Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 9 giugno 2018

Lettera per i volontari della nostra Mensa



Parma, li 08 giugno 2018


Carissimi,

     è difficile radunarvi tutti, perché a causa degli impegni della vita, il giorno che va bene a uno, non è adeguato per un altro; l’orario in cui potrebbe l’uno, è impossibile per l’altro. Ci sono cose importanti, però, che desidero dirvi, per cui ho pensato di usare questo semplice mezzo. Anche perché, dicono gli antichi “verba volant, scripta manent” – le parole volano, ma gli scritti rimangono..


     Innanzitutto sento il bisogno di esprimervi, anche a nome degli altri frati, il grazie grande per il lavoro che svolgete quotidianamente. E’ straordinario vedere, come sapete mettere a disposizione i vostri doni e il tempo, sfidando, a volte, l’età, la stanchezza e la malattia. Ho grande ammirazione per ciascuno di voi.     

     Sappiate con certezza che il Regno di Dio e il mondo li si edificano così, “sporcandosi le mani” e mettendosi in gioco in prima persona, senza limitarsi a lamentarsi per ciò che non funziona e delegando sempre agli altri la soluzione dei problemi. I veri riformatori non sono i brontoloni che, guardano da lontano e, hanno la ricetta pronta per tutto, ma quelli che dicono: “Eccomi Signore, per fare la Tua volontà” e si mettono in azione. Con il vostro lavoro, a volte tanto faticoso, siete una luce che brilla in questa città. Del resto il Signore ha detto: “Voi siete la luce del mondo”.  Al Signore non sfugge nessuna delle vostre azioni belle. Grazie a voi in Paradiso fanno festa.
    
     Qualcuno può pensare: cosa facciamo di tanto straordinario?

     Un giorno uno dei nostri ospiti mi ha manifestato il suo stupore, perché, mentre per molti, lui e gli altri, sono considerati un problema, noi li accogliamo e, nonostante il comportamento non sempre adeguato, non li cacciamo. Qui c’è la meraviglia del nostro servizio: l’accoglienza. In un mondo che tende a chiudersi dietro a porte e cancelli sbarrati che, ha paura dell’altro e lo giudica a priori, noi siamo una porta aperta e delle braccia accoglienti. Con il vostro servizio, voi dite a questa gente, a questi nostri fratelli che sono preziosi e degni di rispetto. Stiamo dicendo una parola importantissima, con i fatti. Stiamo creando un’isola di umanità in mezzo a un mare di indifferenza e ostilità.

     Questo spiega perché i nostri spazi vogliono risplendere di pulizia, il nostro cibo è cucinato al meglio e presentato con grazia: i fatti devono parlare, anche quando la bocca tace o, quando l’altro non può capire a causa della lingua. Là dove l’orecchio non intende, l’occhio deve poter riconoscere l’amore. E’ importante che i nostri gesti, il nostro servizio profumi d’amore. Dobbiamo regalare a queste creature di Dio, quella delicatezza e attenzione che, altrove non trovano.
    San Francesco scrive: “E chiunque verrà da essi, amico o nemico, ladro o brigante, sia ricevuto con bontà” (RnB VII). Egli vuole che, dove ci sono dei frati, nessuno si senta escluso. Da noi devono potere trovare accoglienza anche i “ladri e i briganti”, perché, prima di tutto sono persone con una dignità da rispettare e poi, chissà, forse proprio il sentirsi accolti, potrà spingerli a cambiare. San Francesco faceva così e non di rado i “ladri e briganti” cambiavano vita. A noi spetta creare l’opportunità, a Dio realizzare la trasformazione dei cuori.

     Credo che stiamo riuscendo nel nostro intento, perché, vedete bene come si è ridotto il tasso di aggressività. Penso che i nostri amici, non sentano più la necessità di difendersi da noi, come devono fare fuori dalla nostra porta. E’ vero che alcuni, talvolta, ci rispondono male e sono pretenziosi, ma sono una piccola minoranza e, non dimentichiamolo, non sempre è perché sono cattivi, purtroppo sono abituati a doversi difendere. Dovremmo provare a vivere senza sicurezze, a dover mendicare il necessario e, forse, ci ritroveremmo anche noi un po’ aggressivi. Quando li troviamo così, dobbiamo sentirci chiamati a un supplemento di cura, per riuscire a penetrare oltre le loro difese, altrimenti sentiranno che non siamo diversi dagli altri.

      So che non tutti voi siete cristiani o credenti, ma questa Mensa è un luogo segno dell’amore di Dio, come Gesù Cristo ce lo ha mostrato. E’ Gesù che ci chiede di amare questi fratelli, come Lui li ama e come, del resto, ama ciascuno di noi. Questo significa che, la nostra Mensa è una palestra, dove piano, piano impariamo ad amare, perché, senza l’amore, sarebbe pressoché inutile. San Paolo scrive: “Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe. La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine” (1Cor 13,1ss). Ecco a quale carità ci chiama Gesù Cristo.

     Il mio grazie tutto particolare va a Lilla, perché oltre ad avere mandato avanti la Mensa per tanti anni con una passione speciale, ha saputo curare le relazioni con i volontari, creando una sorta di famiglia. E’ lei che ricorda i compleanni che si preoccupa dei malanni dell’uno o dell’altra che telefona per informarsi, ecc …  Grazie a questo, il servizio, si è rivelato terapeutico anche per molti volontari che, oltre a fare bene il bene, lo ricevono, vedendo curate le proprie ferite. Carissima Lilla, anche se urli, il Signore conosce bene il tuo cuore e lo apprezza.

     Un grazie di cuore va anche a coloro che non sono più con noi, perché il Signore li ha chiamati a sé. Penso in modo speciale a Mario e Anna che hanno speso davvero tante ore e tanta fatica per questa Mensa. Oggi non saremmo ciò che siamo, se loro non avessero aperto certe strade e prestato se stessi per il servizio.

     Non posso dimenticare anche coloro che, non sono più con noi, perché l’età o i malanni glielo impediscono o perché la vita gli sta chiedendo altro. Chi può dimenticare Olga, la splendida francescana che per cinquant’anni ha cucinato e lavato piatti per i poveri; Bruno che, nonostante le fatiche familiari, ha speso i suoi doni con noi; Elisa che, ora fa la nonna e, tanti altri che sono passati, magari per un tempo più breve, ma non per questo meno importante.

     Carissimi, sentitevi orgogliosi del vostro servizio. Sappiate che siete la presenza di Cristo a Parma e il Padre ve ne renderà merito.

Benedico ognuno di voi
Il Signore vi doni la Sua pace

Fra Andrea Nico Grossi

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