XI DOM. T.O.
“Il regno di Dio (è) come un uomo che getta il seme sul terreno
… il seme germoglia e cresce” (Mc 4,26s). Il regno è di Dio, quando Dio ne
è Signore
; quando Egli può agire liberamente, non ostacolato dal potere degli
uomini; quando Gli è consentito realizzare il Suo progetto sulla storia.
Il Regno di Dio cresce, quando e
dove Dio regna; la Sua logica penetra nella vita del mondo; i Suoi pensieri
diventano i pensieri degli uomini; quando, di fronte alle scelte della
vita ci si chiede: “Cosa farebbe Gesù”?
e lo si fa; quando si mette da parte il “secondo me”, per lasciare spazio alla
volontà di Dio.
Il seme del Regno è stato gettato nella terra, quando “il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad
abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14), ma ancora di più, quando “il seme caduto in terra è morto”; dal
primo Natale di nostro Signore a oggi, è una continua lotta tra il Regno che
cresce, ma che viene ostacolato e combattuto dalle tenebre. E’ una guerra lunga
e molto dolorosa, ma che ha un unico vincitore: Dio. Nonostante tutto il seme è
riuscito a toccare la terra buona di tante persone e, attraverso di loro, Dio
ha potuto regnare.
Per questo la migliore esegesi alle parole del Signore, è la vita dei
Santi; di uomini e donne, giovani e o vecchi, colti o meno, di ogni parte del
mondo, di ogni cultura e colore della pelle. Il seme gettato da Dio nella loro
terra, magari dopo anni di inattività apparente, ha germogliato, producendo
frutti straordinari e facendo germogliare il Regno dove prima c’era il deserto.
Il Regno di Dio non si misura in
confini geografici; solo laddove germogliano i frutti dello Spirito – “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza,
bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé” -, là Dio regna; dove fioriscono
la giustizia e la libertà, lì Dio regna.
Questa sera vorrei lasciar
parlare i testimoni della fede, i cittadini del Regno, con le loro esistenze
così eloquenti. Vi indico quelli che sono stati significativi nella mia vita e
che, in momenti particolari sono stati i miei maestri; a loro sono stato
affidato affinché mi accompagnassero in alcuni tratti della mia storia.
Il primo è chiaramente Francesco
di Assisi, il maestro della via per la libertà. Quel giovane umbro,
lasciandosi condurre da Dio ha saputo dare un orientamento nuovo al Medio Evo.
Con Francesco, Dio ha detto una parola nuova agli uomini o meglio, a ridetto le
parole di sempre, con un linguaggio nuovo. Il piccolo Francesco ha fatto
germogliare un modo nuovo di vivere il vangelo, per questo in migliaia lo hanno
seguito.
Dietrich Bonhoeffer, un pastore protestante morto il 09 aprile del 1945.
Egli scrive: “Solo chi crede, ubbidisce
e, solo chi ubbidisce, crede” (Sequela,
Queriniana 50). In lui questo è stato talmente vero che, quando il Nazismo
infettò in profondità la sua chiesa, legandola strettamente a sé, scelse di
aderire alla cosiddetta chiesa confessante, ossia a quella parte di luterani
tedeschi che rifiutarono di conformarsi a quell’ideologia diabolica. Tra il
regno delle tenebre (vincente in quel momento) e il Regno di Dio, non ebbe
scelta.
Un altro amico è Jacques Fesch,
giovane francese ghigliottinato alla fine di settembre del 1957 a 27 anni.
Jacques era l’annoiato e disperato figlio dell’alta borghesia; desideroso di
fuggire in cerca di vita. I suoi sogni di giovane immaturo, lo portarono a
organizzare e realizzare una rapina, finita con l’uccisione di un innocente.
Egli era sostanzialmente ateo, anche se,
più indifferente che in opposizione a Cristo e alla Chiesa. In carcere,
dove visse in isolamento per tre anni,
incontrò la fede; Gesù riuscì a mettere nella sua terra dura e screpolata, il
Suo seme di vita. Egli ha lasciato un diario per sua figlia e lì racconta il
suo incontro con la Bellezza: “Ero nel
mio letto, con gli occhi aperti e soffrivo realmente per la prima volta con
un’intensità rara, per ciò che mi era stato rivelato a proposito di alcune cose
di famiglia ed è stato allora, che un grido scaturì dal mio petto, un richiesta
d’aiuto: “Mio Dio” e istantaneamente, come un vento violento che passa, senza
che si sappia di dove viene, lo Spirito del Signore mi prese alla gola. … E a
partire da quel momento, ho creduto, con una convinzione incrollabile che non
mi h più lasciato” (Journal de
prison, Sarment 96). Le
ultimissime righe del suo diario ci lasciano intravvedere il travaglio di quel
giovane combattuto tra la paura e la gioia dell’incontro con Dio. Egli scrive:
“Fra cinque ora vedrò Gesù. Come è buono
nostro Signore. Non attende l’eternità per ricompensare i suoi eletti. M’attira
già dolcemente a Lui donandomi questa pace che non è di questo mondo” (ibid.
232).
Un’altra figura straordinaria è Madelein
Delbrel, la quale a 17 anni scrisse un testo intitolato “Dio è morto … viva la morte”, ma che a
vent’anni, dopo l’incontro con il Signore, grazie alla frequentazione di giovani
cristiani autentici, scriverà:
“Tu
vivevi, io non ne sapevo niente.
Avevi fatto il mio cuore a tua misura,
la mia vita per durare quanto Te,
ma poiché Tu non eri presente,
il mondo intero mi pareva piccolo e stupido
e il destino degli uomini insulso e cattivo.
Quando ho saputo che Tu vivevi,
Ti ho ringraziato di avermi fatto vivere,
Ti ho ringraziato per la vita del mondo intero”.
Avevi fatto il mio cuore a tua misura,
la mia vita per durare quanto Te,
ma poiché Tu non eri presente,
il mondo intero mi pareva piccolo e stupido
e il destino degli uomini insulso e cattivo.
Quando ho saputo che Tu vivevi,
Ti ho ringraziato di avermi fatto vivere,
Ti ho ringraziato per la vita del mondo intero”.
Grazie a questa donna incantevole il
Regno di Dio è giunto nei quartieri popolari, dove l’unica “fede” era quella
marxista. Lei e le sue sorelle, riuscirono a portare la luce, dove c’era tanta
tenebra.
Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo appena beatificato da papa Francesco,
ucciso con un proiettile nel 1980. La parola seminata da Dio in lui, l’ha reso
uomo coraggioso, incapace di tacere di fronte all’ingiustizia. Attraverso di
lui, Dio ha potuto gridare tutto il suo orrore per la violenza.
Luigi Stepinac, cardinale arcivescovo di Zagabria, morto agli arresti domiciliari
il 10 febbraio 1960. Il seme del Regno l’ha reso inflessibile di fronte alla
menzogna marxista. A chi lo invitava a farsi curare, lasciando la Yugoslavia,
scrisse: “Sia sicuro che mi lascerebbero
partire … ma la condizione per me … sarebbe quella di cadere in ginocchio
davanti a Baal e di rendergli quell’omaggio che è dovuto solo al Dio vivente. …
Noi dovremmo tradire i diritti della Chiesa se volessimo salvare la nostra
vita. Ma questo non dobbiamo e non possiamo farlo” (Lettere dal martirio quotidiano, Proget Edizioni, 64-65). Con questo
vescovo coraggioso, Dio ha potuto continuare a tenere testa alla tenebra. Egli
diceva che “I mulini di Dio, anche se
macinano adagio, macinano tutto”.
L’elenco dovrebbe continuare ancora,
tante quante sono le litanie, ma dobbiamo fermarci qui. Chiediamo a Dio, per l’intercessione
dei Santi, di aiutarci a essere cittadini del Regno, liberi e costruttori di
una civiltà dove domina la giustizia e la pace.
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