Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 14 novembre 2015

Troppo orrore



XXXIII DOM. T.O.

     Dopo quanto avvenuto ieri a Parigi, abbiamo bisogno di una parola che ci aiuti a capire e che, nel contempo ci dia speranza. Il Vangelo non aggiunge minaccia a minaccia, ma vuole darci una chiave di lettura della storia.

     Alcuni discepoli, che stavano a Gerusalemme, nel tempio, con Gesù, fanno un’affermazione compiaciuta: “Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!”i (Mc 13,2). La risposta è spiazzante: “Vedi queste grosse costruzioni? Non resterà qui pietra su pietra, che non sia diroccata” (13,2).
     Tutto ciò è drammatico, perché il tempio di Gerusalemme non era, come potrebbe essere per noi, un semplice spazio cultuale, ma il luogo fisico della presenza di Dio in mezzo al Suo popolo. Parlare di distruzione del tempio, sembra quindi preannunciare il venire meno della presenza divina, l’abbandono del popolo al suo destino. E’ per questo che gli Ebrei vanno a pregare al muro del pianto, l’unico pezzo rimasto dell’antico tempio.
     Subito dopo, a quegli uomini, viene spontaneo chiedere: “Quando tutto questo starà per compiersi?” (13,4). La domanda però è sbagliata e, infatti Gesù risponde: “Quanto a quel giorno o all’ora però, nessuno ne sa niente” (13,32).
     Nelle parole del Signore infatti si intrecciano passato, presente e futuro. Egli dice:
-          Molti verranno nel mio nome, dicendo: “Sono io”, e trarranno molti in inganno” (13,6);
-          Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti in diversi luoghi e vi saranno carestie: questo è l’inizio dei dolori” (13,8);
-          Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe e comparirete davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro” (13,9);
-          Il fratello farà morire il fratello, il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome.” (13,12).
     Si parla di falsi profeti, guerre, disastri naturali, persecuzioni, guerre familiari: quando è avvenuto tutto questo? Nel passato? E’ roba vecchia, superata? Purtroppo no.
     La definitiva distruzione del tempio annunciata da Gesù, avverrà nel 70 d.C a opera dei Romani, ma esso era già stato distrutto da Nabucodonosor nel 586 a.C. e nel 167 a.C. il re Antioco IV Epifane aveva fatto costruire, al posto dell’altare degli olocausti, un altare a Zeus olimpo – “Quando vedrete l’abominio della desolazione posto là dove non dovrebbe” (13,14) -.
     Quanto ai falsi profeti la storia è piena di figure che si sono spacciate per il Messia – a suo modo, persino Hitler con il suo reich millenario -; quanto a guerre e  disastri ambientali ci sono sempre stati e, purtroppo ci saranno fino alla fine dei tempi. Le guerre familiari infine, sono all’ordine del giorno in un tempo che vede fallire molti, troppi matrimoni, senza contare le drammatiche situazioni di violenze e uccisioni a cui ci sta oramai abituando la cronaca. Le persecuzioni dei discepoli vede poi un elenco senza fine di uomini e donne che continuamente sono uccisi a causa del nome di Cristo (pensate che nel tra il luglio del 1936 e la fine del 1937, in Spagna, furono uccisi a opera dei repubblicani 6832 tra religiosi, preti e vescovi, senza contare i laici).
     Gesù non ci sta parlando di ieri, ma di oggi e di domani. Dove sta allora la buona notizia, dove la speranza?
     Ascoltiamo il Signore Gesù: “vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria” (13 26); “I cieli e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (13,31). In una storia costellata anche di sofferenza, Gesù dice che la vittoria finale sarà la Sua. Dietro a tutti questi fatti orrendi, compreso quello di ieri, c’è un’unica regia, quella del maligno, egli però è uno sconfitto.
     La domanda dei discepoli, dopo l’annuncio della distruzione, non doveva essere: “quando?”, ma “perché?”.
     Perché noi raccogliamo i frutti maturi dell’emarginazione, se non dell’abbandono di Dio. Del resto già il profeta Osea dice: “Chi semina vento, raccoglie tempesta”. Quando la realtà non è animata da Dio, regna qualcun altro.
     L’unica risposta a tanto male è tornare a Dio; lasciare che davvero regni nelle nostre esistenze, facendo cessare così menzogna, guerre, persecuzioni. Scegliamo oggi di metterci dalla parte di Colui che è fedele, che ha una parola che non passa. Dove c’è la luce non ci sarà la tenebra.







1 commento:

  1. Siamo certi: " Cieli e terra passeranno, ma la mia parola non passerà" (Gesù )
    Quale certezza maggiore e migliore di questa possiamo avere?

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