Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

martedì 2 novembre 2010

Dov'è o morte il tuo pungiglione?

COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI

Scrive un grande teologo russo (Pavel Evdokimov) che “la morte è un fenomeno provvisorio della vita”. A volte si pensa che per poter capire qualcosa di serio delle cose di Dio si debba studiare teologia alla Gregoriana, in realtà dimentichiamo un importantissimo principio, quello del “vox populi vox Dei” - la voce del popolo è la voce di Dio.

Se vogliamo capire la nostra fede, dobbiamo anche imparare a guardare gli atteggiamenti dei credenti che ci stanno a fianco, anche delle persone più semplici.
Come mai tante persone hanno fatto celebrare e fanno celebrare quotidianamente migliaia di Messe per i propri defunti? Perché prima di proclamare insieme il Trisaghion - Santo, Santo, Santo – lo facciamo precedere dalla parole: “e ora insieme agli angeli e ai santi cantiamo …”? - e non stiamo parlando solamente degli angeli e dei grandi santi, quelli riconosciuti pubblicamente dalla madre Chiesa, ma anche i santi anonimi, i nostri parenti, amici, conoscenti che ci hanno preceduto dall’altra parte -. Perché ancora tantissima gente ha devozione per i vari santi e chiede loro grazie particolari?
Si può chiedere aiuto per uno che non c’è più o chiedere aiuto a qualcuno che non c’è più? Vedete che la citazione del grande teologo fatta all’inizio, che poteva sembrare un po’ teorica, invece è confermata dalla vita di fede delle persone. Con i nostri gesti noi sappiamo che la morte è un fenomeno transitorio della vita, cioè che è un passaggio, ma non la fine.
Anche se il silenzio dei morti pesa sui vivi, da Cristo in poi la morte è cristiana, non è più solamente un’intrusa, ma la grande iniziatrice.
Noi oggi dichiariamo al mondo intero che crediamo nella vita, non a un salto nel nulla, come se la morte fosse un terribile inceneritore nel quale si consuma definitivamente la straordinaria unicità di ogni persona; non un passaggio temporaneo per rientrare poi sulla terra sotto nuove sembianze per operare un’auto purificazione (reincarnazione).
Noi oggi diciamo e ci diciamo che la morte è l’ingresso in una fase nuova e definitiva della vita. E’ per questo meno dolorosa la separazione? Indubbiamente per chi ha fede la morte non è una nemica implacabile, però è altrettanto vero che la morte di chi amiamo ci ferisce. Del resto se Gesù ha pianto per l’amico Lazzaro, non ho il diritto io di piangere chi è mancato?
La fede però fa emergere lentamente la consolazione, perché seppure i nostri cari ci mancano, se ci sentiamo soli ad affrontare le fatiche della vita, sappiamo con certezza che essi sono nella luce. Come posso continuare a tormentarmi se so che loro hanno raggiunto tutto ciò che di più bello si può desiderare?
La morte dei nostri cari è una sfida a ricominciare a vivere, sapendoli presenti/assenti; forse più vicini a noi di quando camminavano sulla nostra stessa strada e capaci di soccorrerci più di quando stavano al nostro fianco.
Gesù ci ha riconciliati con la morte, grazie a Lui possiamo definirla con certezza “passaggio a miglior vita”.

Nessun commento:

Posta un commento