Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 15 febbraio 2015

Il vescovo assediato nella sua chiesa. “Non lascio, ho i fedeli da proteggere”. Monsignor Martinelli: con me 300 filippini terrorizzati




(Guido Ruotolo) Lascia Tripoli? Il timbro di voce è deciso, chiaro:
«Come faccio ad andarmene. Devo restare per il momento, qui c’è ancora un gruppo di cristiani che ha bisogno di essere assistito». Monsignor Giovanni Innocenzo Martinelli è il vicario apostolico di Tripoli e risponde al telefono della chiesa. La Chiesa di San Francesco, a poche decine di metri dalla nostra ambasciata. In un Paese al 100 per cento musulmano, lo stesso Muammar Gheddafi ha lasciato che la Chiesa cattolica avesse la possibilità di assistere il suo gregge. Una comunità che si basava sui lavoratori stranieri, e si stimava che fossero cinquantamila.
Monsignore, quanti sono i cristiani rimasti a Tripoli? 
«Circa trecento filippini». 
I nostri connazionali sono stati invitati ad abbandonare la Libia. Lei ha deciso di rimanere. Non ha paura? Quale è la situazione? 
«Davvero è quella che si legge sui giornali. Quasi tutti gli stranieri stanno lasciando il Paese. Non ho paura. In questo momento non ho paura. Ma so che arriverà il momento in cui avrò paura». 
Davvero le milizie jihadiste, i tagliagola del Daesh, l’Isis, sono arrivate anche a Tripoli? 
«Ci sono. Noi e loro cerchiamo di servire il nostro dio. Vuole sapere cosa penso che accadrà? Diciamo che vedo un futuro per nulla meraviglioso. Spero in un ripensamento universale di tutti». 
In queste ore la comunità internazionale si interroga sul da farsi. Si ipotizza un intervento militare. È d’accordo? 
«Credo che non sia opportuno. Ma non spetta a me giudicare». 
Il commissario Onu Leon sta incontrando tutti i protagonisti della situazione libica tentando di percorrere la strada del governo di riconciliazione nazionale. 
«Tutte le strade sono buone, bisogna però vedere se sono accettate». 
Dalle milizie? 
«Sono loro che hanno tutto in mano. C’è bisogno di tanta buona volontà per trovare un’intesa». 
E intanto nel Canale di Sicilia si continua a morire per il freddo o per i naufragi. Ci sono molti immigrati che vogliono partire dalla Libia? 
«Purtroppo sono tantissimi. Più che un problema politico dal mio punto di vista è un problema umano. È gente che va in cerca di fortuna, di costruirsi un futuro, un avvenire dignitoso». 
Chi gestisce il traffico di clandestini? 
«I capi etnici. Sono loro la nuova mafia». 

La Stampa, 15 febbraio 2015

Nessun commento:

Posta un commento