Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 5 settembre 2015

Sei muto, perché sei sordo.



XXIII DOM. T.O.

     Lo prese in disparte … gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua … e subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua” (Mc 7,33;35); come non è possibile
rimanere indenni dopo avere posto una mano su un fuoco acceso, così quando si entra realmente in contatto con il Cristo, inevitabilmente,  si rimane segnati, qualcosa di profondo cambia.
     Gli antichi padri ritenevano che non fosse possibile vedere Dio e restare in vita; infatti così è, quando si incontra il Signore, nulla rimane come prima. Lo dimostra ampiamente la storia, costellata di uomini e donne che, a un certo punto dell’esistenza, in modi diversi per ognuno, sono stati raggiunti da Gesù e, a volte con un cambiamento radicale, altre volte più lentamente e progressivamente, si sono ritrovati nuovi. Del resto Dio stesso l’ha detto: “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi,uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne”. Costoro sono stati raggiunti da Dio, perché si sono lasciati raggiungere. Infatti Gesù Cristo ci cerca continuamente, ma finché non ci fermeremo, non potrà caricarci sulle sue spalle e portarci a casa.
     In questo caso Gesù ridona udito e parola. Sappiamo che i muti sono tali, perché sono sordi, perché non hanno mai sentito la voce altrui e non hanno potuto imparare. L’udito è essenziale per avere la parola. Già domenica scorsa abbiamo ricordato la parola di Gesù: “La bocca parla dalla pienezza del cuore” (Mt 12,34); se la bocca non parla di Dio o se ne parla in maniera errata o inadeguata, il problema spesso sta a livello di ascolto.
     La prima cosa da lasciarsi curare è l’orecchio del cuore, perché se l’orecchio umano è aperto, ma non quello del cuore, l’ascolto non è altro che un “sentire”, sia la percezione di suoni e parole che attraversano il canale uditivo, ma che poi si disperdono. Avviene come quando la pioggia bagna lo strato più superficiale della terra, senza irrigarla in profondità; rapidamente tutto ritorna secco e non genera vita.
     Dice bene il proverbio popolare: “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”.
     Come ascoltare la voce di Dio?
     Innanzitutto nutrendosi della Sacra Scrittura. Il Concilio vaticano II ci dice: “Dio … dispose che quanto egli aveva rivelato per la salvezza di tutte le genti, rimanesse per sempre integro e venisse trasmesso a tutte le generazioni. Perciò Cristo Signore, nel quale trova compimento tutta intera la Rivelazione di Dio altissimo, ordinò agli apostoli che l'Evangelo, … venisse da loro predicato a tutti come la fonte di ogni verità salutare e di ogni regola morale” (DV II,7). Attraverso la Sacra Scrittura, la Parola di Dio riecheggia nei secoli per raggiungere tutti gli uomini. Essa è come una sorgente sovrabbondante di acqua purissima, alla quale tutti posso attingere gratuitamente e dissetarsi. Non dobbiamo temere se non abbiamo studiato, se non siamo colti; la Parola di Dio ha più bisogno di cuori puri e desiderio ardente che, di titoli di studio. L’ha detto chiaro e tondo san Paolo: “Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano …. Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio! (1Cor 1,26ss). I santi, non i dotti, sono i migliori conoscitori della Parola.
     La Parola non va ascoltata, credendo di essere gli unici ad aver capito tutto, a ergersi come suoi interpreti ufficiali contro tutto e contro tutti: “nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione” (2Pt 1,20). Alla Chiesa intera, guidata dai Suoi pastori, in continuità con la  Tradizione, è affidato questo compito. Nel dubbio interpretativo, è sempre meglio stare con la Chiesa. La presunzione non è mai una buona consigliera.
     Dio però parla anche un’altra lingua ed è quella dell’esistenza quotidiana: le esperienze, gli incontri, le sofferenze, le crisi ecc … sono i canali attraverso i quali Dio ci comunica qualcosa. Nel mio caso, per esempio, il primo, forte, incontro con il Signore, non è avvenuto con la Bibbia, ma con un’esperienza, solo dopo sono arrivato alla Sacra Scrittura, alla Liturgia, al Magistero, preziosissimi strumenti divini e cibo oramai indispensabile.
     Quando la Parola ci raggiunge davvero, allora si comincia anche a parlare. Gesù ha detto che chi beve della Sua acqua, diventerà una sorgente che zampilla. E’ evidente, quando s’incontra la Bellezza, non si può tacerla, costi quel che costi.
     
      
    
    

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