Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

lunedì 1 novembre 2010

Hallowen o tutti i Santi?

TUTTI I SANTI

Quando feci il noviziato a La Verna nel 1994, ricordo frate Leopoldo che faceva la guida per i gruppi di pellegrini, che, immancabilmente, diceva: “Non esiste un santo triste e se esiste è un triste santo”.
Mi è tornata alla mente questa frase riascoltando le Beatitudini. Esse infatti sono intercalate da ‘beati” (makarioi) … , felici quelli che …

Forse ci fa bene ricordare che la santità non va a braccetto con perfezione e serietà. In passato si discuteva sul fatto se Cristo avesse mai riso. Come si fa a dubitarne! Era uomo come noi: si o no? E allora! Egli è la santità incarnata? E allora!
La santità è bellezza, la santità è la via della beatitudine, per questo “non è un privilegio per pochi, ma un dovere per tutti”, perché il Signore ci vuole tutti beati (M. Teresa di Calcutta).
Non è santo chi è impassibile, impeccabile, perfetto, straordinario – chi punta a questo sarà amaramente deluso e segnato dal fallimento -, ma chi cerca con tutto se stesso di camminare nella via tracciata da Cristo, insieme a Lui.
Possiamo dire che è santo non chi non sbaglia mai, ma chi è consapevole dei propri errori, dei propri peccati, della propria incoerenza e quindi cerca di fare nella propria esistenza un cammino di conversione.
Credo che il fondamentale cammino dei santi riconosciuti, consista in un progressivo passaggio dall’autonomia o eteronomia, alla teonomia. Sembrano parole difficile, non adatte per palati semplici, in realtà sono alla portata di tutti.
E’ autonomo colui che si governa con proprie leggi, che è indipendente. Autonomia deriva da auto - da sé e nomos – legge. Perché non va bene essere autonomi? Perché l’autonomia porta con sé i rischi dell’autarchia - è autodeterminazione, autosufficienza, auto fondazione, equivale a esser il principio di se stessi senza essere in relazione con altro o con altri – e, dell’anarchia - assenza di norme, se non di quelle che i soggetti si scelgono da sé -.
L’autonomo rischia di essere colui che è legge a se stesso, che non è condizionato se non da ciò che personalmente pensa sia giusto o sbagliato.
L’autonomo è a rischio di isolamento che conduce la persona all’individualismo e all’egocentrismo. L’autonomo è uno che rischia di diventare un’isola senza attracco, dove nessun esterno può mettere piede, Dio compreso.
E’ vero che nel linguaggio corrente il termine autonomia ha un’accezione positiva, ma bisogna stare attenti. Quando uno ha autonomia di giudizio, non si lascia condizionare dal pensiero altrui nel male, ma anche nel bene. Quando di una persona si dice che è autonoma, vuol dire che non dipende da nessuno nel male, ma anche nel bene.
Il cosiddetto “peccato originale”, non è altro che il tentativo primordiale di autonomia dell’umanità: “Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male” (Gen 3,5).
Alla autonomia si accompagna la eteronomia, ossia una legge che viene dall’esterno. In questo caso non sono più io che decido, che scelgo, dopo matura riflessione e valutazione, preghiera e ascolto della volontà di Dio, bensì è qualcun altro che sceglie per me e io mi adeguo, per eccesso di fiducia, per debolezza o paura - quante persone vivono condizionati da mode, pensiero comune, attese altrui, ideologie … -.
Non può essere santo né chi si governa da sé né chi è governato dal di fuori, perché “ciascuno è schiavo di ciò che l’ha vinto”. Avremmo bisogno di molto tempo per sviluppare e chiarire questo aspetto, ma purtroppo ora non possiamo farlo.
Se autonomia è essere legge a se stessi ed eteronomia avere un condizionamento che viene dall’esterno, la teonomia è avere in Dio la legge fondamentale, il condizionamento per la propria esistenza. I santi sono stati non solo persone buone, ma soprattutto persone libere. Hanno saputo andare oltre tutti i limiti e condizionamenti interiori ed esteriori, perché erano legati a Dio in un rapporto intenso e continuo.
E’ per questo che per imparare a essere liberi, bisogna guardare e seguire coloro che hanno saputo e sanno essere liberi. Cristo è l’uomo-Dio libero per eccellenza: “Padre se è possibile, passi da me questo calice, ma non la mia, ma la tua volontà sia fatta”. Di fronte alle tentazioni, che vogliono illudere Gesù di trovare se stesso nella potenza e nell’autonomia da Dio, Egli non si lascia ingannare.
Io credo che per essere realmente liberi, è necessario mettersi alla scuola di Cristo e di coloro che lo hanno seguito. Quando i sommi sacerdoti intimarono agli apostoli di non parlare più nel nome di Cristo, Pietro rispose loro: “Valutate voi se sia più giusto obbedire a Dio che agli uomini”.
Cristo Gesù è la via, la verità e la vita. Il cammino della libertà, prima o poi, deve fare i conti con Gesù Cristo. Possiamo ritardare o rifuggire l’incontro con Lui, ma a rischio di privarci della libertà.
E’ vero che la libertà legata a Dio è comunque dipendenza da Altro, ma con una differenza: Dio non si impone, ma si propone e lascia la possibilità di aderire alla sua volontà nel rispetto dei nostri ritmi e tempi. Inoltre quanto Dio ci propone, non ci chiede di realizzarlo da soli, ma sempre con l’aiuto della sua grazia. Dio sa di che siamo fatti e pur chiedendoci grandi cose, ci soccorre nel nostro limite.


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