Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 25 settembre 2010

Egoismo e indifferenza

XXVI DOMENICA T.O.


Ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento” (Lc 16,27s). Di quale “luogo” sta parlando quest’uomo? Indubbiamente dell’inferno.
Questa parola sembra evocare antiche paure o favole per bambini, invece, attraversando tutta la Scrittura, dall’Antico al Nuovo Testamento, emerge con chiarezza che esso non solo esiste, ma è una drammatica possibilità. E’ chiaro oramai a tutti che l’inferno non è un luogo dove si viene torturati da fuoco e forconi e non possiamo nemmeno diffonderci troppo nel cercare di descriverlo. Papa Benedetto, quando era ancora cardinale ha definito l’inferno come solitudine: “una solitudine nella quale non penetra più la parola dell' amore, nella quale nessuna parola di un altro può più arrivare e avere effetto trasformante; nella quale non può più giungere alcun ‘tu’”. Non per niente Lazzaro è tra le braccia di Abramo, mentre il ricco non ha nessuno che gli intinga un dito nell’acqua per alleviare la sua terribile arsura.
Chiunque ha fatto o fa l’esperienza della solitudine sa quanto essa sia pesante e angosciante; l’inferno è questa angoscia eterna e insuperabile.
Cosa ha condotto il ricco all’inferno? Forse il fatto che si vestisse di lino finissimo e banchettasse lautamente? In realtà Gesù stesso lo troviamo spesso a tavola con amici e conoscenti ed è pensabile che tutti costoro gli offrissero il meglio – era un ospite di riguardo – e non ci risulta che egli rifiutasse tale trattamento.
Io penso che l’inferno sia l’estrema e irreversibile conseguenza di due atteggiamenti dell’uomo ricco che, sono la evidente negazione del Vangelo: l’EGOISMO che è il contrario della CARITA’ e l’INDIFFERENZA che è il contrario della COMPASSIONE.
L’egoismo – ego per io – è lo sguardo esclusivamente centrato su di sé o anche al proprio gruppo di riferimento; è avere a cuore solo i propri problemi. Se la fede ebraico-cristiana ha come primo comandamento “Non avrai altro Dio al di fuori di me”, il primo comandamento dell’egoista è: “Non avrò altro dio al di fuori di me”.
Perché è peccato l’egoismo? Perché l’egoista ha sempre gli occhi ripiegati su se stesso, potremmo dire, verso il proprio ombelico e quindi, non rivolti su chi gli sta attorno. Quando alza lo sguardo è per vedere se c’è qualcuno del quale può servirsi per il proprio benessere. L’egoista non serve gli altri, ma si serve degli altri.
Come dicevo sopra l’egoismo è il contrario dell’atteggiamento cristiano fondamentale: la carità. Se l’egoista ha lo sguardo rivolto a sé, chi ama, guarda all’altro. Mi è capitato di leggere una biografia di un’attrice italiana – Dalila Dilazzaro – alla quale è morto un figlio; ebbene ella scrive: “E ora a chi darò la parte buona della bistecca?”; sembra una banalità, invece queste parole così semplici indicano la concretezza dell’amore: chi ama, dona, rinuncia per dare il meglio alla persona amata.
Ricordo che nella fase terminale della malattia di mia madre, non le era più consentito fare troppi movimenti, quindi non poteva più fare le pulizie di casa – tanto che doveva venire un’altra persona a farle -, quando però una sua cara amica si è rotta una gamba, lei stessa andava a farle le pulizie. Inoltre pressoché tutti i giorni ascoltava e cercava di consolare due amiche che la chiamavano disperate – eppure lei aveva un tumore in fase terminale -.
Il ricco del Vangelo s’era accorto di Lazzaro, tanto che ne conosceva il nome, ma evidentemente la sua sofferenza gli era indifferente e qui sta l’altro grave peccato, capace di separarci radicalmente da Dio: l’indifferenza. “Chi non ama il fratello che vede, non può amare Dio che non vede”.
L’indifferenza è l’incapacità di sapersi mettere nei panni dell’altro e il non sentire minimamente su di sé il peso della fatica altrui. Ho avuto il privilegio di condividere tre anni con fra Maurizio che, passava anche delle notti in bianco a causa della preoccupazione per Tizio o per Caio.
L’indifferenza è la negazione dell’amore, mentre la compassione ne è l’incarnazione.
Se percorriamo i Vangeli, Gesù ci mostra, vivendola, cosa è la compassione. Ogni volta che qualcuno gli si rivolge – ebreo o pagano, ricco o povero, peccatore o giusto -, egli si ferma e ascolta, si fa carico, tocca l’altro. Gesù ha realizzato appieno le parole di Proverbi: “Non negare un bene a chi ne ha il diritto, se hai la possibilità di farlo. Non dire al tuo prossimo: «Va’, ripassa, te lo darò domani», se tu possiedi ciò che ti chiede” (Pro 3,27s).
Dobbiamo smettere di dormire? Dobbiamo smettere di preoccuparci di noi stessi e dei nostri?
Credo che innanzitutto dobbiamo cercare di prendere coscienza di dove ci troviamo e per fare questo dobbiamo necessariamente imparare a leggere i nostri concreti comportamenti - “Contra factum non valet argumentum”, contro i fatti non valgono gli argomenti -per poi intraprendere o continuare il cammino di conversione.

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