Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 3 ottobre 2010

Transito di San Francesco


TRANSITO DI SAN FRANCESCO

Confesso che non amo le celebrazioni fine a se stesse. Per questo non vorrei che celebrassimo un qualcosa capace di commuoverci, ma che non riesce a lasciarci un segno più profondo.
Celebrare il Transito di Francesco, significa lodare il Signore, perché in ogni epoca soccorre l’umanità, chiamando uomini e donne capaci di lasciare un segno di fuoco. Questa sera noi non parliamo di morte, ma di vita; e che vita.
Proprio l’altro giorno mi è venuto da pensare che la mediocrità è come un cancro, capace, più ancora del male manifesto, di uccidere qualsiasi realtà; il male una volta riconosciuto lo puoi combattere, ma la mediocrità si insinua lentamente nelle pieghe della nostra esistenza e la soffoca. Ebbene Francesco con la sua vita, ci grida di sfuggire la mediocrità, questo puntare al minimo possibile, senza passione, senza ideali grandi, senza sogni.
Fare memoria viva del Transito di Francesco, significa accogliere la sua eredità, non ciò che noi pensiamo ci abbia lasciato, ma ciò che lui ci ha lasciato; non uno sdolcinato amore per l’ambiente, non un pacifismo disincarnato, non una religione senza Dio.
Ho scelto alcuni testi di Francesco, per sottolineare tre beni che con la sua morte ci ha affidati:
1- essere di Cristo
2- essere cattolici
3- essere liberi.
- Non si può capire Francesco senza Cristo; non esisterebbe Francesco senza Cristo. Egli è stato quello che è stato, perché ha voluto fare della sua esistenza, una trasparenza di Cristo. Noi non possiamo accontentarci di essere dei suoi, se non cerchiamo di fare di Cristo il centro di tutto. Francesco è stato come “la cerva che anela ai corsi d’acqua”. Egli è essenzialmente un cristiano, è la realizzazione di ciò che afferma Gv nella sua prima lettera: “Chi dice di essere di Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato”.
- Tutti i chierici si guardino bene dall'ingordigia e dall'ubriachezza; se essi non abusano del vino, il vino non abuserà di loro e nessuno sia incitato a bere perché l'ubriachezza oscura l'intelletto e suscita le passioni carnali.
Stabiliamo, quindi, che si sradichi l'abuso, per cui in alcune regioni i bevitori si incitano a vicenda a bere ed è più degno di lode chi riesce a farne ubriacare di più e a bere più bicchieri. … (Conc. Lateranense IV, XV).
Deploriamo che non solo alcuni chierici minori, ma anche certi prelati passano una metà della notte in baldorie superflue e in chiacchiere illecite, per non dire altro; questi dormono il resto della notte, si svegliano appena al canto degli uccelli, a giorno tardo e restano assonnati il resto del mattino. Vi sono altri che celebrano la messa appena quattro volte l'anno; e, ciò che è peggio, non vogliono neppure assistervi; e se per caso qualche volta sono presenti quando è celebrata, fuggendo il silenzio del coro, vanno fuori a parlare con i laici; e così seguono discorsi inopportuni e non prestano invece alcuna attenzione alle cose divine. (Conc. Lateranense IV, XVII).
Cito a mo’ di esempio solo due riferimenti al Concilio del 1215, per fare capire in quale tempo e in quale Chiesa Francesco ha vissuto. Eppure egli ha sceto di amare e servire quella Chiesa, con quegli uomini, perché ha compreso che sotto le sembianze non sempre splendenti, batte il cuore di Cristo. Egli sa che la Chiesa reale, non quella ideale, è Cristo nella storia. Francesco non è un libero battitore, ma un cristiano totalmente obbediente, pur nella sua straordinaria originalità, al Papa di Roma e ai legittimi pastori. Francesco dice no a qualsiasi forma di cristianesimo che dica “Cristo si, Chiesa no”. Per Francesco vale l’antico detto di Cipriano: “Non può avere Dio per Padre chi non ha la Chiesa per madre”.
- Infine Il testo della “Perfetta letizia” ci descrive la libertà alla quale Francesco è giunto verso la fine della sua vita, quando è riuscito a superare la frustrazione per il fatto che molti dei suoi frati non lo seguivano più. Probabilmente, pur essendo materialmente poverissimo, si era appropriato della “sua creatura”, dimenticando che tutto appartiene a Dio. Per Francesco è perfetta letizia non sentirsi derubati, perché in realtà non si possiede nulla.
Ecco cosa gli ha lascito Francesco; ecco quali strade ci indica Francesco.
Le sue ultime parole sono state: “Io ho fatto la mia parte, ora voi fate la vostra”.

Nessun commento:

Posta un commento