XXXIII
DOMENICA T.O.
“Il servo inutile gettatelo fuori, nelle tenebre; là sarà pianto e
stridore di denti” (Mt 25,30); questa è la sorte di chi non ha fatto la sua
parte, ma in un’altra occasione, Gesù ha detto: “Anche voi, quando avete fatto tutto quello che vi è stato ordinato,
dite: “Siamo servi inutili” (Lc 17,10). Servo e inutile, sono parole che
stonano al nostro orecchio. Se il Vangelo è bella notizia, come intendere
queste parole? Siamo utili o inutili? Siamo figli o servi?
All’inizio della storia, quando Dio ha creato il mondo e tutto ciò che
contiene, vi ha posto gli esseri umani, affinché lo custodissero e lo
coltivassero – a nessun altro ha chiesto lo stesso - (Gen 2,15). Oggi Gesù
ribadisce la stessa cosa: “Un uomo …
consegnò ai suoi servi i suoi beni” (Mt 25,14). Dio si fida dell’uomo,
altrimenti non continuerebbe ad affidarci i suoi tesori: la creazione e gli
altri esseri umani. Non c’è dubbio che
il Signore vuole la nostra collaborazione. Potrebbe tranquillamente far senza
di noi e servirsi solo degli angeli – verrebbe tutto molto meglio -, ma vuole
il nostro aiuto. Scrive papa Francesco che, Gesù “vuole servirsi di noi per arrivare sempre più vicino al suo popolo
amato. Ci prende di mezzo al popolo e ci invia al popolo” (EG 268).
Perché? Perché non c’è nessuna creatura che possa stare al pari degli
esseri umani. Dio ha voluto diventare carne per dimostrarlo. Noi siamo, per
volontà divina, il vertice della creazione. Tutto è stato creato per noi: “Il Signore fece germogliare dal suolo ogni
sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare” (2,9); tanta
bellezza e bontà sono per noi; “Non è
bene che l’uomo sia solo … allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di
animali” (Gen 2,18s); gli animali sono stati creati per noi. Dio ci ha
donato tutto questo per goderne, ma anche affinché ne facciamo un uso
responsabile. Non possiamo essere egocentrici consumatori delle cose di Dio.
Mi piace dire che, a noi credenti non crescono le ali, ma le mani e i
piedi. Voglio dire che, tanto più siamo immersi in Dio, tanto più diventiamo spontanei
custodi del creato e costruttori del Regno. Oggi vanno di moda le spiritualità
per “stare bene” che, portano a un eccesso di attenzione per sé, per il proprio
benessere, ma non so quanto sia cristiana una spiritualità che, non porta con
sé il profondo desiderio di salvare il mondo e quanto contiene o, come scrive
ancora il Papa che, ci consente “di
essere cristiani mantenendo una prudente distanza dalle piaghe del Signore. …
Gesù vuole che tocchiamo la miseria umana, che tocchiamo la carne sofferente
degli altri. Aspetta che rinunciamo a cercare quei ripari personali o
comunitari che ci permettono di mantenerci a distanza … dal dramma umano” (EG
270). E’ evidente, non siamo noi a
salvare niente e nessuno, ma diventiamo collaboratori dell’unico Salvatore.
Scrive Madeleine Delbrel: “Inizia un
altro giorno. Gesù vuole viverlo in me.
Lui non si è isolato. Ha camminato in mezzo agli uomini. Con me cammina
tra gli uomini d’oggi. Incontrerà ciascuno di quelli che entreranno nella mia
casa. … Tutti saranno quelli che egli è venuto a cercare. Ciascuno colui che è
venuto a salvare. A coloro che mi parleranno, egli avrà qualcosa da dire. A
coloro che verranno meno, egli avrà qualche cosa da dare. … Noi non possiamo
esimerci di essere, in ogni istante, gl’inviati di Dio nel mondo” (La gioia di credere, Gribaudi 148s); l’amore
di Gesù Cristo conduce inesorabilmente all’amore di tutti i fratelli. I santi
continuano a esserci maestri; essi sono gli amici dello sposo e hanno servito
l’umanità in maniera originale e appassionata. Della storia cristiana si tende
a ricordare le malefatte, ma quanto hanno fatto per il mondo, gli uomini e le
donne di Dio?
A ognuno di noi il Signore chiede di fare la propria parte. Non tutti
devono fare tutto; non tutti devono farlo nello stesso modo. Gesù l’ha detto: a
qualcuno sono stati affidati cinque talenti a un altro due, a un altro uno,
secondo le capacità di ciascuno. Ci ostiniamo a dire che i talenti sono i doni
di Dio, invece no, sono i beni di Dio affidatici in base alle forze che
abbiamo. Anche chi è meno dotato, agli occhi del mondo, può fare la sua parte.
Oggi Gesù ci invita a guardarci attorno e ci chiede: “Che ne fai dei
tuoi fratelli? Che cura hai della creazione? Sei uno che sta a guardare e,
magari, critichi quello che fanno gli altri o sai metterti in gioco? Rinvii
sempre il tuo impegno a quando potrai, ne avrai tempo o già oggi senti in te la
chiamata a salvare chi ti sta a fianco? Sperimenti il piacere di essere una
sorgente, che tracima e rinfresca gli altri o fuggi dagli altri, nascondendoti,
negandoti alla condivisione, resistendo al dare, chiudendoti nella comodità?
Signore, donami occhi capaci di vedere le necessità e le sofferenze dei
fratelli. Non lasciare che viva ripiegato solo sui miei problemi e le mie
necessità. Donami un cuore capace di amare gli altri come li ami tu. Aiutami a
salvare il mondo non con i miei progetti, ma in obbedienza alla tua volontà.
BELLISSIMO
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