Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 6 febbraio 2016

Solo per i Tuoi occhi



V DOM. T.O.

     Sarebbe bello non provare alcun dolore fisico?  

     C’è una malattia chiamata Insensibilità congenita al dolore, che apparentemente dà grandi vantaggi, perché chi ne è affetto, non sente alcun dolore; in realtà essa è pericolosissima, perché il dolore può essere sintomo di una malattia che, non riconosciuta, non viene curata.
      Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono” (Is 6,4); “Io sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio” (1Cor, 15,8); “Signore allontanati da me, perché sono un peccatore” (Lc 5,8). Isaia, Paolo e Simon Pietro, pur in situazioni differenti, hanno in comune un profondo senso di inadeguatezza; sentono di non essere degni di stare vicini a Dio a causa dei loro peccati. Essi sentono dolore, per non essere secondo il progetto di Dio.
     Io dico a loro: “Quanto siete fortunati amici e padri nella fede, perché sapete riconoscere la parte oscura che vi abita”. Infatti questo è il passaggio essenziale per poter guarire. Non dobbiamo avere paura quando piangiamo per il male fatto, ma quando tutto ci lascia insensibili.
     La perdita del senso del peccato, tanto diffusa oggi, è indubbiamente una patologia spirituale, figlia della perdita del rapporto con Dio: Egli non riesce più a parlare al cuore degli uomini; fatica a far penetrare la Sua luce nelle tenebre di ciascuno di noi. Non sentire più dolore per il peccato, può portare alla morte spirituale.
     C’è una tentazione che riguarda coloro che, invece, come i nostri tre santi, hanno una percezione profonda del male che li abita: allontanarsi da Dio. Costoro pensano: Dio è troppo santo, perché io possa avvicinarmi a Lui. Non sta dicendo questo Simon Pietro: “Allontanati da me, perché sono un peccatore”. Questa reazione ha una parvenza di spiritualità, in realtà ne è la sua negazione.
     Per comprendere l’assurdità di questo atteggiamento, pensiamo a chi, scoprendosi gravemente ammalato, rinunciasse  ad andare dal medico per imbarazzo, vergognandosi della propria condizione.
     Dio è medico delle anime e dei corpi e non ci vuole a distanza: “Non sono venuto per i sani, ma per i malati” ci ha detto Gesù. Certo, è venuto affinché i malati guariscano e non per lasciarsi morire. Gesù è venuto per dirci: “”Va’ e non peccare più”, ma prima di tutto si avvicina e accorcia la distanza.
     Quando ti viene la tentazione di non confessarti, perché l’ha fatta troppo grossa e ti senti indegno di perdono, pensa che Gesù ti sta aspettando; quando per la stessa ragione, pensi che la soluzione stia nel non fare la Comunione  Eucaristica, ricorda che l’Eucaristia “non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli” (Papa Francesco, Evangelii gaudium).
     Dio ha mandato questi uomini a salvare gli altri, forse proprio a causa del loro peccato. Chi fa l’esperienza della tenebra e della misericordia divina, diventa a sua volta, pescatore di uomini. Pescare gli uomini, significa, non limitarsi a guardarli dalla barca, mentre stanno affogando nel mare del “male”,ma fare di tutto affinché possano aggrapparsi a quella barca dove Cristo è il timoniere. Non cercate dei pastori perfetti, ma santi. No, non è la stessa cosa. Dio non ci vuole perfetti, perché sa che non potremmo mai realizzare il fine, ma santi, uomini e donni pieni di limiti, ma desiderosi di lasciarsi toccare e trasformare da Lui.
     San Paolo ci dà la ricetta per diventare santi: “Per grazia di Dio … sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti,, non io però, ma la grazia di Dio che è con me” (1Cor 15,10s). Bisogna lasciare agire Dio, mollare a Lui le redini della nostra vita. Basta dirGli: “Io vorrei che Tu facessi per me questo e quello”, per gridare invece come san Francesco: “Signore cosa vuoi che io faccia?”.
     Chi ama san Francesco, non si limiti a ridurlo a una macchietta pacifista ed ecologista, ma si lasci provocare dalla forza della sua passione. Egli diceva di sé: “Io sono un verme e non un uomo, l'obbrobrio degli uomini e scherno del popolo".


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