Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 13 giugno 2015

Sei cittadino del Regno?



XI DOM. T.O.

     Il regno di Dio (è) come un uomo che getta il seme sul terreno … il seme germoglia e cresce” (Mc 4,26s). Il regno è di Dio, quando Dio ne è Signore
; quando Egli può agire liberamente, non ostacolato dal potere degli uomini; quando Gli è consentito realizzare il Suo progetto sulla storia.
      Il Regno di Dio cresce, quando e dove Dio regna; la Sua logica penetra nella vita del mondo; i Suoi pensieri diventano i pensieri degli uomini; quando, di fronte alle scelte della vita  ci si chiede: “Cosa farebbe Gesù”? e lo si fa; quando si mette da parte il “secondo me”, per lasciare spazio alla volontà di Dio.
     Il seme del Regno è stato gettato nella terra, quando “il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14), ma ancora di più, quando “il seme caduto in terra è morto”; dal primo Natale di nostro Signore a oggi, è una continua lotta tra il Regno che cresce, ma che viene ostacolato e combattuto dalle tenebre. E’ una guerra lunga e molto dolorosa, ma che ha un unico vincitore: Dio. Nonostante tutto il seme è riuscito a toccare la terra buona di tante persone e, attraverso di loro, Dio ha potuto regnare.
     Per questo la migliore esegesi alle parole del Signore, è la vita dei Santi; di uomini e donne, giovani e o vecchi, colti o meno, di ogni parte del mondo, di ogni cultura e colore della pelle. Il seme gettato da Dio nella loro terra, magari dopo anni di inattività apparente, ha germogliato, producendo frutti straordinari e facendo germogliare il Regno dove prima c’era il deserto.
     Il Regno di Dio non si misura in confini geografici; solo laddove germogliano i frutti dello Spirito – “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé” -, là Dio regna; dove fioriscono la giustizia e la libertà, lì Dio regna.
      Questa sera vorrei lasciar parlare i testimoni della fede, i cittadini del Regno, con le loro esistenze così eloquenti. Vi indico quelli che sono stati significativi nella mia vita e che, in momenti particolari sono stati i miei maestri; a loro sono stato affidato affinché mi accompagnassero in alcuni tratti della mia storia.
     Il primo è chiaramente Francesco di Assisi, il maestro della via per la libertà. Quel giovane umbro, lasciandosi condurre da Dio ha saputo dare un orientamento nuovo al Medio Evo. Con Francesco, Dio ha detto una parola nuova agli uomini o meglio, a ridetto le parole di sempre, con un linguaggio nuovo. Il piccolo Francesco ha fatto germogliare un modo nuovo di vivere il vangelo, per questo in migliaia lo hanno seguito.
     Dietrich Bonhoeffer, un pastore protestante morto il 09 aprile del 1945. Egli scrive: “Solo chi crede, ubbidisce e, solo chi ubbidisce, crede” (Sequela, Queriniana 50). In lui questo è stato talmente vero che, quando il Nazismo infettò in profondità la sua chiesa, legandola strettamente a sé, scelse di aderire alla cosiddetta chiesa confessante, ossia a quella parte di luterani tedeschi che rifiutarono di conformarsi a quell’ideologia diabolica. Tra il regno delle tenebre (vincente in quel momento) e il Regno di Dio, non ebbe scelta.
     Un altro amico è Jacques Fesch, giovane francese ghigliottinato alla fine di settembre del 1957 a 27 anni. Jacques era l’annoiato e disperato figlio dell’alta borghesia; desideroso di fuggire in cerca di vita. I suoi sogni di giovane immaturo, lo portarono a organizzare e realizzare una rapina, finita con l’uccisione di un innocente. Egli era sostanzialmente ateo, anche se,  più indifferente che in opposizione a Cristo e alla Chiesa. In carcere, dove visse  in isolamento per tre anni, incontrò la fede; Gesù riuscì a mettere nella sua terra dura e screpolata, il Suo seme di vita. Egli ha lasciato un diario per sua figlia e lì racconta il suo incontro con la Bellezza: “Ero nel mio letto, con gli occhi aperti e soffrivo realmente per la prima volta con un’intensità rara, per ciò che mi era stato rivelato a proposito di alcune cose di famiglia ed è stato allora, che un grido scaturì dal mio petto, un richiesta d’aiuto: “Mio Dio” e istantaneamente, come un vento violento che passa, senza che si sappia di dove viene, lo Spirito del Signore mi prese alla gola. … E a partire da quel momento, ho creduto, con una convinzione incrollabile che non mi h più lasciato” (Journal de prison, Sarment 96). Le ultimissime righe del suo diario ci lasciano intravvedere il travaglio di quel giovane combattuto tra la paura e la gioia dell’incontro con Dio. Egli scrive: “Fra cinque ora vedrò Gesù. Come è buono nostro Signore. Non attende l’eternità per ricompensare i suoi eletti. M’attira già dolcemente a Lui donandomi questa pace che non è di questo mondo” (ibid. 232).
     Un’altra figura straordinaria è Madelein Delbrel, la quale a 17 anni scrisse un testo intitolato “Dio è morto … viva la morte”, ma che a vent’anni, dopo l’incontro con il Signore, grazie alla frequentazione di giovani cristiani autentici, scriverà:

“Tu vivevi, io non ne sapevo niente.
Avevi fatto il mio cuore a tua misura,
la mia vita per durare quanto Te,
ma poiché Tu non eri presente,
il mondo intero mi pareva piccolo e stupido
e il destino degli uomini insulso e cattivo.
Quando ho saputo che Tu vivevi,
Ti ho ringraziato di avermi fatto vivere,
Ti ho ringraziato per la vita del mondo intero”.
Grazie a questa donna incantevole il Regno di Dio è giunto nei quartieri popolari, dove l’unica “fede” era quella marxista. Lei e le sue sorelle, riuscirono a portare la luce, dove c’era tanta tenebra.



     
     Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo appena beatificato da papa Francesco, ucciso con un proiettile nel 1980. La parola seminata da Dio in lui, l’ha reso uomo coraggioso, incapace di tacere di fronte all’ingiustizia. Attraverso di lui, Dio ha potuto gridare tutto il suo orrore per la violenza.    
    Luigi Stepinac, cardinale arcivescovo di Zagabria, morto agli arresti domiciliari il 10 febbraio 1960. Il seme del Regno l’ha reso inflessibile di fronte alla menzogna marxista. A chi lo invitava a farsi curare, lasciando la Yugoslavia, scrisse: “Sia sicuro che mi lascerebbero partire … ma la condizione per me … sarebbe quella di cadere in ginocchio davanti a Baal e di rendergli quell’omaggio che è dovuto solo al Dio vivente. … Noi dovremmo tradire i diritti della Chiesa se volessimo salvare la nostra vita. Ma questo non dobbiamo e non possiamo farlo” (Lettere dal martirio quotidiano, Proget Edizioni, 64-65). Con questo vescovo coraggioso, Dio ha potuto continuare a tenere testa alla tenebra. Egli diceva che “I mulini di Dio, anche se macinano adagio, macinano tutto”.
     L’elenco dovrebbe continuare ancora, tante quante sono le litanie, ma dobbiamo fermarci qui. Chiediamo a Dio, per l’intercessione dei Santi, di aiutarci a essere cittadini del Regno, liberi e costruttori di una civiltà dove domina la giustizia e la pace.
    

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