il peccato del sacerdote.
     Per questi due uomini, l’Eucaristia è stata davvero un cibo capace di generare vita; non li ha lasciati uguali a se stessi.
     Signore nostro Dio, sono tanti anni che ci cibiamo di te; qualcuno di noi ogni giorni, altri settimanalmente; ma abbiamo la sensazione che nulla cambi in noi. Signore, fa che la Tua carne trasformi la nostra carne e che il Tuo sangue scorra nelle nostre vene. Opera in noi, genera vita.

Nessun commento:

Posta un commento