Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 11 aprile 2015

Misericordia per consumatori o per costruttori?



II DOM. PASQUA

          “La grazia a buon mercato è la nemica mortale della nostra Chiesa. … Grazia a buon mercato significa grazia come merce in vendita promozionale, significa svendita … del sacramento; grazia come riserva inesauribile della Chiesa,  a cui attingere a piene mani, senza problemi e senza limiti” (D. Bonhoeffer,  Sequela, Queriniana 27). A partire da queste parole molto forti di Bonheffer (pastore Luterano ucciso per ordine di Hitler
il 09 aprile 1945), prendo  come esempio l’acquasantiera che troviamo all’ingresso di ogni chiesa. Lì tutti coloro che entrano vi immergono le dita, per inumidirsele, prima di fare il segno della Croce. Per l’appunto tutti vi attingono e a nessuno viene in mente di portare l’acqua da casa per mettervela dentro. L’acquasantiera può diventare una metafora di come tanti cristiani intendono la Chiesa: una realtà dove andare a prendere ciò che serve – la Messa all’orario più comodo possibile, la benedizione, una buona parola, l’assoluzione a Pasqua e a Natale ecc … -, quando serve, senza metterci niente di proprio. Oserei dire che, vi sono cristiani consumatori e non costruttori della Chiesa – ovviamente non intendo quella in muratura, bensì il Corpo di Cristo vivo e operante nella storia per annunciare la Buona novella -.
     Come era diverso lo stile delle prime comunità cristiane: “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. … Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno” (At 4,32-34); la Chiesa era una comunità dove ognuno si faceva carico dell’altro con quanto aveva.
     Non sto dicendo che bisogna portare soldi, ma che la Chiesa ha bisogno che, tutti coloro che si cibano del Corpo di Cristo, portino se stessi con i propri doni, per costruire  a favore di tutti. Nessuno è inutile e può auto-esonerarsi. Oggi siamo invitati a uscire dalla logica della fede individualista, dove ciò che conta è solo il proprio rapporto con Dio, indipendentemente da quello con i fratelli di fede: “Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato” (1Gv 5,1s). La Chiesa non è qualcosa da guardare dall’esterno e da usare, ma da costruire, standovi dentro.
     «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati» (Gv 20,21). Questo è il mandato di Gesù a noi tutti; siamo tutti inviati a portare avanti nella storia - con l’aiuto indispensabile dello Spirito Santo – la missione di Gesù. Noi siamo come dei canali, che ricevono l’acqua e la diffondono. Non diamo cose nostre, ma ciò che riceviamo da Dio Padre, attraverso l’azione dello Spirito.
     Uno dei doni fondamentali che riceviamo è il perdono, frutto della misericordia di Dio. Papa Francesco ha detto: “La morale cristiana non è lo sforzo titanico, volontaristico, di chi decide di essere coerente e ci riesce; una sorta di sfida solitaria di fronte al mondo. No. … La morale è risposta; è la risposta commossa di fronte a una misericordia sorprendente, imprevedibile, addirittura “ingiusta” secondo i criteri umani; di Uno che mi conosce, conosce i miei tradimenti e mi vuole bene lo stesso, mi stima, mi abbraccia, mi chiama di nuovo, spera in me, attende da me. La morale cristiana non è un cadere mai, ma alzarsi sempre, grazie alla Sua mano che ci prende” (Discorso al movimento di Comunione e Liberazione). Oggi celebriamo la festa della Divina Misericordia, dove sentiamo che Dio perdona e manda a perdonare. La Chiesa è la casa dove tutti devono sapere con certezza che, le porte, per chi vuole tornare, sono sempre aperte, anzi direi, spalancate. Per chi torna, per chi ha compreso e vuole cambiare vita, non ci sono parole di rimprovero, ma di accoglienza. Quando noi torniamo a casa, Dio fa festa, anche se gli uomini brontolano indispettiti: “La strada della Chiesa è quella di non condannare eternamente nessuno; di effondere la misericordia di Dio a tutte le persone che la chiedono con cuore sincero” (Papa Francesco, Omelia del 15 febbraio 2015).
     La misericordia di Dio è la condizione indispensabile per poter tornare: se sapessimo di trovare le porte chiuse, sbarrate e un volto irato, chi ce lo farebbe fare?
     La Misericordia di Dio però non è da confondere con un’indifferenza divina per il male: Dio non vuole il male; Dio vuole la conversione da ogni forma di male; Dio è venuto per vincere il male. A Giuda, il traditore per eccellenza, colui che, se si fosse pentito, oggi sarebbe santo come Pietro, Gesù riserva parole molto dure: “Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!” (Mt 26,24).
     Padre nostro … rimetti a noi i nostri debiti, come noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori”.

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