Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 27 giugno 2015

Tanto vale andarsene?



XIII DOM. T.O.

     La mia figlioletta sta morendo, vieni … perché sia salvata e viva” (Mc 5,23); è l’appello di un padre che sta per perdere ciò che gli è più prezioso; è il grido disperato di chi non sa più a chi rivolgersi.
      Insieme a quella voce, riascoltiamo
anche la nostra, che ha chiesto la stessa cosa e quella di coloro che guardano con orrore alla morte delle persone care. Un grande scrittore cattolico, Clive Staples Lewis, noto per  Le Cronache di Narnia”, scrive dopo la morte dell’amata moglie: “Dov’è Dio? Di tutti i sintomi, questo è uno dei più inquietanti. Quando sei felice, … se … ti volgi a Lui per ringraziarlo e lodarlo, vieni accolto … a braccia aperte. Ma vai da Lui quando il tuo bisogno è disperato, quando ogni altro aiuto è vano, e che cosa trovi? Una porta sbattuta in faccia, e il rumore di un doppio chiavistello all’interno. Poi, il silenzio. Tanto vale andarsene. Più aspetti, più il silenzio ingigantisce. Non ci sono luci alle finestre. Potrebbe essere una casa vuota. È mai stata abitata? Un tempo, lo sembrava. Ed era una impressione altrettanto forte di quella di adesso. Che cosa significa?” (C. SS. Lewis, Diario di un dolore, 5).
     A quel padre è stata data la possibilità di riabbracciare la figlia, ma sappiamo bene che non è e non può essere così per tutti. Facendo risuscitare la bimba, Gesù di mostra di essere Signore anche della morte, ma non ci garantisce da questo passaggio. Lui stesso è morto; Sua Madre lo ha pianto. Sulla morte, rimane un’unica parola di consolazione: risurrezione. Lewis scrive ancora: “Anni fa, dopo la morte di un amico, la certezza che la sua vita continuava, che anzi continuava su un piano più alto, fu per qualche tempo una sensazione nettissima. Ho supplicato che mi venga data anche solo la centesima parte di quella assicurazione”. La morte ci rende coscienti di avere un bisogno insaziabile della Grazia di Dio. Senza il Suo aiuto, sembra impossibile andare avanti.
   
      Gesù però oggi ci parla anche di un’altra morte, non meno dura: il sentirsi morti mentre si è vivi. L’emorroissa è una che perde sangue e nella Bibbia il sangue è vita. Questa donna è certamente malata, ma a noi fa pensare a coloro che, pur essendo fisicamente sani, hanno continue perdite di vita; non amano vivere, sono infelici, apatici e stanchi. Qualcuno dice: “Basta la salute”!; quale illusione!
     Costei con il vano andirivieni dai vari medici, ci rimanda a coloro che, proprio perché perdono vita, cercano coloro che gliela possano ridare, ma, alla fine, li lasciano con il sangue che scorre. Chi si butta a capofitto nel lavoro, chi si lascia sfiancare dal divertimento e dalla sensualità; chi si attacca alle macchinette del gioco nei bar del quartiere; chi cura ossessivamente il suo aspetto fisico; chi mangia in eccesso o smette di mangiare; chi si affida alle mani e alla mente di uno psicologo; chi va in cerca di spiritualità, talmente spirituali da essere chiaramente inadeguate per uomini e donne fatti di carne e ossa; chi si attacca alla bottiglia o alla droga; chi si affida al mago o alla maga. L’elenco potrebbe continuare a lungo; cambia il medico, ma dietro vi è la stessa perdita di vita e la sua ricerca.
     L’emorroissa è allo stremo delle sue forze, non ha più nulla, perché i ciarlatani l’hanno lasciata ammalata, ma dissanguata; è stanca di essere impura e quindi inavvicinabile, per questo si rivolge a Colui che le dà una nuova speranza. Lo tocca di nascosto, proprio perché non aveva il diritto di avvicinarsi a nessuno, ma lo tocca. Ecco cosa ci insegna questa povera donna: Cristo è medicina e medico.
     Ascoltiamo allora la parola di Gesù: “Vieni a me, tu che sei stanco e oppresso, e io ti darò ristoro”  (Mt 11,28); “O tu che assetato, vieni all’acqua, tu  che non hai  denaro, vieni, compra e mangia; vieni, compra senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendi denaro per ciò che non è pane,il tuo guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltami e mangerai cose buone e gusterai cibi succulenti. Porgi l’orecchio e vieni a me, ascolta e vivrai” (Is 55,1ss).
    

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