Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 2 ottobre 2010

Satana e l’eternità dell’Inferno 2

I demoni hanno rifiutato la signoria di Dio definitivamente, per l’eternità. La loro scelta irrevocabile nasce dalla loro natura di puri spiriti che per decidere non hanno bisogno di ragionamenti prolungati, ma scelgono immediatamente. San Tommaso d’Aquino afferma: “Non c’è possibilità di pentimento per loro dopo la caduta come non c’è possibilità di pentimento per l’uomo dopo la morte”. Essi, hanno un maggiore dolore spirituale poiché si rendono conto più degli uomini, della eccellenza del bene perduto e dell’enormità della perfidia realizzata.
L’inferno non deve essere visto tanto come una costrizione divina, ma come un prolungamento del combattimento degli spiriti maligni per il regno del male; esso è la realizzazione piena dell’infelicità, di chi ha voluto guadagnare la sua vita, senza Dio, ma in realtà così facendo l’ha persa (Mt l, 35).
Attenzione: non è vero che gli spiriti maligni diffondono l’ateismo; essi non sono atei, sanno bene che Dio esiste ed è all’opera, nel loro progetto di destabilizzazione della terra, l’ateismo è solo un momento di transizione perché l’obiettivo che essi propongono è l’adorazione del male.
Riguardo all’Inferno, il Nuovo Testamento insegna con la massima chiarezza che il destino degli uomini giusti e quello degli uomini empi dopo la morte e alla fine dei tempi sarà diverso. I Vangeli sono estremamente crudi al riguardo: “Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti”. Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capi alla sinistra” (Mt. 25, 31-33). Il destino ultraterreno dei malvagi comporta l’esclusione definitiva di quella situazione che il Nuovo Testamento definisce “vita eterna”: “Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli” (Mt 25, 41).
Il concetto di impedimento assoluto dei cattivi dal regno celeste di Dio è assai frequente in S. Paolo: “O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? ” (1 Cor 6, 9). Il senso delle formule di esclusione dal Paradiso sono talmente nette che non lasciano alcuna pretesa di salvezza da parte dei diavoli e dei malvagi. Riguardo all’inferno, dottrina della Chiesa Cattolica è assai chiara: esso è uno stato che tocca, nell’aldilà, a coloro che muoiono in uno stato di peccato mortale e d’inimicizia con Dio, avendo perso l’amicizia con Dio con un atto personale libero.
Il Catechismo della Chiesa cattolica così definisce al n. 1035 la pena del danno: “La pena principale dell’inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale l’uomo può avere la vita e la felicità, per le quali è stato creato e alle quali aspira”.

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