IV DOM. AVV.
I Romani dicevano: “Nomen omen” - “il nome contiene il destino” oppure “il destino è
espresso dal nome” -, perché credevano che la futura vita degli uomini fosse
indicato dal nome. Dare il nome, quindi, significava, fare un augurio,
prospettare un certo futuro.
A Suo Figlio, Dio Padre, dà due nomi differenti che, contengono tutta la
Sua vita terrena: Gesù/ Dio salva ed
Emmanuele/Dio con noi.
“La prima cosa, la più importante,
è la salute”, “Quando hai la salute,
hai tutto”; sono solo alcune delle espressioni che sento spesso ripetere. L’affermazione
in sé è falsa e lo sperimentiamo quotidianamente, noi che siamo fisicamente
sani. Tant’è che ci accorgiamo del dono prezioso della salute fisica, solamente
quando comincia ad andare in crisi. C’è però una particolarità che, rende vera
quest’affermazione: le parole salvezza e salute hanno la
stessa radice: il latino salus. E’ vero che basta la salute, se con
essa si intende la salvezza.
Già domenica scorsa dicevamo che, Gesù non è venuto per guarire tutti,
ma per annunciare la salvezza donata da Dio e per indicare la via da
percorrere. Le guarigioni fisiche, sono solamente il segno che Dio è venuto per
curare e guarire l’umanità malata. Dio salva, perché Dio, in Cristo, si è fatto
medico. Comprendiamo bene le parole di papa Francesco, quando definisce la
Chiesa “un ospedale da campo” oppure
la definizione del Sacramento della
Riconciliazione “clinica della grazia”.
La Chiesa è il Cristo che raccoglie, non i perfetti, non i sani, ma i malati: “Non sono i sani che hanno bisogno del
medico, ma i malati. … Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i
peccatori” (Mt 9, 12s). Ecco che così Gesù chiarisce quale male è venuto a
curare. Ciò che è importante, non è la salute fisica (seppur preziosa e
augurabile), ma l’essere creature liberate dal virus del peccato che, tra
l’altro, ferisce spesso la salute fisica. Si potrebbero fare mille esempi a
questo proposito. Possiamo dire che, come esiste la malattia psicosomatica,
prodotta da un malessere psichico, emozionale e che i manifesta nella carne,
così esistono le malattie fisiche, che hanno la loro origine dallo spirito
malato.
Gesù dice di sé di essere Via, Verità e Vita, perché Egli è la via della
vera vita, o della vita vera.
L’altro nome di Gesù è “Dio con
noi”. Vi confesso che in queste ultime settimane, mi sta continuamente
girando nel cuore proprio questo essere
con …, perché mi sto accorgendo quanto è diverso dal fare per … Cambia una preposizione e cambia tutto.
Fare per qualcuno ed essere con qualcuno, sono realtà estremamente
preziose, ma non c’è dubbio l’una è decisamente più forte dell’altra. Fare per
gli altri, ci consente di rimanere a distanza, nella condizione in cui ci
troviamo. Vi faccio un esempio molto semplice; per fare avere gli indumenti ai
carcerati, abbiamo visto che basta fare un acquisto on line, farlo consegnare
alla portineria del carcere e, questo, semplifica molto le cose. Il carcerato
che riceve gli indumenti è soddisfatto, perché ha ciò che gli serve, ma se poi
non ci fossero fra Giovanni e fra Felice che, ogni giorno vanno in carcere e si
prendono cura personalmente delle persone, costoro non avrebbero mai mani che
toccano, occhi che guardano e orecchi che ascoltano.
Essere con … costringe a uscire da se stessi, dalle
proprie sicurezze, dalle abitudini, dalla propria realtà per raggiungere
l’altro e condividere la sua condizione. Dio avrebbe potuto fare meraviglie per
noi pur conservando la sua natura nel “cielo”, invece ha voluto essere compagno
di strada di ognuno di noi.
Quando san Francesco iniziò il suo percorso di conversione, andò a
vivere con i lebbrosi e ciò era impensabile
in un tempo in cui essi dovevano vivere assolutamente separati dal resto
della società. Quando Gesù chiese a Madre Teresa di occuparsi dei più poveri,
lei lasciò la usa comunità, dove viveva serena, per andare nei quartieri dove
l’umanità era abbandonata. Quando si fa
per … si può stare a distanza, se si
fa con … è necessario stare insieme.
Dio ha scelto questa via, perché manifesta più chiaramente il Suo amore.
Signore, Tu che sei Dio con noi,
dacci il coraggio di un amore che non sta mai a distanza e che non ci costringe
a cambiare il nostro stile di vita. Come Te, vogliamo condividere le fatiche e
le gioie dei nostri fratelli, affinché noi possiamo aiutarli a guarire le loro
ferite e loro possano aiutare noi a guarire dalle nostre.
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