Parma, li 08
giugno 2018
Carissimi,
è difficile radunarvi tutti, perché a causa degli impegni della vita, il
giorno che va bene a uno, non è adeguato per un altro; l’orario in cui potrebbe
l’uno, è impossibile per l’altro. Ci sono cose importanti, però, che desidero
dirvi, per cui ho pensato di usare questo semplice mezzo. Anche perché, dicono
gli antichi “verba volant, scripta manent”
– le parole volano, ma gli scritti rimangono..
Innanzitutto sento il bisogno di esprimervi, anche a nome degli altri
frati, il grazie grande per il lavoro che svolgete quotidianamente. E’
straordinario vedere, come sapete mettere a disposizione i vostri doni e il
tempo, sfidando, a volte, l’età, la stanchezza e la malattia. Ho grande
ammirazione per ciascuno di voi.
Sappiate con certezza che il Regno di Dio e il mondo li si edificano così,
“sporcandosi le mani” e mettendosi in gioco in prima persona, senza limitarsi a
lamentarsi per ciò che non funziona e delegando sempre agli altri la soluzione
dei problemi. I veri riformatori non sono i brontoloni che, guardano da lontano
e, hanno la ricetta pronta per tutto, ma quelli che dicono: “Eccomi Signore, per fare la Tua volontà”
e si mettono in azione. Con il vostro lavoro, a volte tanto faticoso, siete una
luce che brilla in questa città. Del resto il Signore ha detto: “Voi siete la luce del mondo”. Al Signore non sfugge nessuna delle vostre
azioni belle. Grazie a voi in Paradiso fanno festa.
Qualcuno può pensare: cosa facciamo di tanto straordinario?
Un giorno uno dei nostri ospiti mi ha manifestato il suo stupore,
perché, mentre per molti, lui e gli altri, sono considerati un problema, noi li
accogliamo e, nonostante il comportamento non sempre adeguato, non li cacciamo.
Qui c’è la meraviglia del nostro servizio: l’accoglienza.
In un mondo che tende a chiudersi dietro a porte e cancelli sbarrati che, ha
paura dell’altro e lo giudica a priori, noi siamo una porta aperta e delle
braccia accoglienti. Con il vostro servizio, voi dite a questa gente, a questi
nostri fratelli che sono preziosi e degni di rispetto. Stiamo dicendo una
parola importantissima, con i fatti. Stiamo creando un’isola di umanità in
mezzo a un mare di indifferenza e ostilità.
Questo spiega perché i nostri spazi vogliono risplendere di pulizia, il
nostro cibo è cucinato al meglio e presentato con grazia: i fatti devono
parlare, anche quando la bocca tace o, quando l’altro non può capire a causa
della lingua. Là dove l’orecchio non intende, l’occhio deve poter
riconoscere l’amore. E’ importante che i nostri gesti, il nostro servizio
profumi d’amore. Dobbiamo regalare a queste creature di Dio, quella delicatezza
e attenzione che, altrove non trovano.
San Francesco scrive: “E chiunque verrà
da essi, amico o nemico, ladro o brigante, sia ricevuto con bontà” (RnB VII). Egli vuole che, dove ci sono dei frati,
nessuno si senta escluso. Da noi devono potere trovare accoglienza anche i
“ladri e i briganti”, perché, prima di tutto sono persone con una dignità da
rispettare e poi, chissà, forse proprio il sentirsi accolti, potrà spingerli a
cambiare. San Francesco faceva così e non di rado i “ladri e briganti”
cambiavano vita. A noi spetta creare l’opportunità, a Dio realizzare la
trasformazione dei cuori.
Credo che stiamo riuscendo nel nostro intento, perché, vedete bene come
si è ridotto il tasso di aggressività. Penso che i nostri amici, non sentano
più la necessità di difendersi da noi, come devono fare fuori dalla nostra
porta. E’ vero che alcuni, talvolta, ci rispondono male e sono pretenziosi, ma
sono una piccola minoranza e, non dimentichiamolo, non sempre è perché sono
cattivi, purtroppo sono abituati a doversi difendere. Dovremmo provare a
vivere senza sicurezze, a dover mendicare il necessario e, forse, ci
ritroveremmo anche noi un po’ aggressivi. Quando li troviamo così, dobbiamo
sentirci chiamati a un supplemento di cura, per riuscire a penetrare oltre le
loro difese, altrimenti sentiranno che non siamo diversi dagli altri.
So che non tutti voi siete cristiani o
credenti, ma questa Mensa è un luogo segno dell’amore di Dio, come Gesù Cristo ce
lo ha mostrato. E’ Gesù che ci chiede di amare questi fratelli, come Lui li ama
e come, del resto, ama ciascuno di noi. Questo significa che, la nostra Mensa è
una palestra, dove piano, piano impariamo ad amare, perché, senza l’amore,
sarebbe pressoché inutile. San Paolo scrive: “Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la
carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi
il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la
conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi
la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e
consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi
servirebbe. La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non
si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio
interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode
dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto
spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine” (1Cor 13,1ss). Ecco a
quale carità ci chiama Gesù Cristo.
Il mio grazie tutto particolare va a Lilla, perché oltre ad avere
mandato avanti la Mensa per tanti anni con una passione speciale, ha saputo
curare le relazioni con i volontari, creando una sorta di famiglia. E’ lei che
ricorda i compleanni che si preoccupa dei malanni dell’uno o dell’altra che
telefona per informarsi, ecc … Grazie a
questo, il servizio, si è rivelato terapeutico anche per molti volontari che,
oltre a fare bene il bene, lo ricevono, vedendo curate le proprie ferite. Carissima
Lilla, anche se urli, il Signore conosce bene il tuo cuore e lo apprezza.
Un grazie di cuore va anche a coloro che non sono più con noi, perché il
Signore li ha chiamati a sé. Penso in modo speciale a Mario e Anna che hanno
speso davvero tante ore e tanta fatica per questa Mensa. Oggi non saremmo ciò
che siamo, se loro non avessero aperto certe strade e prestato se stessi per il
servizio.
Non posso dimenticare anche
coloro che, non sono più con noi, perché l’età o i malanni glielo impediscono o
perché la vita gli sta chiedendo altro. Chi può dimenticare Olga, la splendida
francescana che per cinquant’anni ha cucinato e lavato piatti per i poveri;
Bruno che, nonostante le fatiche familiari, ha speso i suoi doni con noi; Elisa
che, ora fa la nonna e, tanti altri che sono passati, magari per un tempo più
breve, ma non per questo meno importante.
Carissimi, sentitevi orgogliosi del vostro servizio. Sappiate che siete
la presenza di Cristo a Parma e il Padre ve ne renderà merito.
Benedico ognuno
di voi
Il Signore vi
doni la Sua pace
Fra Andrea Nico
Grossi
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