Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

lunedì 20 settembre 2010

Il Papa che spiazza i media

Di Marco Bardazzi - La Stampa

In Gran Bretagna come due anni fa negli Usa, Benedetto XVI si e' rivelato assai diverso dal Ratzinger che si aspettavano i giornali. Perché il mondo delle news non riesce a capire questo pontefice?
Ormai non ci sono più dubbi: questo è un Papa che spiazza i media planetari. Il successo della visita di Benedetto XVI in Gran Bretagna in fondo non era difficile da prevedere. Se c'è un paese che ha tutte le caratteristiche per restare colpito dal messaggio del Papa su relativismo e limiti del post-modernismo, quello è proprio il Regno Unito.

Se c'è un luogo anche politicamente fertile per recepire il messaggio del Santo Padre su un modello sociale basato sulla sussidiarietà, è la Gran Bretagna di David Cameron e del suo progetto di Big Society. Eppure per settimane i media britannici (e in parte anche quelli italiani) hanno continuato a dipingere questo viaggio come l'arrivo di un Papa complice dei pedofili, contro il quale la Gran Bretagna - a loro dire - era pronta a scendere in piazza in massa e che doveva addirittura temere di essere arrestato.

Non e' ovviamente avvenuto niente del genere, e i britannici, anche quelli critici con il papato, hanno accolto con grande interesse (come ha spiegato il Telegraph) un personaggio che è risultato avere cose interessanti da dire alla loro società. Niente di nuovo: era accaduta esattamente la stessa cosa con il viaggio del Papa nel 2008 negli Usa, e qualcosa di simile con la sua visita in Turchia.

E' utile però, in uno spazio come questo dedicato al futuro dell'informazione, interrogarsi sui motivi per cui i media non capiscono Benedetto XVI. Con Giovanni Paolo II tutto era più facile: era un Papa perfettamente mediatico e le sue uscite erano, tutto sommato, prevedibili. Ratzinger, invece, spiazza il mondo dell'informazione globale. Non offre frasi ad effetto sintetizzabili e digeribili nel frenetico ciclo delle news "H-24". Parla "difficile". Dice cose scomode che sembrano fuori luogo nel mondo di oggi.

Ecco allora che per i quotidiani alla disperata ricerca di nuovi modelli di business e di un loro ruolo nell'era digitale che minaccia lo status e la sopravvivenza stessa dei giornali, diventa più semplice attaccare Benedetto XVI, che non cercare di capirlo. E' quello che ha fatto per esempio negli ultimi mesi il New York Times, che degli affondi contro Ratzinger sembra aver fatto una ragione sociale.

C'è un motivo dietro, e non c'entrano niente le teorie cospirative o i complotti "sionisti" contro il Vaticano. Me lo ha spiegato quest'estate Michael Wolff, celebre critico dei media americano e biografo "scomodo" di Rupert Murdoch. Il suo blog su Newser.com è uno dei più virulenti del pianeta nei confronti di Ratzinger, che Wolff accusa apertamente di ogni nefandezza. "Perche'' lo fai?", ho chiesto candidamente a Michael, durante un pranzo al Festival dell'Economia a Trento. "E'' semplice", mi ha replicato con la sua consueta franchezza. "Non c''è niente che faccia schizzare in alto il traffico sul web come gli attacchi al Papa".

Meglio insultare che cercare di capire, quindi. Salvo poi restare sorpresi, come è accaduto ai colleghi britannici, quando Benedetto XVI si rivela per quello è, spiazzando i suoi critici. Come fa la gente a fidarsi di noi e a ritenerci credibili?

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